lunedì 14 settembre 2020

Aos Nossos Filhos

 

Pedro Mariano e Marcelo Elias - Brescia 14 settembre 2019

 

Aos nossos filhos

(Ivan Lins e Vitor Martins)


Perdoem a cara amarrada
Perdoem a falta de abraço
Perdoem a falta de espaço
Os dias eram assim
Perdoem por tantos perigos
Perdoem a falta de abrigo
Perdoem a falta de amigos
Os dias eram assim
Perdoem a falta de folhas
Perdoem a falta de ar
Perdoem a falta de escolha
Os dias eram assim
E quando passarem a limpo
E quando cortarem os laços
E quando soltarem os cintos
Façam a festa por mim
E quando lavarem a mágoa
E quando lavarem a alma
E quando lavarem a água
Lavem os olhos por mim
Quando brotarem as flores
Quando crescerem as matas
Quando colherem os frutos
Digam o gosto pra mim
Digam o gosto pra mim
 
Ai nostri figli
 
Perdonate il mal umore
Perdonate la mancanza di abbraccio
Perdonate la mancanza di spazio
I giorni erano così
Perdonate per tanti pericoli
Perdonate la mancanza di riparo
Perdonate la mancanza di amici
I giorni erano così
Perdonate la mancanza di foglie
Perdonate la mancanza di aria
Perdonate la mancanza di scelta
I giorni erano così
E quando passeranno in rassegna
E quando spezzeranno i vincoli
E quando allenteranno le cinghie
Festeggiate per me
E quando laveranno il dolore
E quando laveranno l'anima
E quando laveranno l'acqua
Lavate gli occhi per me
Quando sbocceranno i fiori
Quando cresceranno le foreste
Quando raccoglieranno i frutti
Ditemi che sapore ha
Ditemi che sapore ha
  

        Parlare di questa canzone desta in me una somma di sentimenti. Perché si tratta di una delle canzoni che più amo dalla voce di mia madre, per la storia della canzone stessa e per via della sua struttura come costruzione musicale.

        Composta da Ivan Lins e Vítor Martins, una delle coppie maggiormente influenti della storia della Musica Popolare Brasliana, “Aos Nossos Filhos” è la narrazione dei tormenti patiti durante la dittatura militare in Brasile da una persona che si rivolge alla generazione successiva e racconta di come quei giorni fossero pesanti.

        Questa canzone mi ha sempre emozionato, anche quando fu lanciata ed ero molto piccolo. Non avevo ancora la maturità per comprenderne il messaggio, né afferrare le finezze contenute nel testo, ma l’interpretazione di Elís, colma di una dedizione assoluta, riusciva a trasmettermi l’importanza di qualcosa di molto serio che doveva essere detto. Ricordo che ogni volta che Elís la cantava non riusciva a trattenere le lacrime, e che lo stesso accadde a me le prime volte che interpretai questa canzone. Ma io avevo ragioni diverse. Mia madre ci ha lasciati nel 1982, durante il periodo di transizione dalla dittatura alla nuova democrazia, per questo non ebbe l’opportunità di vedere come sarebbero stati i giorni seguenti al periodo al quale la canzone fa riferimento. Spesso mi sono visto come il figlio destinatario di quel messaggio, ed era molto intenso dover interpretare quel ruolo, data la verità in esso contenuta.

        Musicalmente parlando, considero questo brano una composizione di grande qualità. Suona estremamente semplice all’orecchio, ma è molto ben scritta e costruita. A tutto ciò si aggiunga l’arrangiamento di Cesar Camargo Mariano, mio padre, che capta tutta la densità del momento e permea l’intera canzone di contrappunti melodici che fanno venire la pelle d’oca, e sono tanto indispensabili quanto la canzone stessa. Furono composti l’uno per l’altro. Il mio rispetto per quest’opera è tale che mai sono riuscito ad esibirmi senza chiedere ai musicisti di citare tali contrappunti, che si trattasse di una big band o di piano e voce, perché li ritengo parte integrante della composizione.

        Ho cantato questa canzone per la prima volta nel 1995 in occasione di un omaggio a Elís per il suo cinquantenario. E’ stato molto difficile. Da allora mi discosto dall’emozione di figlio ma, performance dopo performance, costruisco l’emozione dell’interprete con i miei mattoni. Non arrivo a dire che sia più facile, tuttavia i sentimenti sono mutati e il figlio ha ceduto il posto all’adulto che, al cantare e pronunciare tali parole, al trattare lo stesso argomento, a distanza di tanti anni percepisce altre “tristezze”. Purtroppo esistono ancora oggi persone convinte che quei giorni non fossero così, questo fatto soltanto ha il potere di riportarmi indietro nel tempo.

