mercoledì 17 maggio 2023

LIBERA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL SAMBA DI BRESCIA


                                                  statuto accademico

 

La Libera Università degli Studi del Samba di Brescia è collettiva, è sociale, è umana, è arte ed essendo arte è libera. E l’arte, essendo libera, non ammette censura.

Essendo arte libera non vede nessun confine tra le arti. Così la Libera Università degli Studi del Samba di Brescia è letteratura, è musica, è teatro, è poesia, è gastronomia, è arte. Un esperimento utopico psico-socio-somatico interattivo ed educativo, reale e surreale.

La Libera Università degli Studi del Samba di Brescia non offre open days, ma open years, perché non può aprire le sue porte alla comunità per un solo giorno. La nostra università è aperta sempre, tutto l’anno, a tutti, perché pensiamo che un’università che non è sempre aperta non abbia ragione di esistere. All’Università degli Studi del Samba di Brescia ogni anno è sambatico.

Il nome della Libera Università degli Studi del Samba di Brescia è semanticamente ambiguo: la Libera Università di Brescia studia il Samba di qualche altro posto? O la Libera Università che si trova a Brescia studia il Samba bresciano?? Nel dubbio, manteniamo l’ambiguità, così l’Università può trovarsi a Brescia o dovunque si voglia studiare il samba di Brescia o di altrove, anche del Brasile...

La parola Libera, per imposizione, si referisce a tutte le altre parole del nome: l’Università è libera, gli Studi sono Liberi, il Samba è Libero e Brescia è Libera.

La Laurea della Libera Università degli Studi del Samba di Brescia è conseguita durante la prima lezione presenziale, quando il samba si fa già presente e vivo. Una persona laureata viene comunemente considerata come una persona che ha imparato molte cose e molto bene, che è in grado di fare ricerca ed è maggiormente capace di capire il mondo. Se è vero che una Laurea rende la persona più capace, pensante e intelligente, allora la LUSSBRE proclama i suoi studenti “laureati” già dal primo giorno: da allora in avanti la persona avrà certamente maggior rendimento lungo il suo percorso di studi sambistici.

Nella Libera Università degli Studi del Samba di Brescia si racconta, ma non si conta, siamo numerosi ma non si enumera, perché non esistono numeri. Non c’è numero di matricola, numero di identità, numero di codice fiscale e numero del numero. Non esiste burocrazia. Non esiste un ufficio amministrativo. All’Università del Samba si pensa che la burocrazia sia il grande male delle istituzioni. Non esiste una tesoreria, una cassa o un erario, anche perché non esistono i soldi. Nella Libera Università degli Studi del Samba di Brescia tutto è gratis, perché crediamo che in una società civile evoluta trasporti, sanità ed educazione debbano essere gratuiti. Non si vendono informazioni, si condividono culture e conoscenze.

L’unica cosa che conta è il ritmo. Il ritmo e non il tempo. La Libera Università degli Studi del Samba di Brescia ha stabilito, ebbene sì, qualche basilare regola di condotta:

Bisogna sempre presentarsi al samba con il sorriso nell’anima.

Bisogna avere ginga, balanço, cadencia, rebolado, molejo e jogo de cintura.

Non si può “atravessar o samba”, “pisar na bola” e “queimar o filme”.

Il tempo non è quattro, è due, ma nella verità è solo uno, perché è solo i “due”. L’ “uno” c’è, ma non c’è. L’ “uno” è sordo, mentre il surdo è nel “due”. Ma il due, “i due!”, non è bene il due. È una minuscola (“e maledetta!”) sincope. C’è un piccolo ritardino, un rallentino nel “due”. Un sgambettino.

Il curriculum rispetta il metodo CCC – Curriculum Contrarius Cronogicum. Secondo il suddetto metodo, non conta ciò che la persona ha fatto, ha studiato, né da dove venga, da chi discenda o di chi sia figlia, né altre informazioni appartenenti al passato. Il curriculum della nostra università guarda in avanti. Conta ciò che la persona ha in cuore di fare, ciò che desidera essere. Viviamo il presente e guardiamo il futuro, siamo l’avanguardia futuristica neo contemporanea del nuovo.

