venerdì 3 settembre 2021

Pelo Telefone

 

(Luciana Worms - Pelo Telefone)


Pelo Telefone

(Donga – Mauro de Almeida)

 

O chefe da folia pelo telefone mandou avisar

Que com alegria não se questione para se dançar

 

O chefe da polícia pelo telefone mandou avisar

Que na Carioca tem uma roleta para se jogar

 

Ai, ai, ai,

Deixa as mágoas para trás ó rapaz

Ai, ai, ai,

Fica triste se és capaz, e verás.

Ai, ai, ai,

Deixa as mágoas para trás ó rapaz

Ai, ai, ai,

Fica triste se és capaz, e verás.

 

Tomara que tu apanhes

Nao tornes a fazer isso

Tirar os amores dos outros

pra depois fazer feitiço.

 

 

Olha a rolinha, sinhô, sinhô

Se embaraçou, sinhô, sinhô

É que a avezinha, sinhô, sinhô

Nunca casou, sinhô, sinhô

Porque este samba, sinhô, sinhô

É pra arrepiar, sinhô, sinhô

Põe perna bamba, sinhô, sinhô

Mas faz gozar, sinhô, sinhô

 

O "Peru" me disse

Que o "Morcego" disse

Não fazer tolice,

Pra que eu saísse

Dessa esquisitice

Do disse me disse.

 

Ah! ah! ah!

Olha o canto ideal, triunfal

Ai, ai, ai

Viva o nosso carnaval sem rival

 

Se quem tira o amor dos outros

Por deus fosse castigado

O mundo estava vazio

E o inferno habitado

 

Queres ou não, Sinhô, Sinhô,

Vir pro cordão, Sinhô, Sinhô

Ser folião, Sinhô, Sinhô

De coração, Sinhô, Sinhô

Porque este samba, Sinhô, Sinhô

É de arrepiar, Sinhô, Sinhô

Põe a perna bamba, Sinhô, Sinhô

Mas faz gozar, Sinhô, Sinhô

 


Pelo Telephone (Traduzione)

 

Il capo della baldoria al telefono ha fatto sapere

Che con gioia non si discute per ballare

 

Il capo della polizia al telefono ha fatto sapere

Che a Carioca (una piazza) c'è una roulette da giocare

 

Lascia le cicatrici del passato alle spalle o ragazzo

Sii triste se puoi e vedrai.

 

Spero che tu sia preso a sberle

Non fare questo di nuovo

Portare via gli amori agli altri

per poi fare una macumba.

 

Guarda la colombina, sinhô, sinhô

Se è imbarazzata, sinhô, sinhô

Quella è l'uccellina, sinhô, sinhô

Non si è mai sposata, sinhô, sinhô

Perché questo samba, sinhô, sinhô

Lascia la pelle d’oca, sinhô, sinhô

Fa tremare le gambe, sinhô, sinhô

Ma fa divertire, sinhô, sinhô

 

Il “Tacchino” mi ha detto

Che il "Pipistrello" ha detto

Non fare sciocchezze,

Perché io lasciassi

Questa stranezza

Di spettegolare (dice mi dice).

 

Ah! ah! ah!

Guarda il canto perfetto, trionfante

Ai, ai, ai

Viva il nostro impareggiabile carnevale

 

Se colui che ruba l'amore degli altri

Fosse punito da Dio

Il mondo sarebbe vuoto

E l'inferno affollato

 

Lo vuoi o no, Sinhô, Sinhô,

Venire nel corteo, Sinhô, Sinhô

Essere un festaiolo, Sinhô, Sinhô

Di cuore, Minho, Minho

Perché questo samba, sinhô, sinhô

Lascia la pelle d’oca, sinhô, sinhô

Fa tremare le gambe, sinhô, sinhô

Mi fa divertire, sinhô, sinhô

 


All'inizio del XX secolo, tra la Central do Brasil (N.d.T. principale stazione ferroviaria di Rio de Janeiro) e il Trevo dos Pracinhas, c'era la Città Nuova, così chiamata perché era la regione cresciuta per ospitare coloro che erano costretti a cedere il posto alla Corte portoghese arrivata a Rio de Janeiro nel 1808 (N.d.T. Dom João, re del Portogallo nel 1808 trasferì la capitale del regno unito di Portogallo, Algarve e Brasile a Rio de Janeiro a causa dell’invasione di Napoleone). In questo posto, più precisamente in quella che divenne nota come la Piccola Africa, nella Piazza XI, visse, dal 1899 fino alla sua morte nel 1924, Hilária Batista de Almeida, la più famosa delle Zie della Bahia. La Tia Ciata (Zia Ciata) lasciò Bahia nella cosiddetta diaspora bahiana, a causa della persecuzione dei culti africani.

