lunedì 16 novembre 2020

Bala com Bala

 

BrèSamba - Bala com Bala

Bala com Bala

(João Bosco – Aldir Blanc)

 

A sala cala, o jornal prepara
Quem está na sala com pipoca e bala
E o urubu sai voando
Manso

O tempo corre e o suor escorre
Vem alguém de porre e é um corre-corre
E o mocinho chegando
Dando

 

Eu esqueço sempre nessa hora linda, loura
Minha velha fuga em todo impasse
Eu esqueço sempre nessa hora linda, loura
Quanto me custa dar a outra face

 

O tapa estala no balacobaco
É bala com bala, é fala com fala
E o galã se espalhando
Dando

No rala-rala, quando acaba a bala
É faca com faca, é rapa com rapa
E eu me realizando
Bambo

 

Quando a luz acende é uma tristeza, trapo, presa
Minha coragem muda em cansaço
Toda fita em série que se preza, dizem, reza

Acaba sempre no melhor pedaço

 


 

Il testo di Bala com Bala affonda le sue radici nella poesia concreta e nella terza fase del modernismo brasiliano. E’ una poesia sonora di alto livello. Il linguaggio è volutamente costruito su assonanze e allegorie che, una dopo l’altra, sembrano rotolare a ritmo delle azioni che si susseguono. La prima strofa ci introduce in una sala, forse quella di un bar. C’è della gente “com pipoca e bala”, con pop-corn e... caramelle o proiettili? Un urubu vola, tranquillo. Il tempo corre, il sudore scorre, ed ecco l’arrivo di un ubriaco che scatena della confusione…

D’istinto ci si chiede cosa accada esattamente. Come si muovono i vari personaggi sulla scena? Ci siamo limitati a evocare alcune prime immagini che si potrebbero estrapolare dal brano, così pieno di espressioni gergali e popolari, alcune delle quali divenute tali proprio per via della canzone. Ma abbiamo ritenuto insensato cimentarci nella traduzione dei versi di Bala com Bala (mirando, per dirla alla Eco, “a ritrovare l’intenzione del testo”), vista la quantità di nonsense e modi di dire che si susseguono in un gioco fonetico straordinario, pieno di allitterazioni, onomatopee e cacofonie, generatore di immagini che danno adito a diverse interpretazioni. 

            Nel 1977 Mina registrò un brano dal titolo “Balla chi Balla” nell’album “Mina con bignè”. E’ la versione italiana, scritta da Giorgio Calabrese, di Bala com Bala. A tratti ricalca la semantica del testo brasiliano. 

 

Balla chi Balla

(testo di Giorgio Calabrese)

 

La sera calaPoca gente in sala
Gli occhi di chi ballaCon un colpo d'ala
Passa un gabbiano volando
Bianco

Il tempo correC'è chi ne discorre
Qualcheduno correEd ecco i rigori
E stiamo appena arrivando
Stanco.

Io mi scordo sempre di quest'oraOra e ancora
L'instabilità che mi bilancia
Io mi scordo sempre in quest'oraOra e ancora
Quanto costa porgere l'altra guancia.
Il tempo scappaSalta la bracca
Poi balla chi ballaE balla chi balla
Tutto si va sparpagliando
Tanto.

Mano per manoChi non prende cala
E scopa con scopaCala con cala
E io mi sto realizzando
Sbando.

Quando il sole accendeUn mondo pieno di miseria
Il coraggio sfuma e sono stanca
Tanto che si vanta tantoDi una vita seria
Prende sempre il meglio in tutto quanto.

 

Nello stesso album Mina incise anche un altro brano di matrice brasiliana, “Che lui mi dia”, versione italiana di “Basta um dia” di Chico Buarque de Hollanda firmata da Sergio Bardotti. 

 

