sabato 5 ottobre 2019

O Que Será


O Que Será - Sara Trementini e Marcelo Solla

O que será (À flor da Terra)

(Chico Buarque e Francis Hime)

 

O que será, que será?

Que andam suspirando pelas alcovas

Que andam sussurrando em versos e trovas

Que andam combinando no breu das tocas

Que anda nas cabeças anda nas bocas

Que andam acendendo velas nos becos

Que estão falando alto pelos botecos

E gritam nos mercados que com certeza

Está na natureza

Será, que será?

O que não tem certeza nem nunca terá

O que não tem conserto nem nunca terá

O que não tem tamanho...

 

O que será, que será?

Que vive nas ideias desses amantes

Que cantam os poetas mais delirantes

Que juram os profetas embriagados

Que está na romaria dos mutilados

Que está na fantasia dos infelizes

Que está no dia a dia das meretrizes

No plano dos bandidos dos desvalidos

Em todos os sentidos...

Será, que será?

O que não tem decência nem nunca terá

O que não tem censura nem nunca terá

O que não faz sentido...

 

O que será, que será?

Que todos os avisos não vão evitar

Por que todos os risos vão desafiar

Por que todos os sinos irão repicar

Por que todos os hinos irão consagrar

E todos os meninos vão desembestar

E todos os destinos irão se encontrar

E mesmo o Padre Eterno que nunca foi lá

Olhando aquele inferno vai abençoar

O que não tem governo nem nunca terá

O que não tem vergonha nem nunca terá

O que não tem juízo...

 

 

Ah Che Sarà

(testo italiano di Ivano Fossati)

 

Ah, che sarà, che sarà

che vanno sospirando nelle alcove

Che vanno sussurrando in versi e strofe

Che vanno combinando in fondo al buio

Che gira nelle teste e nelle parole

Che accende candele nelle processioni

Che va parlando forte nei portoni

e grida nei mercati che con certezza

Sta nella natura nella bellezza

Quel che non ha ragione né mai ce l'avrà

quel che non ha rimedio né mai ce l'avrà

quel che non ha misura.

 

Ah, che sarà che sarà

che vive nell'idea di questi amanti

che cantano i poeti più deliranti

che giurano i profeti ubriacati

che sta sul cammino dei mutilati

e nella fantasia degli infelici

che sta nel dai e dai delle meretrici

nel piano derelitto dei bambini

Ah, che sarà, che sarà

quel che non ha decenza né mai ce l'avrà

quel che non ha censura né mai ce l'avrà

quel che non ha ragione.

 

Ah, che sarà, che sarà

che tutti i loro avvisi non potranno evitare

che tutte le risate andranno a sfidare

che tutte le campane andranno a cantare

e tutti i figli insieme a consacrare

e tutti i figli insieme a purificare

e i nostri destini ad incontrare

perfino il Padre Eterno da così lontano

guardando quell'inferno dovrà benedire

quel che non ha governo né mai ce l'avrà

quel che non ha vergogna né mai ce l'avrà

quel che non ha giudizio.

 

Ah Che Sarà - Sara Trementini e Marcelo Solla

    Nel 2016 Bob Dylan vinse il Premio Nobel per la Letteratura. Bob Dylan è statunitense e scrive in inglese; Chico Buarque è brasiliano e scrive in portoghese. Se fosse il contrario, cioè se Chico scrivesse in inglese e Bob Dylan in portoghese, l’illustre commissione svedese avrebbe certamente premiato il cantautore brasiliano.

     Nessun altro come Chico Buarque de Hollanda è stato in grado di interpretare e di creare un collegamento tra il più alto livello culturale classico e la più genuina semplicità popolare. Geniali sono la sua sensibilità e la sua creatività. Lui è l’autore di un numero pazzesco di brani sempre diversi tra loro, con una varietà infinta di argomenti e di trame.

