Se ela quisesse
(Vinícius de Moraes e Toquinho)
Se ela tivesse
A coragem de morrer de amor
Se não soubesse
Que a paixão traz sempre muita dor
Se ela me desse
Toda devoção da vida
Num só instante
Sem momento de partida
Pudesse ela me dizer
O que eu preciso ouvir
Que o tempo insiste
Porque existe um tempo que há de vir
Se ela quisesse, se tivesse essa certeza
De repente, que beleza
Ter a vida assim ao seu dispor
Ela veria, saberia que doçura
Que delícia, que loucura
Como é lindo se morrer de amor
La
voglia e la pazzia
A
questo punto
Stiamo
tanto bene io e te
Che
non ha senso
Tirar
fuori i come ed i perché.
Cerchiamo
insieme
Tutto
il bello della vita
In
un momento
Che
non scappi tra le dita.
E
dimmi ancora
Tutto
quello che mi aspetto già
Che
il tempo insiste
Perché
esiste il tempo che verrà.
A
questo punto buonanotte all'incertezza
Ai
problemi all'amarezza
Sento
il carnevale entrare in me.
E
sento crescere la voglia, la pazzia
L'incoscienza
e l'allegria
Di
morir d'amore insieme a te
Vinícius
de Moraes scrisse nel 1954 la sua opera Orfeu da Conceição, basata sul
dramma di Orfeo ed Euridice della mitologia greca. Due anni dopo, nel 1956, Tom
Jobim, con l’aiuto del chitarrista Luiz Bonfá compose le musiche. L’opera debuttò
il 25 settembre al Teatro Municipal do Rio de Janeiro, con scenografie
di Oscar Niemeyer. In quel momento ha
inizio la carriera musicale di Vinícius de Moraes e una delle “parcerias”
(1) che diventerà famosa in tutto il mondo e sarà la più fertile della Bossa
Nova.
Nel
1966, Vinícius lascia da parte per un po’ la Bossa Nova e con un nuovo “parceiro”,
Baden Powell (2), scrive gli Afro-Sambas, mescolando il Samba con i ritmi del
Candomblé. Anche la “parceria” di Vinícius con Baden Powell fu molto
produttiva.
Vinícius,
la cui origine artistica sta nella poesia, ha sempre preferito comporre con un
“parceiro” a cui affidare la musica, mentre lui era più esperto nel
testo. La divisione della composizione con un amico è una cosa molto comune
nella musica brasiliana. Condividere la creazione e anche il successo, quando
arriva, è una gioia e un elemento che consolida l’amicizia. Tra gli
innumerevoli “parceiros” di Vinícius de Moraes troviamo Chico Buarque, Carlos
Lyra, João Gilberto, Dorival Caymmi, Francis Hime e, in Italia, Sergio Endrigo,
Sergio Bardotti, Ruggero Jacobbi e il poeta Giuseppe Ungaretti, che conobbe Vinícius
de Moraes nel '37, durante il suo soggiorno in Brasile per insegnare lingua e
letteratura italiana all’Università di São Paulo. Forse da questa condivisione
nel fare arte, musica e produrre cultura venne la sua famosa frase: “La vita,
amico, è l’arte dell’incontro.”
Sempre
nel 1966, all’età di 56 anni, Vinícius conobbe un ragazzo di 20 anni di nome
Antonio Pecci Filho, che suonava la chitarra con un ritmo e una sensibilità gigantesca
per la sua età. Questo ragazzo, conosciuto più per il suo soprannome, Toquinho,
diventerà la “parceria” più duratura della carriera musicale di Vinícius.
Toquinho gli sarà “parceiro” fino alla morte, avvenuta il 9 luglio 1980.
Questa “parceria”, in cui la
differenza di 36 anni non fu mai un problema, era chiamata “O poeta e o
violão” (3) e solo negli anni ‘70 sfornò circa venti album. Uno di questi, dal
semplice titolo “Vinícius / Toquinho”, del 1975, conteneva la canzone “Se ela quisesse”, brano che non ebbe
grande successo in Brasile. In questo album, la canzone che veniva trasmessa di
più in radio e che è rimasta nella memoria dei brasiliani era “Onde anda
voce”. “Se ela quisesse”, come diremo
più avanti, diverrà conosciuta nella sua versione in italiano “La voglia e la
pazzia”. Si tratta probabilmente dell’unico brano di cui la versione italiana è
molto più conosciuta di quella brasiliana.
Vinícius e Toquinho chiamavano sempre
una cantante per i concerti dal vivo, così la forma “O poeta e o violão”
si trasformò in “O poeta, a moça e o violão” (4). Alcune di queste
registrazioni dal vivo divennero poi album classici della musica popolare
brasiliana: “Vinícius de Moraes en "La Fusa" con Maria Creuza y
Toquinho” (Buenos Aires - 1970), “Vinícius + Bethania + Toquinho en La Fusa”
(Mar Del Plata – 1971), “Poeta, Moça e Violão” - Vinícius, Clara Nunes,
Toquinho (1971), “Tom, Vinícius, Toquinho, Miúcha” (1977). Ancora oggi nei concerti
di Toquinho c’è una “moça” che interpreta
le sue canzoni famose.
A
causa delle tempeste politiche del Brasile della fine degli anni Sessanta e dei
primi anni Settanta, Vinícius de Moraes e Toquinho frequentarono molto l’Italia,
dove furono protagonisti di diverse apparizioni televisive e incisero tre
album: “La vita, amico, è l'arte dell'incontro” (1969 – con Sergio Endrigo),
“Per vivere un grande amore” (1974) e “La voglia, la pazzia, l'incoscienza,
l'allegria” (1976). In questo ultimo, il più conosciuto, la “moça” invitata a cantare con loro era
Ornella Vanoni. Oltre alle composizioni di Vinícius e Toquinho sono presenti brani
di Tom Jobim e Chico Buarque de Hollanda. Divenne presto un classico
raggiungendo il sesto posto nella classifica dei dischi più venduti. Il disco fu
inciso in presa diretta. I cori e le parti orchestrali, con gli arrangiamenti
di Gianfranco Lombardi, vennero sovrapposti in un secondo momento. Si presenta
come un'opera segnata da un filo conduttore unico, un album dove spesso non vi
è pausa né termine tra un pezzo e l'altro, ma sembrano quasi la continuazione
l’uno dell’altro.
(1) la
parola “parceria” potrebbe essere tradotta come associazione o
collaborazione, mentre “parceiro” come compagno, collaboratore o collega
di composizione; il termine portoghese porta con sé una semantica affettuosa e
di complicità tipica di compositori e artisti brasiliani, per questo manteniamo
la forma originaria.
(2)
Non si tratta di R. Baden-Powell, militare britannico fondatore dello scoutismo,
bensì del compositore brasiliano Baden Powell de Aquino.
(3) Il
Violão è un tipo di chitarra che può ricordare quella classica; si
tratta di uno strumento estremamente popolare in Brasile.
(4)
“Il poeta, la ragazza e il violão.”
Testo scritto da Marcelo Sola e Sabina Samba