        Per fortuna che la musica è eterna.

        
        Testo di Pedro Mariano
        Traduzione di Sabina Samba
 


domenica 13 settembre 2020

João e Maria

BrèSamba - João e Maria


João e Maria
(Chico Buarque de Hollanda e Sivuca)
 
Agora eu era o herói
E o meu cavalo só falava inglês
A noiva do cowboy
Era você, além das outras três
Eu enfrentava os batalhões
Os alemães e seus canhões
Guardava o meu bodoque
E ensaiava um rock
Para as matinês
 
Agora eu era o rei
Era o bedel e era também juiz
E pela minha lei
A gente era obrigada a ser feliz
E você era a princesa
Que eu fiz coroar
E era tão linda de se admirar
Que andava nua pelo meu país
 
Não não fuja não
Finja que agora eu era o seu brinquedo
Eu era o seu pião
O seu bicho preferido
Sim me dê a mão
A gente agora já não tinha medo
No tempo da maldade
Acho que a gente nem tinha nascido
 
Agora era fatal
Que o faz-de-conta terminasse assim
Pra lá deste quintal
Era uma noite que não tem mais fim
Pois você sumiu no mundo
Sem me avisar
E agora eu era um louco a perguntar
O que é que a vida vai fazer de mim
 
 
João e Maria
 
Ora io ero l'eroe
E il mio cavallo parlava solo inglese
La sposa del cowboy
Eri tu, oltre le altre tre
io affrontavo i battaglioni
I tedeschi e i loro cannoni
Mettevo da parte la mia fionda
E mi allenavo con il rock per le matines
 
Ora io ero il re
Ero il bidello ed ero anche il giudice
E secondo la mia legge
Noi eravamo obbligati ad essere felici
E tu eri la principessa
Che ho fatto incoronare
Ed eri così bella da ammirare
Che camminavi nuda per il mio paese
 
No, non scappare
Fai finta che io ero il tuo giocattolo
Ero la tua trottola
Il tuo animale preferito
Sì, dammi la mano
Noi adesso non avevamo più paura
Nel tempo della cattiveria
Penso che non eravamo neanche nati
 
Ora era inevitabile
Che il fantasticare è finito così
Oltre questo cortile
Era una notte che non ha più fine
Perché tu sei scomparsa nel mondo
Senza avvisarmi
Adesso impazzisco chiedendomi
Cosa farà la vita di me?
 
 
    Figlio del grande storico e critico letterario Sérgio Buarque de Holanda, Chico Buarque ha sempre avuto le lettere e la letteratura come compagnia. A 22 anni ha registrato il suo primo album e in esso è inserito il suo primo successo "A banda", musica con la quale ha vinto il Festival MPB nel 1966.
    Dopo il suo ritorno dall'Italia, dove si rifugiò, da esiliato, durante la dittatura militare in Brasile, incontrò molte difficoltà a registrare nuove canzoni: se queste riportavano il nome “Chico” come compositore, venivano censurate. Si dedicò, quindi, alla composizione di colonne sonore per film e musical. Entrò, inoltre,  nel mondo dei bambini traducendo in portoghese lo spettacolo "I Musicanti" dell'italiano Sergio Bardotti e dell'argentino Luis Enriquez Bacalov, che diventò uno dei più grandi successi del teatro brasiliano per bambini con il titolo di “Os saltimbancos”.
    Fu in quel momento che, circondato dal mondo dell’infanzia, il musicista brasiliano Sivuca gli presentò una sua melodia che aveva composto nel 1947. Chico, si rese conto che all'epoca della composizione del brano, lui aveva 3 anni.
La somma di tutte queste coincidenze: la data della canzone composta quando lui era solo un bambino, e il suo attuale coinvolgimento nello spettacolo per bambini, ed inoltre, il fatto che sua figlia Silvia, (nata a Roma durante l'esilio del padre) in quel momento avesse sette anni, tutte queste ragioni insieme, erano sufficienti per dare vita ad un classico della musica brasiliana.
    Nasce così “João e Maria”, una canzone in cui i bambini parlano mentre fantasticano nel mondo dell’immaginazione, dove anche il verbo coniugato in modo errato diventa poetico nelle mani di Chico: in fondo per i bambini,  "agora eu era" (adesso ero), è la frase con cui chi parla per primo diventa ciò che vuole essere.
    Inizialmente registrata da Nara Leão nel 1977 sul disco “Os meus amigos são um barato”, con la partecipazione di Chico e Sivuca, la canzone ebbe molto successo, essendo anche colonna sonora di una fiction.
Qualcuno in questo brano, legge una velata critica al momento politico vissuto dal Brasile di quell’epoca, ma Chico Buarque non vive solo di politica, dopotutto, nella sua musica era una volta una donna, una volta un uomo e perché no, ora anche un bambino. Dove alcuni vedono una critica, io vedo una bellissima canzone di Chico, e Chico se ne intende veramente.
 
