Mas se ela voltar que coisa linda, que coisa louca
Pois há menos peixinhos a nadar no mar
Do que os beijinhos que eu darei na sua boca
Dentro dos meus braços os abraços
Hão de ser milhões de abraços apertado assim
Colado assim, calado assim
Abraços e beijinhos
E carinhos
sem ter fim
Que é pra acabar com esse negócio
De você viver sem mim
Chega de Saudade
(Giorgio
Calabrese)
Va da lui,
tristezza
E tieni a
mente che
Vorrei
soltanto da te
Che mi
comprendesse e decidesse
Di ritornare
qui da me
Stare
separati
Ha dimostrato
Che da soli
non c'è pace
Né bellezza
ma
Tristezza,
malinconia
Che non
passano
Non terminano
mai.
Va da lui,
tristezza
Sospirando
che sei stata
Sempre con me
Che monotonia
La compagnia
che ci siam fatte io e te
Stare
separati m'è bastato
Ed è tempo di
riprendere una vita
Che
decisamente non sia
Una lunga
fila di inutilità.
Che monotonia
La compagnia
che ci siam fatte io e te
Stare
separati m'è bastato
Ed è tempo di
riprendere una vita
Che
decisamente non sia
Una lunga
fila di inutilità.
No more Blues
(Jon Hendricks)
I'm going back home
I promise no more to roam
Home is where the heart is
The fun and parties
My heart's been right there all along
No more fears
And no more sighs
No more tears
I've said my last good-byes
If trouble beckons me I swear I'm going to refuse
I'm going to settle down
There'll be no more blues.
Everyday when I am far away
My thoughts turn homeward, forever homeward
I've
travelled round this world in search of happiness
But all the
happiness I found was in my hometown
I'm going
back home
I'm through
with all my wanderings
Now I'll
settle down and never roam
Find a man
and make a home
When we
settle down
There'll be
no more blues
Nothing but
happiness
When we
settle down
There'll be
no more blues
Toquinho e Vinicius
de Moraes, nel 1974 registrano un album chiamato semplicemente “Vinicius e
Toquinho”. In questo album, uno dei brani era “Carta ao Tom 74” i cui primi
versi erano:
Rua Nascimento Silva, cento e sete
Você ensinando pra Elizete
As canções de canção do amor demais
Nel 1958 Tom Jobim
viveva in un appartamento il cui indirizzo era indicato nel primo verso della
canzone e insegnava alla cantante Elizete Cardoso le canzoni dell’album “Canção
do amor demais”. In questo album il primo pezzo era “Chega de Saudades”,
composta da Vinicius de Moraes e Tom Jobim, come tutti gli altri brani
dell’album. In questo suonava la chitarra un giovane ragazzo chiamato “João
Gilberto”. Era la sua prima registrazione in studio ed era la prima volta che
lavoravano insieme i tre più importante artisti della “Bossa Nova”. Questo
album è di solito considerato il primo in assoluto della “Bossa Nova” e “Chega
de Saudades” è accreditata come la sua musica simbolo.
Vinicius de Moraes e
Tom Jobim avevano già collaborato nel 1956 nell’opera “Orfeu da Conceiçao”.
La casa discografica “A Festa”, del giornalista Irineu Garcia, era
specializzata nelle pubblicazioni di poesie recitate da importanti attori e
artisti dal tempo. Irineu Garcia lavorava insieme a Vinicius nell’organo di
diplomazia del Ministero dell’Estero brasiliano: “Itamarati”. Irineu già
aveva voglia di fare un disco di poesia di Vinicius e così venne l’idea di
lavorare su questa poesia musicata da Tom Jobim. Tutto ciò è facilmente
comprensibile già guardando la copertina dell’album su cui è scritto: Poesia
“Vinicius de Moraes” e musica “Tom Jobim”. Irineu voleva invitare Dolores Duran
per cantare questo brano, ma Vinicius insistette per avere la famosa Elisete
Cardoso, che in quello stesso anno stava registrando anche la colonna sonora
del film “Orfeu Negro” che nell’anno successivo, nel 1959, vinse la
Palma d’oro al Festival di Cannes e portando la musica di Tom Jobim e Vinicius
in Europa.