Infine, ma non per finire – perché questa università è sempre all’inizio, rivolta verso il samba che è eterno – la Libera Università degli Studi del Samba di Brescia è una università orizzontale e non verticale. Non esistono gerarchie, né gradi, né autorità né potere. Non esiste superiorità. Nessuno è capo di nessuno. Adottiamo il sistema politico della “Dittatura Anarchica”. Dittatura perché il Rettore obbliga tutti a essere diversamente uguali, ugualmente diversi e necessariamente felici.  Anarchica perché il Rettore obbliga ciascuno a essere libero di scegliere il proprio destino. Ciascuno è allo stesso tempo rettore, professore, studente e bidello. Quando un professore tiene una lezione, lui stesso è chiamato ad imparare allo stesso tempo. Se un professore guarda i suoi studenti con superiorità, mai riuscirà a trasmettere i suoi insegnamenti con autenticità.

 

Libero Statuto Accademico ideato e redatto dal Rettore e Magnifico Vettore Marcelo Sola, ornato e disambiguato dalla scordinatrice del dipartimento di Scienze Confuse Sabina Samba. Logo ideato e illustrato dalla pulitrice di maniglie del dipartimento di grafica Chiara Abastanotti.


lunedì 10 aprile 2023

Se ela quisesse


 BréSamba


Se ela quisesse

(Vinícius de Moraes e Toquinho)

 

Se ela tivesse

A coragem de morrer de amor

Se não soubesse

Que a paixão traz sempre muita dor

 

Se ela me desse

Toda devoção da vida

Num só instante

Sem momento de partida

 

Pudesse ela me dizer

O que eu preciso ouvir

Que o tempo insiste

Porque existe um tempo que há de vir

 

Se ela quisesse, se tivesse essa certeza

De repente, que beleza

Ter a vida assim ao seu dispor

 

Ela veria, saberia que doçura

Que delícia, que loucura

Como é lindo se morrer de amor

 

La voglia e la pazzia

 

A questo punto

Stiamo tanto bene io e te

Che non ha senso

Tirar fuori i come ed i perché.

 

Cerchiamo insieme

Tutto il bello della vita

In un momento

Che non scappi tra le dita.

 

E dimmi ancora

Tutto quello che mi aspetto già

Che il tempo insiste

Perché esiste il tempo che verrà.

 

A questo punto buonanotte all'incertezza

Ai problemi all'amarezza

Sento il carnevale entrare in me.

 

E sento crescere la voglia, la pazzia

L'incoscienza e l'allegria

Di morir d'amore insieme a te

 

Vinícius de Moraes scrisse nel 1954 la sua opera Orfeu da Conceição, basata sul dramma di Orfeo ed Euridice della mitologia greca. Due anni dopo, nel 1956, Tom Jobim, con l’aiuto del chitarrista Luiz Bonfá compose le musiche. L’opera debuttò il 25 settembre al Teatro Municipal do Rio de Janeiro, con scenografie di Oscar Niemeyer.  In quel momento ha inizio la carriera musicale di Vinícius de Moraes e una delle “parcerias” (1) che diventerà famosa in tutto il mondo e sarà la più fertile della Bossa Nova.

Nel 1966, Vinícius lascia da parte per un po’ la Bossa Nova e con un nuovo “parceiro”, Baden Powell (2), scrive gli Afro-Sambas, mescolando il Samba con i ritmi del Candomblé. Anche la “parceria” di Vinícius con Baden Powell fu molto produttiva.

Vinícius, la cui origine artistica sta nella poesia, ha sempre preferito comporre con un “parceiro” a cui affidare la musica, mentre lui era più esperto nel testo. La divisione della composizione con un amico è una cosa molto comune nella musica brasiliana. Condividere la creazione e anche il successo, quando arriva, è una gioia e un elemento che consolida l’amicizia. Tra gli innumerevoli “parceiros” di Vinícius de Moraes troviamo Chico Buarque, Carlos Lyra, João Gilberto, Dorival Caymmi, Francis Hime e, in Italia, Sergio Endrigo, Sergio Bardotti, Ruggero Jacobbi e il poeta Giuseppe Ungaretti, che conobbe Vinícius de Moraes nel '37, durante il suo soggiorno in Brasile per insegnare lingua e letteratura italiana all’Università di São Paulo. Forse da questa condivisione nel fare arte, musica e produrre cultura venne la sua famosa frase: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro.”