    Testo di Cristhiano Lelé (Canal Chiado)
    Traduzione di Barbarella Happi e Josi Solla (Sem Confini)
 

domenica 30 agosto 2020

Maria Maria

 

BrèSamba - Maria Maria

Maria Maria

(Milton Nascimento e Fernado Brandt)


Maria, Maria

É um dom, uma certa magia

Uma força que nos alerta

Uma mulher que merece viver e amar

Como outra qualquer do planeta

 

Maria, Maria

É o som, é a cor, é o suor

É a dose mais forte e lenta

De uma gente que ri quando deve chorar

E não vive, apenas aguenta

 

Mas é preciso ter força

É preciso ter raça

É preciso ter gana sempre

Quem traz no corpo a marca

Maria, Maria

Mistura a dor e a alegria

 

Mas é preciso ter manha

É preciso ter graça

É preciso ter sonho sempre

Quem traz na pele essa marca

Possui a estranha mania

De ter fé na vida

 


Maria Maria


Maria Maria

È un dono, una certa magia

Una forza che ci richiama

Una donna che merita di vivere e amare

Come qualsiasi altra donna del pianeta

 

Maria Maria

È il suono, il colore, il sudore

È la dose più forte e lenta

Di chi ride quando deve piangere

E non vive, resiste appena

 

Ma bisogna esser forti

Bisogna aver ardore

Bisogna aver grinta, sempre

Chi porta sul corpo questo segno

Maria Maria,

Mesce il dolore e la gioia

 

Ma bisogna avere astuzia

Bisogna aver grazia

Bisogna sognare, sempre

Chi porta sulla pelle questo segno

Possiede la strana mania

Di aver fede nella vita





Minas Gerais è uno stato brasiliano. La sua geografia, densa di alture collinari e montuose, svela città nelle quali l’arte barocca conserva tracce significative. Minas è il più grande produttore di caffè in Brasile. L'odore della bevanda riflette la poesia della sua gente. Minas è sempre arte. Da Minas proviene la poesia di Carlos Drummond de Andrade, certamente il più grande poeta brasiliano. Da Minas proviene la prosa di João Guimarães Rosa, il più grande romanziere latinoamericano. Da Minas giunge la musica del Clube da Esquina (letteralmente “Circolo dell’Angolo”), un punto della città di Belo Horizonte, capitale mineira (di Minas Gerais), nel quale giovani talenti si riunivano per comporre musica che somma la poesia all’incanto e che, come l'odore del caffè, porta all’esaltazione.

Milton Nascimento e Fernando Brandt sono frutto del Clube da Esquina. Fu in questo spazio che nacque Maria, Maria. La canzone trae ispirazione dalla vita reale e racconta la storia di Maria che, madre di tre figli, vive accanto ai binari della ferrovia in una baracca che emana povertà e miseria da ogni angolo. Nonostante le avversità, Maria non si abbatte e lotta con tutte le sue forze per dare ai suoi figli la possibilità di studiare e avere successo nella vita. Maria non da tregua allo sconforto.

Questo brano rappresenta molto più di una semplice storia. È il disegno logico di tutte le marie del mondo. Le donne forti, guerriere e in quanto tali eterne, ciascuna nella propria missione. Maria, Maria è un dono, recita uno dei suoi versi. Il dono di chi resta imperturbabile di fronte alle pietre, agli abissi e ai serpenti mortali. Maria, Maria è la dose più forte e lenta, di chi ride quando deve piangere e non vive, resiste appena. Dove ci sarà la madre, Maria, e la sua lotta quotidiana per mantenere vive la speranza e la vittoria, ci sarà Maria, Maria, benedetta sei tu fra le donne.