João Gilberto
registra nel 1959 il suo primo album: “Chega de Saudades”. La prima e
più importante musica, che dà il nome all’album, è interpretata con un ritmo
molto cadenzato. Questo album vende in un anno centomila copie e per questo, la
rivista “Manchete” pubblica una reportage speciale su João Gilberto.
Nella copertina appare l’immagine di João e il titolo: “Samba Bossa Nova”.
Era la prima volta che si usava il termine “Bossa Nova”.
Insieme alla “Bossa
Nova”, il brano “Chega de Saudades” è uno strepitoso successo e negli
anni 60 sarà una delle musiche più suonata tra i musicisti jazz. È stata
registrata da diversi cantanti brasiliani e alcuni stranieri come Stan Getz,
Quincy Jones e Dizzy Gillespie. In inglese la canzone si chiama “No more
blues” e il suo testo è stato scritto da John Hendricks. In Italia, Mina la
registra nel suo album “Stessa spiaggia, stesso mare” nel 1963 con testo in
italiano di Giorgio Calabrese che, purtroppo, non contiene la parte B della
canzone, quella con l’armonia più complessa e interessante. Forse perché in
Italia abbia “più pesciolino a nuotare nel mare che i bacini che io darò nella
tua bocca”.
Pochi posti al mondo possono essere fonte
di ispirazione come il quartiere di Ipanema, a Rio de Janeiro. Forse non lo
sai, ma la Ragazza di Ipanema, per esempio, esiste davvero. Helô Pinheiro aveva
17 anni e quell’inverno del 1962 abitava in Via Montenegro, quando, camminando verso
il mare, passò nella Via Prudente de Moraes, dove c’era il bar Veloso. Seduti a
uno dei tavoli del Veloso, c’erano il poeta Vinícius de Moraes e il musicista
Antonio Carlos Jobim quando quella “musa dal corpo dorato” sfilò davanti a
loro. Secondo la leggenda, proprio lì a Veloso, innaffiati da una decina di
bicchieri di Whisky, Tom e Vinicius hanno dato vita alla canzone che per i brasiliani
vale più del loro inno nazionale.
Negli anni successivi, il quartiere divenne
il luogo preferito dagli intellettuali, artisti, poeti, musicisti e scrittori. Ipanena
sta a Rio de Janeiro come il Greenwich Village sta a New York. Tuttavia, mentre
Greenwich Village era pieno di club seminterrati bui che echeggiano di
malinconici sassofoni e poesie beat recitate sui marciapiedi pieni di neve, Ipanema
contagiava, invece, con la gioia degli accordi di Bossa Nova sui marciapiedi dei
bar. Questo, ovviamente, accadeva durante la notte, perché durante il giorno,
lasciare la spiaggia prima del tramonto era praticamente un atto criminale.
Negli anni ‘70 era comune trovare sulla
spiaggia intorno alle dune, una folla di giovani capelloni. Seduta al centro di
quegli hippy c’era la cantante Gal Costa. Lì, proprio nella sabbia, Gal cantava
successi della musica brasiliana (o meglio, futuri successi). E fu in quel
luogo soprannominato A Duna da Gal, che uno dei suoi frequentatori, Caetano
Veloso, ha creato uno di questo successi della musica brasiliana. “O Leãozinho”
– che ora guadagna anche la versione in italiano, “Leoncino”, adattata da Mauro
Faccioli.
Così come la Ragazza di Ipanema, esiste
anche il Leãozinho. Dadi Carvalho è nato il 16 Agosto 1952 (cioè, sotto il
segno del Leone) e a quel tempo era già considerato uno dei più grandi bassisti
del Brasile. Quando “O Leãozinho” è uscito nell’album “Bicho”, di Caetano, nel
1977, Dadi suonava con il gruppo A Cor do Som e aveva già registrato la traccia
“Scarlet” con Mick Jagger, il cantante dei Rolling Stones.
Quando vide quel ragazzo che possedeva
un aspetto androgino: corpo snello, una chioma che sembrava più la criniera di un
leone e che camminava sulla Duna da Gal sotto il sole di Ipanema,
Caetano tirò fuori la sua chitarra e, prima del tramonto, creò la musica O Leãozinho.