Sempre nel 1966, all’età di 56 anni, Vinícius conobbe un ragazzo di 20 anni di nome Antonio Pecci Filho, che suonava la chitarra con un ritmo e una sensibilità gigantesca per la sua età. Questo ragazzo, conosciuto più per il suo soprannome, Toquinho, diventerà la “parceria” più duratura della carriera musicale di Vinícius. Toquinho gli sarà “parceiro” fino alla morte, avvenuta il 9 luglio 1980. Questa “parceria”, in cui la differenza di 36 anni non fu mai un problema, era chiamata “O poeta e o violão” (3) e solo negli anni ‘70 sfornò circa venti album. Uno di questi, dal semplice titolo “Vinícius / Toquinho”, del 1975, conteneva la canzone “Se ela quisesse”, brano che non ebbe grande successo in Brasile. In questo album, la canzone che veniva trasmessa di più in radio e che è rimasta nella memoria dei brasiliani era “Onde anda voce”. “Se ela quisesse”, come diremo più avanti, diverrà conosciuta nella sua versione in italiano “La voglia e la pazzia”. Si tratta probabilmente dell’unico brano di cui la versione italiana è molto più conosciuta di quella brasiliana.



         Vinícius e Toquinho chiamavano sempre una cantante per i concerti dal vivo, così la forma “O poeta e o violão” si trasformò in “O poeta, a moça e o violão” (4). Alcune di queste registrazioni dal vivo divennero poi album classici della musica popolare brasiliana: “Vinícius de Moraes en "La Fusa" con Maria Creuza y Toquinho” (Buenos Aires - 1970), “Vinícius + Bethania + Toquinho en La Fusa” (Mar Del Plata – 1971), “Poeta, Moça e Violão” - Vinícius, Clara Nunes, Toquinho (1971), “Tom, Vinícius, Toquinho, Miúcha” (1977). Ancora oggi nei concerti di Toquinho c’è una “moça” che interpreta le sue canzoni famose.


A causa delle tempeste politiche del Brasile della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta, Vinícius de Moraes e Toquinho frequentarono molto l’Italia, dove furono protagonisti di diverse apparizioni televisive e incisero tre album: “La vita, amico, è l'arte dell'incontro” (1969 – con Sergio Endrigo), “Per vivere un grande amore” (1974) e “La voglia, la pazzia, l'incoscienza, l'allegria” (1976). In questo ultimo, il più conosciuto, la “moça” invitata a cantare con loro era Ornella Vanoni. Oltre alle composizioni di Vinícius e Toquinho sono presenti brani di Tom Jobim e Chico Buarque de Hollanda. Divenne presto un classico raggiungendo il sesto posto nella classifica dei dischi più venduti. Il disco fu inciso in presa diretta. I cori e le parti orchestrali, con gli arrangiamenti di Gianfranco Lombardi, vennero sovrapposti in un secondo momento. Si presenta come un'opera segnata da un filo conduttore unico, un album dove spesso non vi è pausa né termine tra un pezzo e l'altro, ma sembrano quasi la continuazione l’uno dell’altro.

 

(1) la parola “parceria” potrebbe essere tradotta come associazione o collaborazione, mentre “parceiro” come compagno, collaboratore o collega di composizione; il termine portoghese porta con sé una semantica affettuosa e di complicità tipica di compositori e artisti brasiliani, per questo manteniamo la forma originaria.

(2) Non si tratta di R. Baden-Powell, militare britannico fondatore dello scoutismo, bensì del compositore brasiliano Baden Powell de Aquino.

(3) Il Violão è un tipo di chitarra che può ricordare quella classica; si tratta di uno strumento estremamente popolare in Brasile.

(4) “Il poeta, la ragazza e il violão.”