 

Testo di Sérgio Degrande Júnior

Traduzione di Sabina Samba e Josi Solla (Sem Confini)

 

sabato 29 agosto 2020

Mancada

 

BrèSamba - Mancada

Mancada

(Gilberto Gil)

 

O dinheiro que eu lhe dei
Pro tamborim
Não vá gastar depois jogar a culpa em mim
O dinheiro que eu lhe dei
Não é meu não
É da escola por favor não mete a mão

Você lembra muito bem
No outro carnaval
Você chorou porque não pode desfilar
A fantasia que eu mandei você comprar
Não ficou pronta porque o dinheiro
Que eu lhe dei pra costurar
Você, hum, hum
Eu nem vou dizer
Pra não lhe envergonhar

 

Mancada

 

I soldi che ti ho dato

per il tamburello

non spenderli e poi non dare la colpa a me

I soldi che ti ho dato

non sono miei

sono della scuola, per favore non mettere mano (non prenderli per te)

 

Ti ricordi molto bene

All’altro carnevale

Tu hai pianto perché non ha potuto sfilare

La “fantasia” che ti ho mandato a comprare

Non era pronta perché i soldi

Che io ti avevo dato per cucirla

Tu... um, um

Non lo dirò nemmeno

Per non metterti in imbarazzo

 

“Fantasia” è l’abito indossato dai ballerini durane il carnevale. (ndr)

 

 

Gilberto Gil è Bahiano nato a Salvador nel 1942; suo padre era un medico e la madre una maestra della scuola primaria.

Gil ha sempre detto: “Bahia é stata la regione dei neri dottori”, perché in questa regione, dopo la fine della schiavitù nel secolo XIX, i neri hanno avuto più opportunità di svilupparsi economicamente. Per questo, ha conseguito un ottimo percorso di istruzione, studiando giurisprudenza presso l’Università Federale di Salvador.

All’età di 10 anni, la mamma gli regalò una fisarmonica e, grazie ad essa, comprese di avere passione per la musica, perciò iniziò a studiare nella scuola di musica di Salvador.

Con la fisarmonica, suonava le canzoni di Luiz Gonzada, il re del baião, la sua prima grande ispirazione.

In università, conobbe la musica di Dorival Caymmi, i testi del quale, delicati e poetici, diventarono fonte di grande ispirazione per le sue composizioni future.  Sempre in università Gil conobbe Caetano Veloso che diventò subito un suo grande amico e partner in numerosi brani, e lo è tutt’ora.

Alla fine degli anni ‘60, insieme a Caetano Veloso, Tom Zé, Rogerio Drupat, Mutantes, Gal Costa, Maria Bethania e Torquato Neto, Gilberto Gil ha fondato il movimento “Tropicalismo”, che mescola le musiche di radici brasiliane con la musica straniera dei Beatles, per esempio,  e dei gruppi  rock del Summer 68.

La sua produttività musicale è stata attiva fino ad oggi, essendo egli un compositore da centinaia di pezzi che sono conosciuti in tutto il Brasile, ma anche all’estero. L’originalità è sempre stata presente nelle sue opere. La poesia concreta è esplicita nei suoi testi. L’armonia complessa dei suoi pezzi è letteralmente surreale e unica. Ci sono accordi che Gil ha composto, che si possono trovare solo nelle sue musiche. Il brano “Mancada” ne è un bellissimo esempio.

Gilberto Gil si impegna anche nella politica. Nel 1987 è stato assessore della Cultura della città di Salvador, a Bahia. Sostenitore del Partito Verde, Gil é stato Ministro della Cultura del Brasile dal 2003 al 2008. Come ministro della cultura ha organizzato un concerto storico nella UN General Assembly, in onore delle vittime dell’attentato alla sede della UN di Bagdad. Quel giorno, era il 2003, ha concluso il concerto con il brano “Toda memina baiana” con il segretario generale Kofi Annan che ha suonato le percussioni. 

Il brano “Mancada” è presente, per la prima volta, nell’album “Louvação” di Gilberto Gil del 1967.Nel 1979 è presente nella scaletta di Elis Regina durante le sue rappresentazioni nel Festival di Montreux, in Svizzera. Il brano è stato registrata dal vivo al Montreux Jazz Festival, ed ora si trova nell’album di Elis Regina. Nel 2007 Beth Carvalho registra “Mancada” nel suo album live “Beth Carvalho canta o samba da Bahia”.