È vero che Caetano e Dadi si erano già
conosciuti anni prima, quando Dadi abitava nell’appartamento del suo antico
gruppo, Os Novos Baianos. Però, quando abitava nell’appartamento nel quartiere
di Botafogo, Caetano non aveva avuto nessuna ispirazione. Tale ispirazione
poteva solamente accadere a Ipanema. Alla fine dei conti, il mare in cui all’io
lirico piace vedere entrare il Leãozinho è lo stesso mare verso cui cammina
Helô Pinheiro, allo stesso modo in cui il sole indora la sua pelle è lo stesso
sole che ha dorato il corpo di Helô nell’inverno del 1962.
Forse anche per questo pochi luoghi al
mondo sono così fonte di ispirazione. Sia per il Veloso della Ragazza di
Ipanema sia per il Ragazzo di Ipanema del Veloso, quando si cammina in quel
quartiere, anche il cuore più solo disrattristarsi. Come avevano già detto Tom
e Vinícus, dev’essere proprio per colpa dell’amore.
Il capo
della baldoria al telefono ha fatto sapere
Che con
gioia non si discute per ballare
Il capo
della polizia al telefono ha fatto sapere
Che a
Carioca (una piazza) c'è una roulette da giocare
Lascia le
cicatrici del passato alle spalle o ragazzo
Sii
triste se puoi e vedrai.
Spero che
tu sia preso a sberle
Non fare
questo di nuovo
Portare
via gli amori agli altri
per poi
fare una macumba.
Guarda la
colombina, sinhô, sinhô
Se è
imbarazzata, sinhô, sinhô
Quella è
l'uccellina, sinhô, sinhô
Non si è
mai sposata, sinhô, sinhô
Perché
questo samba, sinhô, sinhô
Lascia la
pelle d’oca, sinhô, sinhô
Fa
tremare le gambe, sinhô, sinhô
Ma fa divertire,
sinhô, sinhô
Il
“Tacchino” mi ha detto
Che il
"Pipistrello" ha detto
Non fare
sciocchezze,
Perché io
lasciassi
Questa
stranezza
Di spettegolare
(dice mi dice).
Ah! ah!
ah!
Guarda il
canto perfetto, trionfante
Ai, ai,
ai
Viva il
nostro impareggiabile carnevale
Se colui
che ruba l'amore degli altri
Fosse
punito da Dio
Il mondo sarebbe
vuoto
E
l'inferno affollato
Lo
vuoi o no, Sinhô, Sinhô,
Venire nel
corteo, Sinhô, Sinhô
Essere un
festaiolo, Sinhô, Sinhô
Di cuore,
Minho, Minho
Perché
questo samba, sinhô, sinhô
Lascia la
pelle d’oca, sinhô, sinhô
Fa tremare
le gambe, sinhô, sinhô
Mi
fa divertire, sinhô, sinhô
All'inizio del XX secolo, tra la Central do
Brasil (N.d.T. principale stazione ferroviaria di Rio de Janeiro) e il
Trevo dos Pracinhas, c'era la Città Nuova, così chiamata perché era la regione cresciuta
per ospitare coloro che erano costretti a cedere il posto alla Corte portoghese
arrivata a Rio de Janeiro nel 1808 (N.d.T. Dom João, re del Portogallo nel 1808 trasferì la
capitale del regno unito di Portogallo, Algarve e Brasile a Rio de Janeiro a
causa dell’invasione di Napoleone). In questo posto, più precisamente in quella
che divenne nota come la Piccola Africa, nella Piazza XI, visse, dal 1899 fino
alla sua morte nel 1924, Hilária Batista de Almeida, la più famosa delle Zie della
Bahia. La Tia Ciata (Zia Ciata) lasciò Bahia nella cosiddetta diaspora bahiana,
a causa della persecuzione dei culti africani.
Coltivare tradizioni afro-discendenti nella
capitale del paese (Rio de Janeiro) portava addirittura al carcere. Tia Ciata dopo
aver avuto molte feste soppresse, ottenne, invece, un permesso speciale. Tutto
perché Tia Ciata, una figlia di Oxum, guarì da una ferita nientemeno che il
presidente della Repubblica Venceslau Brás, che governò il Brasile dal 1914 al
1918. Per questo motivo, il Terreiro de Candonblè e le feste con il circolo di
samba non solo erano consentite ma anche protette. Il presidente inviava due
soldati per assicurarsi che durante le riunioni non accadesse nulla di male.
Inoltre, João Batista, il marito di Tia Ciata, è stato promosso dalla stampa
nazionale, dove lui lavorava, all’ufficio del capo della polizia dal presidente
in persona. Coincidenza o no, è stato proprio a casa di Tia Ciata che il “capo
della polizia” è stato onorato a Pelo Telephone.