Bala com Bala fu la prima canzone del lungo sodalizio tra João Bosco e Aldir Blanc ad essere incisa da Elís Regina. La storia dell’incontro tra Elís e il duo è molto affascinante. João Bosco e Aldir Blanc avevano composto diversi brani insieme, sognando di presentarli un giorno a Elís Regina, che era già molto conosciuta come cantante. Aldir Blanc trovò il coraggio di chiamare al telefono Elís, che si rivelò molto gentile e li invitò a trovarla in un teatro nella zona sud del Rio de Janeiro, dove si sarebbero svolte le prove per un suo concerto. João e Aldir arrivarono e si sedettero sugli scalini davanti all’entrata del teatro. Elís li trovò lì fuori:“Entrate, venite a vedere la prova, nella pausa parlerò con voi”. Quei due giovani ragazzi si trovarono seduti nel teatro a vedere in esclusiva la più grande cantante del Brasile esibirsi solo per loro, sembrava un sogno, riuscivano a malapena a trattenere la felicità. Durante la pausa Elís andò loro incontro, si sedette per terra e disse: “suonate, suonate le vostre composizioni”. Dopo qualche canzone Elís è decisa: “Questa Bala con Bala la registro adesso nel mio album… il prossimo anno inciderò CabaréElís mantenne la promessa e registrò molti altri loro brani durante la sua carriera. Dopo Tom Jobim, Aldir Blanc è il compositore con più canzoni interpretate da Elís Regina. 

La prima versione di Bala com Bala è stata incisa nel 1973. Nel 1979 Elís registra “O Bêbado e a Equilibrista” composto da Aldir Blanc e João Bosco; si tratta di uno dei brani più importanti ispirati alla lotta contro la dittatura militare in Brasile, al quale abbiamo dedicato un post in questo blog. 

 

Vale la pena raccontare un altro episodio curioso tra Elís e Aldir. Un giorno lei andò a trovarlo a casa e, vedendolo molto triste, gli domandò: “Perché sei tanto triste?”; Aldir le raccontò che sua mamma era molto malata e si trovava all’Ospedale della Benificência Portuguesa. Aldir si è sempre dichiarato ateo, era un medico ed era al corrente dello stato di salute di sua madre. Elís, molto religiosa, gli disse: “vado all’ospedale per pregare per lei”. Aldir credeva molto nella scienza, eppure in questa circostanza il suo scetticismo dovette far spazio al misticismo cui la generosa artista era devota, perché quella sera Elís deviò dal percorso che l’avrebbe portata direttamente ad esibirsi per un concerto e salì in ospedale per pregare per sua madre. Chissà che faccia avranno fatto i medici e gli infermieri vedendo quella stella, quel mito, in giro per i corridoi dell’ospedale in cerca della madre di Aldir Blanc, per pregare con lei.

 

“Ma chi è Aldir Blanc?”

 

Durante tutta la sua vita Aldir Blanc è stato un’icona della lotta per la libertà e contro le dittature. In tutta la sua vita e anche nella morte. Aldir è venuto a mancare quest’anno, il 4 maggio 2020, nella cittá del Rio di Janeiro a 73 anni, vittima del Covid-19, in un momento politico difficile per coloro che credono nella democrazia e nella libertà. Lui è stato uno dei primi nomi conosciuti e importanti a morire di Covid-19 in Brasile, mentre il presidente e i suoi ministri negazionisti si preoccupavano più dell’economia che della sanità. Quando hanno domandato al presidente e alla ministra della cultura se il governo non si sarebbe pronunciato sulla morte di Aldir Blanc, la risposta è stata: “Ma chi è Aldir Blanc?”. Questa risposta, oltre a palesare l’ignoranza di questi dirigenti, denota il disprezzo che essi mostrano verso la cultura e la storia del Paese. Questo fatto ha suscitato una risposta forte e commovente da parte di molti artisti brasiliani. 

Desideriamo qui mostrare tre contributi significativi in ricordo di Aldir Blanc:

 

- la dichiarazione di João Bosco su Aldir Blanc il giorno della sua morte;

- Zélia Duncan si rivolge alla ministra della cultura e le racconta chi è Aldir Blanc;

- la vignetta di Nando Motta per commemorare Aldir.

 

La testimonianza di João Bosco parla da sé:

 

“Chiedo scusa a chi mi ha cercato oggi. Non sono in condizioni di parlare. Aldir è stato più che un amico per me. Aldir si confonde con la mia vita. In ogni spettacolo, ogni canzone, ogni città, era lui a parlare in me. Anche quando eravamo lontani lui era con me. E ogni volta, al ritrovarci, era come se ci fossimo appena salutati il mattino prima. E tornavamo a parlare ininterrottamente. Lui con quel senso dell’umorismo divino. Sempre innamorato dei nipoti. Lui medico, io ipocondriaco. Siamo stati amici nuovi e di lunga data. Ma soprattutto eterni. Non esiste João senza Aldir. Fortunatamente le nostre canzoni sono lì per sopravviverci. E come sempre lui parlerà in me, sarà vivo dentro di me, ogni volta che le canterò. Oggi è uno dei giorni più difficili della mia vita. Il mio cuore è con Mari, compagna di Aldir, con i suoi figli e nipoti. Perdo il migliore amico, ma guadagno, in questo mare di tristezza, una ragione per vivere: voglio cantare le nostre canzoni finché ne avrò la forza. Una persona muore solo quando muore il testimone. Io sono qui per far vivere lo spirito di Aldir. Io e tutti i brasiliani e le brasiliane colpitidal suo genio.”