Il testo è una bella cronaca sulle abitudini dei poveri sambisti che risparmiano i soldi per tutto l’anno per comprare la “fantasia” e gli strumenti musicali necessari per la sfilata del carnevale. Lui ha dato a lei i soldi per comprare il tamburello, però è preoccupato e attento: i soldi non sono suoi, ma della scuola di samba. Egli ricorda molto bene che l’anno precedente lei non era riuscita a sfilare poiché i soldi che lui la aveva dato per comprare la “fantasia”... sapete cosa ne ha fatto?

Questo blog non lo racconterà per non mettere in imbarazzo la sambista.

 

Testo scritto da Marcelo Solla e Barbarella Happi

 

giovedì 13 agosto 2020

Sampa

 

Sampa - Sara Trementini e Marcelo Solla


Sampa

(Caetano Veloso)

 

Alguma coisa acontece no meu coração
Que só quando cruzo a Ipiranga e a Avenida São João
É que quando eu cheguei por aqui eu nada entendi
Da dura poesia concreta de tuas esquinas
Da deselegância discreta de tuas meninas
Ainda não havia para mim Rita Lee, a tua mais completa tradução
Alguma coisa acontece no meu coração
Que só quando cruzo a Ipiranga e a Avenida São João 


Quando eu te encarei frente a frente não vi o meu rosto
Chamei de mau gosto o que vi de mau gosto, mau gosto
É que Narciso acha feio o que não é espelho
E à mente apavora o que ainda não é mesmo velho
Nada do que não era antes quando não somos mutantes
E foste um difícil começo afasto o que não conheço 

e quem vem de outro sonho feliz de cidade
Aprende de pressa a chamar-te de realidade
Porque és o avesso do avesso, do avesso, do avesso 


Do povo oprimido nas filas nas vilas, favelas
Da força da grana que ergue e destrói coisas belas
Da feia fumaça que sobe apagando as estrelas
Eu vejo surgir teus poetas de campos e espaços
Tuas oficinas de florestas teus deuses da chuva
Panaméricas de Áfricas utópicas túmulo do samba
Mais possível novo quilombo de Zumbi
E os novos baianos passeiam na tua garoa
E novos baianos te podem curtir numa boa

 


Sampa

 

Qualcosa accade nel mio cuore

Che solo quando attraverso il viale Ipiranga e il viale São João ...

È che quando sono arrivato qui non ho capito niente

Della dura poesia concreta dei tuoi angoli

Della discreta ineleganza delle tue ragazze

Non esisteva ancora per me Rita Lee, la tua più completa traduzione

Qualcosa accade nel mio cuore

Che solo quando attraverso il viale Ipiranga e il viale São João

 

Quando ti ho affrontato faccia a faccia non ho visto il mio volto

Ho chiamato di cattivo gusto ciò che ho visto di cattivo gusto, cattivo gusto

È che Narciso crede brutto ciò che non è specchio

La mente è spaventata da ciò non è ancora propriamente vecchio.

 Niente di ciò che non era prima che fossimo mutanti

E fosti un difficile inizio, respingo ciò che non conosco

e chi viene da un altro sogno felice di città 

Impara in fretta a definirti realtà

Perché sei il rovescio del rovescio, del rovescio, del rovescio

 

Dalla gente oppressa nelle file, nelle case operaie, nelle favelas

Dalla forza del denaro che erge e distrugge cose belle

Dal fumo torbido che sale spegnendo le stelle

Vedo emergere i tuoi poeti di campi e spazi

Le tue officine di foreste i tuoi dei della pioggia

Panaméricas de Áfricas utópicas túmulo do samba

Mais possível novo quilombo de Zumbi *

E i nuovi bahiani passeggiano sotto la tua pioggerella

E nuovi bahiani possono godere di te

 

* ci asteniamo dal tradurre questo verso per rispetto della poesia e della bellezza della lingua portoghese. I “Quilombo” erano piccoli villaggi, rifugio di schiavi fuggiti nella foresta; il più noto è il quilombo capitanato da Zumbí, ex schiavo nero (ndr). 