Ernesto dos Santos, Donga, a quanto pare, ha
registrato la composizione collettiva come sua proprietà. Lo spartito della
canzone, partitura per pianoforte, forse scritto da Pixinguinha, il partner di
Donga nel gruppo Oito Batutas, è stato registrato presso la Biblioteca
Nazionale il 27 novembre 1916. Insieme allo spartito, Donga ha allegato una
dichiarazione che diceva che "Pelo Telephone" era stato presentato
per la prima volta in uno spettacolo il 25 ottobre 1916 al Cine-Teatro Vecchio.
Non si poteva dichiarare che il debutto della canzone fosse avvenuto in un “Terreiro
de Candomblè”.
Dopo la registrazione, Donga ha portato la
musica a Fred Figner, un uomo d'affari ebreo europeo proprietario di Casa
Edison, un negozio che dal 1902 vendeva grammofoni, macchine da scrivere e
altri gadget high-tech. Figner produceva e vendeva anche dischi di 78 giri con registrazioni
proprie. Disponeva di un catalogo di centinaia di canzoni popolari. A quel
tempo, il copyright per la riproduzione fonografica non era regolamentato. Ma
Figner amava acquistare le composizioni per registrarle, lo faceva da quando era
arrivato in Brasile, proveniente dagli USA, nel 1896. Comprò le canzoni per un
importo fisso - circa 10mila réis (moneta brasiliana dal tempo N.d.T..) ciascuna - in cambio del possesso eterno della
composizione.
Manuel Pedro dos Santos, Bahiano (1870-1944) ha
registrato "Pelo Telephone", su un disco di 78 giri, per l'etichetta
Odeon. Il disco fu realizzato nel dicembre 1916 nello "studio" di
Casa Edison, un capannone costruito in zinco sul retro del negozio. Il primo
interprete di “Pelo Telephone” era il cantante più popolare del tempo in
Brasile ed era accompagnato da una chitarra classica (violao), cavaquinho,
clarinetto e coro, formato da voci acute, che si univano al ritornello
ripetendo: "Sinhô, sinhá" (ora "Sinhô, sinhô", ora
"sinhá, sinhá", ora tutto mescolato).
Oltre alla polemica sulla paternità della
canzone, poiché a quanto pare al circolo di samba hanno dato piccoli contributi:
Pixinguinha, João da Baiana, Caninha, Sinhô, Hilário Jovino, Mauro de Almeida e
persino Tia Ciata, anche la composizione del testo è controversa su quale sia
la prima versione. C'è chi sostiene, infatti, che i testi siano solo di Mauro
de Almeida, compositore e giornalista, a cui Donga ha dato la co-autorialità; altri,
invece, affermano che è stato Didi da Gracinda a portare il primo verso a
Donga. E qual è il primo verso: "Il capo della polizia" oppure
"Il capo della baldoria", che è stata registrata da Bahiano nel primo
disco?
Il ricercatore Flávio Silva, negli anni '70, ha
trovato sui giornali dell'epoca della registrazione di Donga le considerazioni
di Mauro de Almeida sulla sua partecipazione alla composizione. In uno degli
articoli afferma di non essere l'autore, ma colui che ha aggiustato. “Alcune di
quelle strofe sono state in giro nel canto popolare, le ho arrangiate in modo
che potessero essere cantate con la musica che mi è stata offerta. ". Nel
suo trafiletto del 24/01/1917, rispondendo ad un altro cronista che lo aveva
citato come autore dei testi, commentò: “Devo dirti, mio caro
Arlecchino, come protesta a beneficio della verità, che i
versi del samba del carnevale “Pelo Telephone” non sono originali, o meglio, lo
sono, ma non sono miei. Li ho presi dai tesori popolari…”. Per questo motivo,
Tinhorão ha affermato che “Pelo Telephone” è una "vera trapunta patchwork,
con sfumature di percussioni, ritornelli di folklore della Bahia e maxixe (ritmo
antico che ha dato origine al samba N.d.T.) di Rio de Janeiro".
C'è una versione che dice che la strofa che
inizia con "Il capo della polizia" si riferisce al "movimento
intenso" di combattimento del gioco d’azzardo sviluppato dal capo Dr.
