Legau da Metro - Mama Africa
Mama Africa
(Chico César)
Mama África
A minha mãe é mãe solteira
E tem que fazer mamadeira todo dia
Além de trabalhar como empacotadeira
Nas Casas Bahia...
Mama África, tem tanto o que fazer
Além de cuidar neném
Além de fazer denguim
Filhinho tem que entender
Mama África vai e vem
Mas não se afasta de você...
Quando Mama sai de casa
Seus filhos se olodunzam
Rola o maior jazz
Mama tem calo nos pés
Mama precisa de paz...
Mama não quer brincar mais
Filhinho dá um tempo
É tanto contratempo
No ritmo de vida de mama...
Mama Africa
La mia mamma
è una madre single
E deve preparare il biberon ogni giorno
Oltre che lavorare come confezionatrice
A Casas Bahia...
Mama Africa, ha così tanto da fare
Oltre che prendersi cura dei bambini
Oltre che fare le coccole
Bambino devi capire
Mama Africa va e viene
Ma non si
allontana da te...
Quando la mamma esce di casa
I suoi figli si Olodumizzano
E accade il
più grande jazz
Mamma ha i calli ai piedi
La mamma ha
bisogno di pace
La mamma non
vuole più giocare
Figlio fermati
Ci sono tanti contrattempi
Nel ritmo di vita di Mama.
Chico César è il nome artistico di Francisco
César Gonçalves, nato il 26 gennaio 1964 nella regione del Paraíba, nella parte
Nord-est del Brasile. Laureato in giornalismo, ha inizialmente lavorato come
revisore di testi e giornalista per alcuni anni. Nel 1991, dopo una tourné in
Germania con la sua banda "Cuscuz Clã", decise di vivere
guadagnando solo con la musica, per questo intensifica il suo lavoro di
composizione. Il nome "Cusuz Clã" significa: il Clan del
Cuscus (cibo di origine orientale che esiste anche in Brasile, ma impiegato in
un modo un po' diverso). Non esiste alcuna relazione con il "Ku Kux
Klan", se non per ironia fonetica, dal momento che la vita e il pensiero
di Chico Cèsar sono totalmente opposti alle idee di quest'ultima
organizzazione.
Il brano
"Mama Africa" è del 1996 ed ha fatto conoscere Chico César in
tutto i mondo. Il suo video clip, rivoluzionario e originale allo stesso tempo,
ha vinto il premio come miglior video clip dell'anno nel canale televisivo MTV
Brasilie e la canzone è diventata subito popolare in tutta la nazione.
Anche se il
Brasile era appena uscito di una dittatura militare e cominciava ad essere
“democratico”, la differenza sociale tra i ricchi e i poveri, tuttavia, continuava
ad essere molto marcata. Essere povero era difficile, ma, essere una Donna
povera, lo era ancora di più. Il testo della canzone dimostra la forza e la
resilienza di una donna povera che deve sostenere da sola una famiglia composta
da molti figli. Lei è brava e non si stanca, osserva il successo delle impresa
dei propri figli con orgoglio, nonostante si siano "olodumizzati e fanno
una gran confusione”.
La parola “Jazz” può essere tradotta come lo
stile musicale statunitense, ma anche nel senso di confusione, rumore.
L'espressione “se oloduzam” è un interessante neologismo dove Chico
Cèsar crea il verbo riflessivo “oloduzar” e lo coniuga nella terza persona
plurale con il senso di “essere qualcuno che sembra o suona negli Olodum”.
Olodum è il più conosciuto gruppo di musica, organizzato con ispirazione nella
musica e cultura africana, formatosi nel Pelorinho, quartiere storico di
Salvador, a Bahia.
Questa Mamma non si ferma mai perché “deve
preparare il biberon tutti i giorni oltre a lavorare come confezionatrice a
Casas Bahia”. Casas Bahia è un grande magazzino popolare presente in tutto il
Brasile e che vende articoli casalinghi (frigoriferi, forni, condizionatori
dell'aria, TV,...) e il modesto sogno consumistico dei poveri in Brasile è
quello di possedere la tessera di fedeltà di Casas Bahia per potere acquistare
questi elettrodomestici con una decina di rate e con gli interessi di un paio
d’anni, anche se, così facendo, pagano tre volte il prezzo del prodotto.
Lo stesso riferimento a Casas Bahia, si trova
anche nella celebre frase del “Mamona Dinho” nella canzone di Chopis Centis: “A
minha felicidade è un crediàrio nas Casas Bahia” (La mia gioia è una carta di
credito nella Casas Bahia).
Mamma Africa, oltre a prendersi cura del
bambino fa anche “denguim”, altra parola interessantissima, che è un diminutivo
carino, tipico della regione nordestina della parola “dengo” che non ha alcuna
traduzione in italiano.
Testo scritto da Marcelo Solla e Barbarella Happy