Coltivare tradizioni afro-discendenti nella capitale del paese (Rio de Janeiro) portava addirittura al carcere. Tia Ciata dopo aver avuto molte feste soppresse, ottenne, invece, un permesso speciale. Tutto perché Tia Ciata, una figlia di Oxum, guarì da una ferita nientemeno che il presidente della Repubblica Venceslau Brás, che governò il Brasile dal 1914 al 1918. Per questo motivo, il Terreiro de Candonblè e le feste con il circolo di samba non solo erano consentite ma anche protette. Il presidente inviava due soldati per assicurarsi che durante le riunioni non accadesse nulla di male. Inoltre, João Batista, il marito di Tia Ciata, è stato promosso dalla stampa nazionale, dove lui lavorava, all’ufficio del capo della polizia dal presidente in persona. Coincidenza o no, è stato proprio a casa di Tia Ciata che il “capo della polizia” è stato onorato a Pelo Telephone.

Ernesto dos Santos, Donga, a quanto pare, ha registrato la composizione collettiva come sua proprietà. Lo spartito della canzone, partitura per pianoforte, forse scritto da Pixinguinha, il partner di Donga nel gruppo Oito Batutas, è stato registrato presso la Biblioteca Nazionale il 27 novembre 1916. Insieme allo spartito, Donga ha allegato una dichiarazione che diceva che "Pelo Telephone" era stato presentato per la prima volta in uno spettacolo il 25 ottobre 1916 al Cine-Teatro Vecchio. Non si poteva dichiarare che il debutto della canzone fosse avvenuto in un “Terreiro de Candomblè”.

Dopo la registrazione, Donga ha portato la musica a Fred Figner, un uomo d'affari ebreo europeo proprietario di Casa Edison, un negozio che dal 1902 vendeva grammofoni, macchine da scrivere e altri gadget high-tech. Figner produceva e vendeva anche dischi di 78 giri con registrazioni proprie. Disponeva di un catalogo di centinaia di canzoni popolari. A quel tempo, il copyright per la riproduzione fonografica non era regolamentato. Ma Figner amava acquistare le composizioni per registrarle, lo faceva da quando era arrivato in Brasile, proveniente dagli USA, nel 1896. Comprò le canzoni per un importo fisso - circa 10mila réis (moneta brasiliana dal tempo N.d.T..) ciascuna - in cambio del possesso eterno della composizione.

Manuel Pedro dos Santos, Bahiano (1870-1944) ha registrato "Pelo Telephone", su un disco di 78 giri, per l'etichetta Odeon. Il disco fu realizzato nel dicembre 1916 nello "studio" di Casa Edison, un capannone costruito in zinco sul retro del negozio. Il primo interprete di “Pelo Telephone” era il cantante più popolare del tempo in Brasile ed era accompagnato da una chitarra classica (violao), cavaquinho, clarinetto e coro, formato da voci acute, che si univano al ritornello ripetendo: "Sinhô, sinhá" (ora "Sinhô, sinhô", ora "sinhá, sinhá", ora tutto mescolato).

Oltre alla polemica sulla paternità della canzone, poiché a quanto pare al circolo di samba hanno dato piccoli contributi: Pixinguinha, João da Baiana, Caninha, Sinhô, Hilário Jovino, Mauro de Almeida e persino Tia Ciata, anche la composizione del testo è controversa su quale sia la prima versione. C'è chi sostiene, infatti, che i testi siano solo di Mauro de Almeida, compositore e giornalista, a cui Donga ha dato la co-autorialità; altri, invece, affermano che è stato Didi da Gracinda a portare il primo verso a Donga. E qual è il primo verso: "Il capo della polizia" oppure "Il capo della baldoria", che è stata registrata da Bahiano nel primo disco?

Il ricercatore Flávio Silva, negli anni '70, ha trovato sui giornali dell'epoca della registrazione di Donga le considerazioni di Mauro de Almeida sulla sua partecipazione alla composizione. In uno degli articoli afferma di non essere l'autore, ma colui che ha aggiustato. “Alcune di quelle strofe sono state in giro nel canto popolare, le ho arrangiate in modo che potessero essere cantate con la musica che mi è stata offerta. ". Nel suo trafiletto del 24/01/1917, rispondendo ad un altro cronista che lo aveva citato come autore dei testi, commentò: “Devo dirti, mio ​​caro Arlecchino, come protesta a beneficio della verità, che i versi del samba del carnevale “Pelo Telephone” non sono originali, o meglio, lo sono, ma non sono miei. Li ho presi dai tesori popolari…”. Per questo motivo, Tinhorão ha affermato che “Pelo Telephone” è una "vera trapunta patchwork, con sfumature di percussioni, ritornelli di folklore della Bahia e maxixe (ritmo antico che ha dato origine al samba N.d.T.) di Rio de Janeiro".