João Bosco - 04/05/2020

https://www.facebook.com/oficialjoaobosco/posts/578204069492662/

 

Il 14 maggio 2020 Zelia Duncan, una grande cantante brasiliana, ha registrato e pubblicato sul suo canale ufficiale un video di grande enfasi dal titolo “Entre vida e morte, o direito de viver”, nel quale esprime il sentimento di profonda indignazione di molti artisti di fronte alla domanda della ministra della cultura: “Chi è Aldir Blanc?”. Con una retorica fantastica e con grande coerenza si rivolge alla segretaria della cultura, Regina Duarte, rispondendo alla sua domanda “Chi è Aldir Blanc?” e raccontando l’apporto gigantesco che Aldir ha dato alla musica brasiliana:

 

https://www.youtube.com/watch?v=YGQk5s67H4M

 

 

Il musicista, attore e fumettista Nando Motta rivela tutta la sua sensibilità rendendo omaggio al compositore con una vignettache illustra l’arrivo di Aldir Blanc in paradiso. E’ un evidente, a dir poco commovente rimando al meraviglioso brano “O Bêbado e a Equilibrista”:

“Henfil, vieni a vedere chi è arrivato!

 

Così, lasciata questa terra, Aldir Blanc si conferma simbolo vivo della lotta colta e intelligente contro l’ignoranza.


                Testo scritto da Marcelo Solla e Sabina Samba


mercoledì 4 novembre 2020

Tem mais samba


Tem mais Samba

(Chico Buarque de Hollanda) 

Tem mais samba no encontro que na espera
Tem mais samba a maldade que a ferida
Tem mais samba no porto que na vela
Tem mais samba o perdão que a despedida
Tem mais samba nas mãos do que nos olhos
Tem mais samba no chão do que na lua
Tem mais samba no homem que trabalha
Tem mais samba no som que vem da rua
Tem mais samba no peito de quem chora
Tem mais samba no pranto de quem vê
Que o bom samba não tem lugar nem hora
O coração de fora
Samba sem querer

Vem que passa
Teu sofrer
Se todo mundo sambasse
Seria tão fácil viver

C’è Più Samba

(Chico Buarque e Sergio Bardotti)

 

E' più samba

L'incontro che l'attesa

E' più samba

Il dolore che il rimpianto

E' più samba

La spiaggia che la vela

E' più samba

Il perdono che l'addio

C'è più samba

Nelle mani che negli occhi

C'è più samba

Per terra che sulla luna

C'è più samba

Nell'uomo che lavora

E nel suono che viene da una via

C'è più samba

Nel cuore di chi piange

C'è più samba

Nel pianto di chi sa

Che il samba non ha luogo né ore

Il cuore vuol cantare

Ma non sa perché

 

Vieni e balla anche tu

Se tutto il mondo sambasse

Sarebbe più felice

 

 C’è più Samba

(Bruno Lauzi sotto il pseudonimo di Playboy)

 

C'è più samba
Se resto ad aspettare,
Aspettar di guarire la ferita,
La ferita che hai fatto nel mio cuore,
Dentro il cuore che chiede il tuo perdono,
Il perdono che solo le tue mani
Mi daranno cercandomi domani,
C'è più samba nell'uomo ritrovato,
C'è più samba nel canto senza fiato
C'è più samba nel petto di chi piange
Perché stava cercando compagnia
E voleva donare la sua vita
Come sto facendo proprio con la mia.

Sono triste
Sai perché
Se tutto il mondo sambasse
E tu ti curassi di me.
Sono triste
Sai perché
Se tutto il mondo sambasse
E tu ti curassi di me.