Testo scritto da Marcelo Sola e Sabina Samba


domenica 5 febbraio 2023

Mas que nada




Mas que nada

(Jorge Ben)

 

Mas que nada

Sai da minha frente, eu quero passar

Pois o samba está animado

O que eu quero e sambar

 

Este samba

Que é misto de maracatu

E samba de preto velho

Samba de preto tu

 

Mas que nada

Um samba como este tão legal

Você não vai querer

Que eu chegue no final

 

Traduzione

 

“Mas que nada” (1)

 

ma dai

Togliti di mezzo, voglio passare

Perché il samba è rallegrato

Quello che voglio è sambare

 

questa samba

Che è un misto di maracatu

é samba di nero vecchio

samba di nero tu

 

ma dai

Un samba come questo così fantastico

Non vorrai

Che io possa arrivare alla fine

 


La musica è un linguaggio profondamente universale. Ma, oltre a questa universalità, ha anche la capacità di connetterci con l'energia e la cultura di chi la interpreta. Forse è da qui che nasce il clamoroso successo mondiale di “Mas, que nada”, una canzone composta, suonata e cantata da Jorge Ben, nel 1962, che ha aperto le porte al passaggio della gioia e della ginga della cultura brasiliana.

Io, brasiliano, sono stato lontano dal Brasile da bambino, per circa due anni. “All'estero”, la mia famiglia era alla ricerca di modi per continuare la loro brasilianità, rafforzando i legami con altri brasiliani e andando in posti che potessero avere un “sapore di Brasile”. Residenti nella città di Asunción (Paraguay), abbiamo scoperto la “Churrascaria Brasileira”, dove, tutta la domenica, un gruppo suonava musica tradizionale del mio paese, soprattutto il samba. Fu così che, all'età di nove anni, ebbi il mio primo contatto con “Mas, que nada!”, di cui VHS mostrano quel ragazzo accanto alla band, attento a tutto nella musica e che batte timidamente il piede durante gli spettacoli,  innamorato dell'energia della band e del Brasile.

Solo molto tempo dopo ho capito l'importanza di Jorge Duílio Lima Menezes, Jorge Ben, per la musica brasiliana. (Jorge Ben nel 1963: il musicista assumerà in seguito il nome d'arte di Jorge Benjor, e, successivamente, Jorge Ben Jor. Alcuni ipotizzano che il cambiamento possa essere avvenuto per la numerologia del nome, ma molto probabilmente fu per evitare qualsiasi confusione con il nome di George Benson, chitarrista e cantante jazz nero statunitense, anche lui all'inizio della sua carriera all'epoca.)

"Mas que nada" è stato il primo singolo registrato e il primo successo della lunga carriera di Jorge Ben, carioca, flamenguista e astemio. Nero, figlio di padre bianco e madre nera (il cui nonno materno veniva dall'Etiopia), era cresciuto ascoltando dischi di rock 'n' roll, soprattutto di Chuck Berry. Da adulto, Jorge Ben iniziò a farsi conoscere nel quartiere di Copacabana, quando suonava la chitarra e cantava nel leggendario “Beco das Garrafas” – una stradina dove i bar con musica dal vivo raccoglievano un pubblico desideroso di bossa nova. Fu durante quelle notti che Jorge Ben conobbe a fondo questo stile (lo stesso di Vinícius de Moraes, Tom Jobim e João Gilberto) e anche il samba-jazz (di Wilson Simonal e Sérgio Mendes).

"Mas che nada" fu pubblicato su disco nell'agosto del 1963, quando il suo compositore aveva 24 anni. Il brano di Jorge Ben assorbì elementi dell'Afropop degli Stati Uniti dell'epoca (come le note cantate in falsetto e il ritmo ritmato della chitarra) e si mescolò a batteria, contrabbasso acustico e trombone, che richiamavano arrangiamenti di bossa nova e samba- jazz. Tuttavia, il suo "samba swingado" è più ballabile e popolare di quello che si conosceva all'epoca. Lo stesso Jorge Ben disse all'inizio della sua carriera che, se ci fosse un nome per il ritmo delle sue canzoni, sarebbe “sacundin sacunden” (2), che poi sarebbe stato ribattezzato “sambalanço” (3). A proposito di questo neonato stile musicale, il giornalista e ricercatore musicale Ricardo Alexandre attesta che, “in assenza di inventare un'etichetta, e in assenza di qualcuno che facesse un suono del genere, il primo LP di Jorge Ben si intitolava Samba Esquema Novo” – album che vendette 100.000 copie nei primi due mesi, qualcosa di ammirevole per l'epoca.