 

 

 

Era il gennaio del 1978. L’ emittente televisiva Bandeirantes, situata in San Paolo, stava registrando un programma dedicato al cantautore Caetano Veloso. Con l’occasione venne chiesto a Veloso di commentare il 424° anniversario della fondazione della città, che ricorreva il 25 gennaio dello stesso anno. Baiano di nascita, Caetano viveva a Rio de Janeiro ma negli anni ’60 aveva abitato a San Paolo. 

Caetano si mise subito a lavorare alla redazione di una dichiarazione che finì per prendere la forma di una canzone. Le immagini e i riferimenti presenti in Sampa sono molteplici e variopinte come la città alla quale si rende omaggio.

Il titolo è un’abbreviazione del nome della città in Sampache è molto simile alla parola “samba”. In risposta alla pessima accoglienza che Vinicius de Moraes ricevette dal pubblico di un club di San Paolo durante un suo concerto di bossa nova, il poeta definì la città come túmulo do samba, “tomba del samba”. L’espressione non rende giustizia ai numerosi sambisti di rilievo provenienti da San Paolo, come Adoniran Barbosa, cultore del più tipico samba paulistano, o il suo fervido seguace, lo scienziato Paulo Vanzolini autore del tragico samba-canção Ronda. Il finale della melodia di questo brano (“cena di sangue in un bar di Avenida São João”) è riprodotto fedelmente dalla chitarra nell’introduzione di Sampa.

Caetano aveva abitato all’incrocio tra la Avenida São Luiz e la Avenida Ipiranga. Nella prima strofa (“alguma coisa acontece no meu coração que só quando cruza a Ipiranga e a Avenida São João”) “Qualcosa accade nel mio cuore / Che solo quando attraverso il viale Ipiranga e il viale São João …” Veloso menziona la Avenida São João da Ronda di Vanzolini e la Avenida Ipiranga, così da creare un legame tra la città a lui straniera e la propria relazione poetica con lo spazio vissuto. Da questo nodo si dipana una sequenza di riferimenti e immagini poetiche.

Il giovane Veloso rivela il suo iniziale straniamento (”foste um difícil começo”). Bahia e Rio de Janeiro con le loro bellezze naturali ed esuberanti sono i suoi punti di riferimento, città completamente diverse da San Paolo (“é que narciso acha feio o que não é espelho”). Il testo non manca di evidenziare le profonde diseguaglianze sociali (“povo oprimido nas filas, nas vilas, favelas”), l’inquinamento(“da feia fumaça que sobe apagando as estrelas”), la speculazione edilizia (“da força da grana que ergue e destrói coisas belas”), problematiche caratterizzanti la metropoli paulista, eppure proprio a San Paolo Caetano Veloso si diresse negli effervescenti anni ’60 per dare il suo contributo alla storia della musica brasiliana e delle arti di quel periodo.

Nel 1967 Caetano è tra i protagonisti del Tropicalismo, movimento convogliante tendenze e influenze nazionali e internazionali – per lo più in ambito musicale, ma in generale in campo artistico – in un calderone di cultura, influenzato soprattutto dal poeta paulistano Oswald de Andrade e dalla sua Antropofagia Cultural. Oltre al Modernismo brasiliano, a San Paolo Caetano conobbe e riconobbe in Sampa vari nomi di una Letteratura pulsante. La “poesia concreta” dei fratelli Haroldo e Augusto Campos, che insieme a Décio Pignatari costituivano il trio del concretismo (“teus poetas de campos e espaços”); il poeta José Agripino de Paula, autore del libro PanAmérica (“panaméricas de áfricas utópicas”); Jorge Mautner, autore del libro Deus da chuva e da morte (“teus deuses da chuva”).

Sampa menziona inoltre giovani che sorsero contemporaneamente a Caetano, come il gruppo paulistano Os Mutantes (“nada do que não era antes quando não somos mutantes”). La più completa traduzione della città è la cantate Rita Lee, astro dei Mutantes, che ebbe poi una carriera di successo da solista. Nel finale la canzone saluta un altro gruppo di giovani amatissimi negli anni ’70, Os Novos Baianos, che poterono percorrere il cammino già aperto da Caetano (“e os novos baianos passeiam na tua garoa e novos baianos te podem curtir numa boa”).