Aurelino Leal. Il documento che illustra questa versione è stato pubblicato sul
giornale ‘A Noite’ - quotidiano circolato a Rio de Janeiro tra il 1911 e il
1957 - che esponeva le richieste del capo della polizia, rivolte al commissario
distrettuale della regione del viale Rio Branco, di repressive misure contro il
gioco d’azzardo nei “club chic”. Il documento diffuso, però, aveva una curiosa
raccomandazione: "Prima però io / il commissario / funzionario, gli
comunico la mia raccomandazione tramite il telefono ufficiale". Ovvero:
prima del controllo, avvisa gli interessati di nascondere il materiale che denuncia
la pratica del gioco d'azzardo.
Se questa lettera è la prima versione, si può
pensare che la sostituzione della prima strofa con quella che inizia con
"il capo della baldoria", nel registro di Bahiano, sia avvenuta in
una sorta di censura, per non offendere “gli uomini di legge” e non causare
ancora più problemi ai musicisti popolari. Tuttavia, Henrique Foréis Domingues,
conosciuto come “Almirante” (l'ammiraglio) - ricercatore, cantante, compositore
e, soprattutto, partner di Noel Rosa - ha difeso la tesi che i testi usciti
dalle improvvisazioni a casa di Tia Ciata erano davvero "Il capo della baldoria"
e che "il capo della polizia” era solo una parodia dei giornalisti.
È importante capire che molti giornalisti frequentavano
l'ambiente musicale, come lo stesso Mauro de Almeida. Un altro di questi
giornalisti, João Ferreira Gomes, conosciuto come “Jota Efegê” (J EffeGi), un
cronista del carnevale, è stato colui che ha scoperto lo scherzo effettuato dai
suoi colleghi. A quanto pare, la versione della parodia è stata data come
riferimento a un episodio accaduto nel 1913, quando i giornalisti, ancora una
volta del giornale “A Noite”, hanno messo una ruota della roulette nel “Largo
da Carioca”, per dimostrare che il capo della polizia aveva chiuso un occhio al
gioco d’azzardo. Prima che Jota Efegê scoprisse la data giusta per l'evento,
tutti gli storici dissero che l'evento ebbe luogo alla fine del 1916. Resta da
vedere se questo verso di “Pelo Telephone” non fosse fatto prima dell'uscita del
samba. Se è così, la musa ispiratrice sarebbe un altro capo della polizia, il commissario
Belisario Távora.
È già noto che “Pelo Telephone” non è il primo
samba registrato. Prima di esso, nel catalogo dell'etichetta Odeon, tra il 1012
e il 1914, questa qualifica appariva già in altri dischi. Tuttavia, ciò non toglie
nulla all'importanza inaugurale della composizione. Prima del 1916 i samba
erano solo ritmi. Fu in “Pelo Telephone” che il samba ottenne i testi, molto
cantati al carnevale del 1917.
All'inizio del XX secolo, il genere del samba
era ancora indefinito, identificato con il maxixe, molto diverso da quello che
abbiamo oggi. Ma ciò che rende “Pelo Telephone” un simbolo è il fatto che i
suoi diritti sono garantiti a qualcuno. Il mito fondatore avviene attraverso la
registrazione del fonogramma e della partitura nella Biblioteca Nazionale da
parte di un noto autore, con testi, grande diffusione e successo.
Il solo fatto che un percussionista nero varchi
le porte della sezione copyright del sontuoso edificio della Biblioteca
Nazionale, territorio di musicisti eruditi e bianchi, lo rende già un eroe.
Potresti dire "un eroe senza carattere" poiché ha ignorato il resto dei
partecipanti della melodia. Ma è stato con questo atteggiamento che Donga ha
aperto lo spazio ai compositori popolari per diventare professionisti. “Pelo
Telephone” non è il primo samba registrato, ma è senza dubbio un punto di
riferimento della musica popolare urbana in Brasile e, senza dubbio, è stato il
primo samba che ha garantito soldi al sambista.
In fondo, “Pelo Telephone” ha diversi genitori,
ma la madre è una: Tia Ciata. La sua storia finisce con la disputa sull’origine
del samba. Concepito nella casa di una nativa della Bahia e nato per le mani di
cariocas, con la spinta di un gringo ebreo europeo dagli USA. È il volto del
Brasile: tutto insieme e mescolato.