 

In un venerdì del 1964, era il 7 dicembre a San Paolo, nel Teatro Maria Della Costa andava in scena la prima rappresentazione del musical “Balanço de Orfeu” del regista Luiz Vergueiro. Nella prima parte dello spettacolo si assisteva ad un dialogo immaginario tra la “Bossa Nova” e la “Jovem Guarda" (Giovane Guardia). La “Bossa Nova” rappresenta l’origine e la “vera” musica brasiliana ed era interpretata dal giovane cantante Taiguara. La “Jovem Guarda”, vista per qualcuno come una minaccia per la tradizionale musica brasiliana, era interpretata dalla cantante Claudia Gennari. Ovviamente doveva vincere la “bossa nova”, la musica “veramente” brasiliana e questo doveva essere dimostrato nella parte finale dello spettacolo, da un brano che doveva essere composto da Chico Buarque.

Due giorni prima del debutto, il mercoledì 5 dicembre, alle 19 di sera, Chico Buarque di Hollanda giunge in teatro per consegnare al regista Luiz Vergueiro il pezzo che gli era stato commissionato per la  chiusura dello spettacolo. Fu un vero disastro: il brano, che non era in realtà così male, non era proprio ciò che si era immaginato Luiz Vergueiro per il finale. Questo brano non fu mai più ritrovato e fu dimenticato in quello stesso momento, poiché non ne resta traccia, non fu mai scritto su carta.

Il giorno seguente, il giovedì, un giorno esatto prima dello spettacolo, alle 10 del mattino Luiz Vergueiro vide arrivare il suo amico Chico Barque con la chitarra in mano, gli occhi arrossati da una notte in bianco e insonne, e con un intenso odore  di cachaça. Chico aveva con sè il testo e la musica di un nuovo pezzo. Il brano in questione era “Tem mais samba”. Fu subito accolto con straordinario entusiasmo e  immediatamente inserito nello spettacolo. Questo pezzo  diventerà uno dei primi successi di Chico Buarque e  rappresenta un segno della sua opera: quello di una canzone commissionata, scritta contro il tempo, ma di alta qualità ed espressione del piacere nella sua composizione.

Nel 1966, Chico Buarque inserisce nel suo primo album, il brano “Tem mais samba”: era la seconda del lato A e arrivava dopo il grande successo “A Banda” che aveva vinto il “Festival della Musica brasiliana” del 1966 insieme a “Disparada” di Geraldo Vandré. Questo brano, “A Banda”, è lo stesso brano, “La Banda”, eseguito da Mina nella terza puntata dello spettacolo da lei condotto “Sabato sera”. Era il 15 aprile del 1967, il brano divenne un 45 giri e poi una hit-parade che riportò Mina ai vertici delle classifica. Nel 1970 Mina canterà ancora “La Banda” inserendolo nel suo Album “Mina Canta Brasil”.

Dopo aver pubblicato tre album in Brasile, Chico Buarque decise di registrare i successivi, il quarto e il quinto, in Italia e in italiano. Era il periodo della dittatura militare del suo paese, e Chico si trovava in esilio. L’album “Chico Buarque de Hollanda”, pubblicato della casa discografica RGE, era del 1968 e fu prodotto da Sergio Bardotti. Quasi tutti i testi dei 12 brani che facevano parte dell’album, erano tradotti da Sergio Bardotti, mentre le musiche erano già presenti nei tre precedenti album di Chico Buarque. Uno di essi era “C’è più Samba”.

Nel 1970 uscì il quinto album di Chico Buarque, che era il secondo in italiano, era: “Per un Pugno di Samba”.  I testi erano stati scritti da Sergio Bardotti, gli arrangiamenti erano di Ennio Morricone. Tra le voce del coro ci sono: Edda Dell’Orso e le sorelle Loredana Bertè e Mia Martini che Chico affettuosamente chiama Lolò e Mimì.

Nell’estate del 1968, durante il “Summer 68” (la migliore estate di tutti i tempi!), Mina faceva i suoi concerti alla Bussola dove cantava anche “C’è Più Samba” con un testo italiano diverso da quello presente nell’album di Chico Buarque, sempre in italiano. Il nuovo testo era scritto dall’italiano Bruno Lauzi con lo pseudonimo di Playboy ed è la versione più conosciuta in Italia. Successivamente la canzone diventerà famosa poiché sarà pubblicato anche nell’album di Mina, "Mina alla Bussola dal vivo" e poi sarà anche inserito, nel 1970, nell’album “Mina” dell’etichetta RMS, e sarà distribuito anche negli Stati Uniti. Mina, vestita da grandi costumisti del cinema e diretta da Valerio Zurlini, registra nel 1970 la canzone “C’è Più Samba” in un video per i leggendari spot della Barilla.

Testo scritto da Marcelo Solla e Barbarella Happi