C'è una versione che dice che la strofa che inizia con "Il capo della polizia" si riferisce al "movimento intenso" di combattimento del gioco d’azzardo sviluppato dal capo Dr. Aurelino Leal. Il documento che illustra questa versione è stato pubblicato sul giornale ‘A Noite’ - quotidiano circolato a Rio de Janeiro tra il 1911 e il 1957 - che esponeva le richieste del capo della polizia, rivolte al commissario distrettuale della regione del viale Rio Branco, di repressive misure contro il gioco d’azzardo nei “club chic”. Il documento diffuso, però, aveva una curiosa raccomandazione: "Prima però io / il commissario / funzionario, gli comunico la mia raccomandazione tramite il telefono ufficiale". Ovvero: prima del controllo, avvisa gli interessati di nascondere il materiale che denuncia la pratica del gioco d'azzardo.

Se questa lettera è la prima versione, si può pensare che la sostituzione della prima strofa con quella che inizia con "il capo della baldoria", nel registro di Bahiano, sia avvenuta in una sorta di censura, per non offendere “gli uomini di legge” e non causare ancora più problemi ai musicisti popolari. Tuttavia, Henrique Foréis Domingues, conosciuto come “Almirante” (l'ammiraglio) - ricercatore, cantante, compositore e, soprattutto, partner di Noel Rosa - ha difeso la tesi che i testi usciti dalle improvvisazioni a casa di Tia Ciata erano davvero "Il capo della baldoria" e che "il capo della polizia” era solo una parodia dei giornalisti.

È importante capire che molti giornalisti frequentavano l'ambiente musicale, come lo stesso Mauro de Almeida. Un altro di questi giornalisti, João Ferreira Gomes, conosciuto come “Jota Efegê” (J EffeGi), un cronista del carnevale, è stato colui che ha scoperto lo scherzo effettuato dai suoi colleghi. A quanto pare, la versione della parodia è stata data come riferimento a un episodio accaduto nel 1913, quando i giornalisti, ancora una volta del giornale “A Noite”, hanno messo una ruota della roulette nel “Largo da Carioca”, per dimostrare che il capo della polizia aveva chiuso un occhio al gioco d’azzardo. Prima che Jota Efegê scoprisse la data giusta per l'evento, tutti gli storici dissero che l'evento ebbe luogo alla fine del 1916. Resta da vedere se questo verso di “Pelo Telephone” non fosse fatto prima dell'uscita del samba. Se è così, la musa ispiratrice sarebbe un altro capo della polizia, il commissario Belisario Távora.

È già noto che “Pelo Telephone” non è il primo samba registrato. Prima di esso, nel catalogo dell'etichetta Odeon, tra il 1012 e il 1914, questa qualifica appariva già in altri dischi. Tuttavia, ciò non toglie nulla all'importanza inaugurale della composizione. Prima del 1916 i samba erano solo ritmi. Fu in “Pelo Telephone” che il samba ottenne i testi, molto cantati al carnevale del 1917.

All'inizio del XX secolo, il genere del samba era ancora indefinito, identificato con il maxixe, molto diverso da quello che abbiamo oggi. Ma ciò che rende “Pelo Telephone” un simbolo è il fatto che i suoi diritti sono garantiti a qualcuno. Il mito fondatore avviene attraverso la registrazione del fonogramma e della partitura nella Biblioteca Nazionale da parte di un noto autore, con testi, grande diffusione e successo.

Il solo fatto che un percussionista nero varchi le porte della sezione copyright del sontuoso edificio della Biblioteca Nazionale, territorio di musicisti eruditi e bianchi, lo rende già un eroe. Potresti dire "un eroe senza carattere" poiché ha ignorato il resto dei partecipanti della melodia. Ma è stato con questo atteggiamento che Donga ha aperto lo spazio ai compositori popolari per diventare professionisti. “Pelo Telephone” non è il primo samba registrato, ma è senza dubbio un punto di riferimento della musica popolare urbana in Brasile e, senza dubbio, è stato il primo samba che ha garantito soldi al sambista. 

In fondo, “Pelo Telephone” ha diversi genitori, ma la madre è una: Tia Ciata. La sua storia finisce con la disputa sull’origine del samba. Concepito nella casa di una nativa della Bahia e nato per le mani di cariocas, con la spinta di un gringo ebreo europeo dagli USA. È il volto del Brasile: tutto insieme e mescolato.

 

Testo di Luciana Worms

Traduzioni di Marcelo Sola e Barbarella Happy