    “O que será” unisce tre forme diverse di arte: Musica, Cinema e Letteratura. La musica fu composta per il film “Dona Flor e i suoi due mariti” diretto dal grande regista brasiliano Bruno Barreto. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Jorge Amado, scrittore apprezzato e amato in tutto il mondo e da più generazioni.

Jorge Amado

    Jorge Amado è lo scrittore brasiliano più conosciuto e letto in Italia: praticamente tutti i suoi romanzi sono stati tradotti in italiano. “Capitani della spiaggia” (Capitães da areia, 1936); “Gabriella, garofano e cannella” (Gabriela, cravo e canela, 1958); “La bottega dei miracoli” (Tenda dos milagres, 1969); “Vita e miracoli di Tieta de Agreste” (Tieta do Agreste, 1977); “Tocaia grande: la faccia oscura” (Tocaia grande. A face obscura, 1985) sono solo alcuni dei suoi grandi romanzi più conosciuti. Il libro “Dona Flor e i suoi due mariti” (Dona Flor e seus dois maridos, 1966) è stato tradotto in italiano da Elena Grechi.

     Jorge Amado è considerato in Brasile l’autore “regionalista” della seconda fase del movimento letterario modernista. Il termine “regionalista” è dovuto principalmente al fatto che Jorge Amado ambientò i suoi romanzi nella terra in cui era nato: Bahia. Bahia è la regione del Brasile che è sempre stata una fonte inesauribile di arte e cultura, la patria di grandi artisti brasiliani ed inoltre una calda terra di sole e mare, con persone considerate sempre allegre e amichevoli. La sensualità della gente di Bahia è comunemente ritratta nei libri di Jorge Amado ed è molto presente nel libro “Dona Flor e i suoi due mariti”.

     Nel 1976 vi fu un adattamento cinematografico del romanzo diretto dal regista Bruno Barreto e Dona Flor fu interpretata da Sônia Braga come protagonista; José Wilker nel ruolo di Vadinho, il primo e sensuale marito di Dona Flor, e Mauro Mendonça fu il farmacista che sposa la vedova Dona Flor dopo la morte di Vadinho. Il nuovo marito non soddisfa del tutto la passionale moglie Dona Flor dal punto di vista sessuale. Allora lo spirito di Vadinho, ritorna sulla terra e, mostrandosi soltanto a lei, inizia a stuzzicarla. Finalmente Dona Flor con il ritorno di Vadinho, seppure solo in sembianze di spirito e non in carne ed ossa, torna a rivivere la passione.

     Bruno Barreto è un importante regista, sceneggiatore e produttore cinematografico brasiliano. Grazie al grande successo internazionale del film “Donna Flor e i suoi due mariti”, riesce a farne una nuova versione hollywoodiana, con il titolo: “C'è... un fantasma tra noi due”, collaborando come sceneggiatore. Nel 1983 Bruno Barreto dirige e scrive la sceneggiatura di un altro romanzo di Jorge Amado, “Gabriela”, con la stessa Sônia Braga come protagonista insieme a Marcello Mastroianni.

     Per scrivere le canzoni del film “Dona Flor e i suoi due mariti”, Bruno Barreto invita i suoi amici: Chico Buarque de Hollanda e Francis Hime. Così nasce “O que será” con la musica di Francis Hime e i testi di Chico Buarque de Hollanda. Esistono tre diverse versioni di “O che será”: “A flor da Terra”, “A flor da Pele” e “Abertura”. Il brano “A flor da pele” si concentra sul rapporto amoroso e sensuale tra Vadinho e Dona Flor, mentre la canzone finale, “A flor da terra”, è una canzone di libertà, dal contenuto più forte e politico.

     Nel 1989 il brano “A flor da Terra” ha avuto una traduzione italiana piuttosto fedele all’originale curata da Ivano Fossati. Il brano è contenuto nell’album “Di terra e di vento” ed è cantato da Fiorella Mannoia che, tra le interpreti italiane, è sicuramente la più attratta e influenzata dalla musica e dalla cultura brasiliana.