 

 

Testo di Wellington Wella

Traduzione di Sabina Samba

mercoledì 17 giugno 2020

Tiro ao Alvaro

BrèSamba canta Elis - BrèSamba e Eleonora Olivares

Tiro ao Álvaro
(Adoniran Barbosa)

De tanto leva frechada do teu olhar
Meu peito até parece sabe o quê?
Táubua de tiro ao Álvaro
Não tem mais onde furar

Teu olhar mata mais do que bala de carabina
Que veneno estriquinina
Que peixeira de baiano
Teu olhar mata mais que atropelamento de automóver
Mata mais que bala de revórver


Tiro ao Álvaro

Dal tanto prendere frecciate dal tuo sguardo
Il mio petto addirittura sembra sai che cosa?
Tavola di tiro al bersaglio
Non c’è più dove forare

Il tuo sguardo ammazza più di un proiettile di carabina
di veleno stricnina
di un coltello di baiano
il tuo sguardo ammazza più di un investimento di automobile
uccide più di un proiettile di rivoltella


    Anche in questa canzone scorgiamo l’umorismo tipico delle composizioni di Barbosa, che gioca con la quotidianità della gente semplice di São Paulo, per lo più modesti immigrati venuti dall’Italia e dal Nordest brasiliano, di solito operai impiegati nell’edilizia civile o in fabbrica. Come altri brani di Adoniran “Tiro ao Álvaro” non è soltanto un testo semplice e divertente, ma anche una simpaticissima lezione di sociolinguistica! Ben lontano dal portoghese standard, il linguaggio è marcatamente colloquiale e contiene numerose storpiature tipiche della lingua parlata dalle classi meno abbienti, così da riflettere il divario economico, culturale e sociale, particolarmente rilevante in São Paulo, che differenzia gli strati della popolazione. Nella canzone sentiamo frechada, ubua, automóver e revórver, le cui forme corrette, presenti nei dizionari di lingua portoghese sono flechada, tábua, automóvel e revólver. Già il titolo svela l’identità schiettamente “popolare” del brano: “Tiro ao alvo”, l’espressione che indica il tiro al bersaglio, diventa “Tiro ao Álvaro”, dove alvo (bersaglio) è sostituito da Álvaro, nome proprio maschile molto comune in Brasile.

    Un meme molto celebre in rete negli ultimi anni è la frase “O Brasileiro deve ser estudado pela NASA” (Il brasiliano – persona – deve essere studiato dalla NASA). Questo nasce dalla immensa capacità dei brasiliani di inventare cose inutili, ma geniali; è genialmente inutile e allo stesso tempo inutilmente geniale. Un divertentissimo esempio di questa virtù tutta brasiliana è un grafico che mostra l’indice di mortalità nel quartiere del Bixiga (pronuncia “bisciga”).




    Il grafico veramente comprova che il “tuo sguardo” è la causa principale di mortalità nel quartiere.
Il Bixiga è il cuore italiano nella città di São Paulo, il quartiere in cui gli immigrati italiani si stabilirono più di cento anni fa. Il Bixiga è anche il quartiere della più tradizionale “Escola de Samba” di São Paulo, la Vai Vai, ed è il quartiere dove Adoniran Barbosa viveva e dove, nel suo solito bar, incontrava gli amici per bere, chiacchierare, cantare e comporre. Una delle immagini più belle impresse nella storia del Samba Paulista è la passeggiata per il Bixiga di Adoniran Barbosa a braccetto con Elis Regina. Il loro giro termina davanti al Teatro Zaccaro, con Elis che invano tenta di convincere il tradizionalista amico delle moderne virtù della sua amica Rita Lee, che in quel teatro si sarebbe esibita.

BrèSamba - Eleonora Olivares e Sabina Samba 


Testo scritto da Marcelo Solla e Sabina Samba

domenica 22 marzo 2020

Agua de Beber



BrèSamba - Sara Trementini e Marcelo Solla

Água de Beber
(Musica: Tom Jobim - Testo: Vinícius de Moraes)
 
Eu quis amar, mas tive medo
E quis salvar meu coração
Mas o amor sabe um segredo
O medo pode matar o seu coração
Água de beber
Água de beber camará
Água de beber
Água de beber camará

Eu nunca fiz coisa tão certa
Entrei pra escola do perdão
A minha casa vive aberta
Abri todas as portas do coração
Água de beber…

Eu sempre tive uma certeza
Que só me deu desilusão
É que o amor é uma tristeza
Muita mágoa demais para um coração
Água de beber…
 

Acqua da bere

(Alessandro Calabrese)

 

Io voglio amare ma ho paura 

che si ferisca il cuore mio,

ma c'è un segreto nell'amore:

La paura può uccidere un cuore per sempre

Agua de beber,

Agua de beber, camará

 

Ho fatto una cosa giusta 

la scuola del perdono che 

la mia casa tiene aperta 

e apre tutte le porte del cuore

 

Pensavo che tutto l'amore 

fosse tristezza e falsità 

Ma proprio questa mia opinione

Ha fatto diventare falsa anche la verità. 