Il testo di "Mas, que nada!" sottolinea questo nuovo volto della musica in Brasile e parla di come aprire percorsi per consolidarsi ("togliti di mezzo, voglio passare"). Dice anche che "questo samba, che è un misto di maracatu, / è samba di nero vecchio / samba nero, tu", attestando la sua origine razziale nera, in un ambiente segnato dalla musica bianca, in particolare la bossa nova. Anche il ritornello della canzone rende omaggio all'entità Obá (4), recitata tre volte. Oltre alla conoscenza culturale-religiosa, il coro di Jorge Ben è responsabile di un suono universale, facendo cantare all'unisono persone di lingue e culture diverse.

Fu nello stesso anno, il 1963, che Sérgio Mendes, un prominete pianista e arrangiatore di 22 anni, dello stesso Beco das Garrafas di Rio de Janeiro, ascoltò la musica di Jorge Ben e rimase incantato. Lui, che aveva già avuto l'esperienza di esibirsi con altri musicisti brasiliani alla Carnegie Hall di New York, invitò Jorge Ben a suonare la chitarra e cantare nella sua big band per un tour in Nord America. Questi concerti si sono svolti nel corso di un anno e hanno ampliato il gusto internazionale per la musica brasiliana. A causa delle situazioni di razzismo vissute da Jorge Ben in “América”, terminato il contratto del tour, ha deciso di tornare definitivamente nel suo paese. Il riconoscimento di "Mas, que nada!" nel mondo fece un salto ancora più grande quando, nel 1966, Sérgio Mendes registrò nuovamente la canzone con il suo gruppo di allora, Brasil '66, vendendo 500.000 copie ed entrando nella top 10 negli Stati Uniti e al numero 2 della classifica jazz di Billboard.

Secondo il cantante e compositore Lenine, Jorge Ben era un solitario nella colonna sonora. Pur muovendosi tra movimenti diversi, avendo partecipato a samba, maracatu, Tropicália (di Caetano Veloso, Gilberto Gil, Os Mutantes e tanti altri nomi fondamentali della musica brasiliana), è stato soprattutto un artista distaccato dai gruppi, seguendo la propria strada. Questo percorso è stato aperto prima del programma televisivo Jovem Guarda, Tropicália e dei Festival di musica popolare brasiliana (quando il termine MPB – Musica Populare Brasiliana è stato usato per la prima volta, nel 1965). Ecco perché una parte dei critici musicali brasiliani afferma che Jorge Ben è stato “il primo compositore di MPB”, anche prima che il concetto avesse un nome.

Sono pochi i musicisti al mondo che, dal primo album uscito, sono riusciti, come Jorge Ben, a diventare compositori internazionali, facendo interpretare brani da decine di artisti in vari stili, provenienti dagli Stati Uniti all'Italia, passando per il Paraguay. Come mi disse una volta il musicista e produttore culturale Marcelo Sola, “Mas, que nada è quasi un ambasciatore della musica brasiliana, della cultura brasiliana nel mondo; è come Pelé!”

È impressionante quanto la cultura del Brasile sia segnata in tutto il mondo dalla sua allegra energia, dalla sua forza e dalla sua ginga – il suo sambalanço!

 

1 - Il titolo è un'espressione del portoghese brasiliano ed assume vari significati a seconda del contesto, fra i quali "ma dai", "ma certo" o "figurati".

2 - gioco linguistico con il verbo portoghese “sacudir”, che significa far dondolare il corpo da una parte all'altra, in forte agitazione; questa espressione è usata dal cantante in alcune sue canzoni. 

3 - altro neologismo anch'esso molto diffuso, in cui samba è accostato alla parola balanço, che significa altalena o oscillazione.

4 - Nelle religioni di origine africana, Obá è la terza e più antica donna dell'orixá Xangô. Secondo la leggenda dei popoli di lingua yoruba, questa donna guerriera e coraggiosa finì per essere personificata nel fiume Obá (in Nigeria).


Texto scritto da Raphael Aguirra de Andrade, tradoto da Marcelo Sola e Barbarella Happy