lunedì 10 aprile 2023

Se ela quisesse


 BréSamba


Se ela quisesse

(Vinícius de Moraes e Toquinho)

 

Se ela tivesse

A coragem de morrer de amor

Se não soubesse

Que a paixão traz sempre muita dor

 

Se ela me desse

Toda devoção da vida

Num só instante

Sem momento de partida

 

Pudesse ela me dizer

O que eu preciso ouvir

Que o tempo insiste

Porque existe um tempo que há de vir

 

Se ela quisesse, se tivesse essa certeza

De repente, que beleza

Ter a vida assim ao seu dispor

 

Ela veria, saberia que doçura

Que delícia, que loucura

Como é lindo se morrer de amor

 

La voglia e la pazzia

 

A questo punto

Stiamo tanto bene io e te

Che non ha senso

Tirar fuori i come ed i perché.

 

Cerchiamo insieme

Tutto il bello della vita

In un momento

Che non scappi tra le dita.

 

E dimmi ancora

Tutto quello che mi aspetto già

Che il tempo insiste

Perché esiste il tempo che verrà.

 

A questo punto buonanotte all'incertezza

Ai problemi all'amarezza

Sento il carnevale entrare in me.

 

E sento crescere la voglia, la pazzia

L'incoscienza e l'allegria

Di morir d'amore insieme a te

 

Vinícius de Moraes scrisse nel 1954 la sua opera Orfeu da Conceição, basata sul dramma di Orfeo ed Euridice della mitologia greca. Due anni dopo, nel 1956, Tom Jobim, con l’aiuto del chitarrista Luiz Bonfá compose le musiche. L’opera debuttò il 25 settembre al Teatro Municipal do Rio de Janeiro, con scenografie di Oscar Niemeyer.  In quel momento ha inizio la carriera musicale di Vinícius de Moraes e una delle “parcerias” (1) che diventerà famosa in tutto il mondo e sarà la più fertile della Bossa Nova.

Nel 1966, Vinícius lascia da parte per un po’ la Bossa Nova e con un nuovo “parceiro”, Baden Powell (2), scrive gli Afro-Sambas, mescolando il Samba con i ritmi del Candomblé. Anche la “parceria” di Vinícius con Baden Powell fu molto produttiva.

Vinícius, la cui origine artistica sta nella poesia, ha sempre preferito comporre con un “parceiro” a cui affidare la musica, mentre lui era più esperto nel testo. La divisione della composizione con un amico è una cosa molto comune nella musica brasiliana. Condividere la creazione e anche il successo, quando arriva, è una gioia e un elemento che consolida l’amicizia. Tra gli innumerevoli “parceiros” di Vinícius de Moraes troviamo Chico Buarque, Carlos Lyra, João Gilberto, Dorival Caymmi, Francis Hime e, in Italia, Sergio Endrigo, Sergio Bardotti, Ruggero Jacobbi e il poeta Giuseppe Ungaretti, che conobbe Vinícius de Moraes nel '37, durante il suo soggiorno in Brasile per insegnare lingua e letteratura italiana all’Università di São Paulo. Forse da questa condivisione nel fare arte, musica e produrre cultura venne la sua famosa frase: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro.”

Sempre nel 1966, all’età di 56 anni, Vinícius conobbe un ragazzo di 20 anni di nome Antonio Pecci Filho, che suonava la chitarra con un ritmo e una sensibilità gigantesca per la sua età. Questo ragazzo, conosciuto più per il suo soprannome, Toquinho, diventerà la “parceria” più duratura della carriera musicale di Vinícius. Toquinho gli sarà “parceiro” fino alla morte, avvenuta il 9 luglio 1980. Questa “parceria”, in cui la differenza di 36 anni non fu mai un problema, era chiamata “O poeta e o violão” (3) e solo negli anni ‘70 sfornò circa venti album. Uno di questi, dal semplice titolo “Vinícius / Toquinho”, del 1975, conteneva la canzone “Se ela quisesse”, brano che non ebbe grande successo in Brasile. In questo album, la canzone che veniva trasmessa di più in radio e che è rimasta nella memoria dei brasiliani era “Onde anda voce”. “Se ela quisesse”, come diremo più avanti, diverrà conosciuta nella sua versione in italiano “La voglia e la pazzia”. Si tratta probabilmente dell’unico brano di cui la versione italiana è molto più conosciuta di quella brasiliana.



         Vinícius e Toquinho chiamavano sempre una cantante per i concerti dal vivo, così la forma “O poeta e o violão” si trasformò in “O poeta, a moça e o violão” (4). Alcune di queste registrazioni dal vivo divennero poi album classici della musica popolare brasiliana: “Vinícius de Moraes en "La Fusa" con Maria Creuza y Toquinho” (Buenos Aires - 1970), “Vinícius + Bethania + Toquinho en La Fusa” (Mar Del Plata – 1971), “Poeta, Moça e Violão” - Vinícius, Clara Nunes, Toquinho (1971), “Tom, Vinícius, Toquinho, Miúcha” (1977). Ancora oggi nei concerti di Toquinho c’è una “moça” che interpreta le sue canzoni famose.


A causa delle tempeste politiche del Brasile della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, Vinícius de Moraes e Toquinho frequentarono molto l’Italia, dove furono protagonisti di diverse apparizioni televisive e incisero tre album: “La vita, amico, è l'arte dell'incontro” (1969 – con Sergio Endrigo), “Per vivere un grande amore” (1974) e “La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria” (1976). In questo ultimo, il più conosciuto, la “moça” invitata a cantare con loro era Ornella Vanoni. Oltre alle composizioni di Vinícius e Toquinho sono presenti brani di Tom Jobim e Chico Buarque de Hollanda. Divenne presto un classico raggiungendo il sesto posto nella classifica dei dischi più venduti. Il disco fu inciso in presa diretta. I cori e le parti orchestrali, con gli arrangiamenti di Gianfranco Lombardi, vennero sovrapposti in un secondo momento. Si presenta come un'opera segnata da un filo conduttore unico, un album dove spesso non vi è pausa né termine tra un pezzo e l'altro, ma sembrano quasi la continuazione l’uno dell’altro.

 

(1) la parola “parceria” potrebbe essere tradotta come associazione o collaborazione, mentre “parceiro” come compagno, collaboratore o collega di composizione; il termine portoghese porta con sé una semantica affettuosa e di complicità tipica di compositori e artisti brasiliani, per questo manteniamo la forma originaria.

(2) Non si tratta di R. Baden-Powell, militare britannico fondatore dello scoutismo, bensì del compositore brasiliano Baden Powell de Aquino.

(3) Il Violão è un tipo di chitarra che può ricordare quella classica; si tratta di uno strumento estremamente popolare in Brasile.

(4) “Il poeta, la ragazza e il violão.”


Testo scritto da Marcelo Sola e Sabina Samba