Vinicius de Maoraes



“Poeta, poetinha vagabundo

Quem me dera todo o mundo fosse assim feito você”

 

La citazione è della canzone “Samba pra Vinicius” dove Toquinho mostra tutta la sua ammirazione per il suo amico, partner e idolo Vinicius de Moraes. Il sentimento che Toquinho prova per lui, è lo stesso che sente  tutto il popolo brasiliano per il grande Vinicius. 

La sensibilità, la delicatezza e la carezza che Vinicius riesce a trasferire nelle parole e nella poesia, fanno di lui il poeta più popolare e amato del Brasile. Secondo l'accademia e i letterati non è il più forte e grande, ma è sicuramente quello che sta nei cuori dei brasiliani e il più nominato quando si parla di amore.

Il poeta Vinicius de Moraes aveva due stili diversi: nella poesia letteraria (scritta) e nella poesia nei testi delle canzone (cantata). Profondo studioso dei classici, Vinicius studiò lingua e letteratura inglese all'Università di Oxford. La sua poesia letteraria ha una struttura tradizionale, come sonetti e poesie in metrica. Alcuni dei suoi sonetti: “Soneto de Separaçao”, “Soneto de Fidelidade” e “Soneto do Amor Total” sono i poemi più conosciuti e amati della letteratura brasiliana.  Nei testi delle sue canzoni, la sua poetica è più moderna e libera, usa un linguaggio più popolare e semplice;sempre suo il  componimento più famoso al mondo della musica brasiliana:“Garota de Ipanema”. Ma ancora, suoi pezzi sono: “Eu sei que vou te amar”, “Chega de Saudade”, “Tarde em Itapuã” e “Aquarela”.  Di solito il suo modo preferito di comporre era per un duo, avendo como partner i maggiori musicisti brasiliani, tra cui Tom Jobim, Baden Powell, Carlos Lira, Chico Buarque e Toquinho. Egli compose anche parti in prosa, articoli giornalistici, per la drammaturgia e come critico letterario.

Vinicius de Moraes era laurato in giurisprudenza all'Università Federal do Rio de Janeiro, al tempo chiamata "Scuola del Catete", e diventò un diplomatico brasiliano, lavorando nelle ambasciate di Los Angeles, Roma, Parigi e in Uruguay. Alla fine degli anni sessanta, e nei primi anni settanta, Vinicius veniva frequentemente in Italia. Con il suo amico Toquinho fece diverse apparizioni televisive. Nel 1969 registrò il suo primo album in Italiano “La vita, amico, è l'arte dell’incontro”, affiancato da Sergio Endrigo. Nell'album sono presenti alcuni dei suoi poemi tradotti e recitati da Giuseppe Ungaretti. I due poeti si conobbero nel 1937 in Brasile, quando Ungaretti si trasferì a San Paolo per insegnare Lingua e letteratura italiana presso l'Università di San Paolo. Qui Ungaretti conobbe le poesie di Vinicius che iniziò a tradurre in italiano.

La leggenda narra che “Água de Beber” sia la prima musica composta nella città di Brasília. Nel 1959, prima ancora dell'inaugurazione della futura capitale del Brasile, il presidente Juselino Kubitschek invitò Tom Jobim e Vinicius a conoscere la futura capitale e chiese loro di comporre una sinfonia che doveva essere suonata durante la festa per la nuova città scelta come capitale. Tom e Vinicius passeggiavano vicino al Catetinho (casa di legno che viene utilizzata come sede provvisoria prima dell'inaugurazione) quando sentirono un rumore di acqua che cadeva da una fontana che si trovava lì vicino. Chiesero agli uomini della sicurezza che li scortavano cosa fosse, e la risposta fu: “Água de beber camará”. Questa fu l'ispirazione per la canzone.

Testo scritto da Marcelo Solla e Barbarella Happy