      Testo di Barbarella Happi, Marcelo Solla e Sabina Samba

venerdì 27 settembre 2019

Na Cadência do Samba / Samba Beat




BrèSamba - Sara Trementini
Na Cadência do Samba
(Ataulfo Alves – Paulo Gesta)

Sei que vou morrer, não sei o dia
Levarei saudades da Maria
Sei que vou morrer não sei a hora
Levarei saudades da Aurora
Eu quero morrer numa batucada de bamba
Na cadência bonita do samba
Quero morrer numa batucada de bamba
Na cadência bonita do samba
O meu nome não se vai jogar na lama
Diz o dito popular
Morre o homem, fica a fama
Quero morrer numa batucada de bamba
Na cadência bonita do samba

Na Cadência do Samba

Lo so che morirò, non conosco il giorno
Porterò la malinconia a Maria.
Lo so che morirò, ma non conosco l’ora precisa 
Porterò la malinconia ad Aurora.
Voglio morire in una “batucada de bamba”
Nel bel ritmo del samba.
Ma nessuno deve buttare il mio nome nel fango
Dice il detto popolare:
“muore l’uomo rimane la fama”.
Voglio morire in una “batucada de bamba”
Nel bel ritmo del samba.

Samba Beat
(Wellington Wella)

All of us are gonna die someday
I just don’t want to die today
Yes, I know someday I won’t be here
How I gonna stay without Maria?
I want to die in a batucada of bamba
At the beautiful beat of samba
I want to die in a batucada of bamba
At the beautiful beat of samba
Nobody’s gonna lie about my name
Death can even take the men
Nothing can delete the fame
I want to die in a batucada of bamba
At the beautiful sound of samba
I want to die in a batucada of bamba
At the beautiful sound of samba




    “Na Cadência do Samba” è un samba di Ataulfo Alves composto intorno al 1950. É una tra le canzoni di Samba più antiche del repertorio classico, assai conosciuta, e per questo cantata in numerose versioni. Il suo testo si trova in famose registrazioni di Elizeth Cardoso, Martinho da Vila, Novos Baianos e Cassia Eller.
    Ataulfo Alves è un “Mineiro”, nacque nel 1909 nel paese di Miraì, Minas Gerais e morì a Rio de Janeiro nel 1960. Fu un compositore di pezzi classici del samba brasiliano come: Laranja Madura, O Bonde de São Januário, Mulata Assanhada e Ai que Saudades da Amélia.
    Nel testo di questo brano mostra l’orgoglio di essere un eccellente sambista, orgoglioso di suonare in un gruppo di altrettanto bravi musicisti di samba e, ancora, di poter lasciare, dopo la propria morte, un’immagine positiva di sè stesso, con la fama di essere ricordato come il più bravo sambista della storia.
    Grazie a questo brano, la frase “Batucada di Bamba” è diventata una peculiarità per i gruppi di samba di qualità e di eccellente bravura.
    Molto particolare è la versione di Wellington Wella, nel suo album “Wella.som” del 2008, dove è stata fatta una rilettura (e non una traduzione vera) del testo in inglese: le parole “batucada de bamba” e “samba” sono rimaste all’interno del testo inglese, in portoghese originale.
    Nel video di questo blog, il gruppo BreSamba interpreta entrambe le versioni: in portoghese e in inglese.

        Testo di Marcelo Solla e Barbarella Happy

lunedì 31 dicembre 2018

Não deixe o samba morrer


BrèSamba - Settembre 2020


Não deixe o samba morrer
(Edson Conceição e Aloísio Silva)

Não deixe o samba morrer
Não deixe o samba acabar
O morro foi feito de samba
De samba para gente sambar
Quando eu não puder pisar mais na avenida
Quando as minhas pernas não puderem aguentar
Levar meu corpo, junto com meu samba
O meu anel de bamba, entrego a quem mereça usar
Eu vou ficar no meio do povo espiando
Minha escola perdendo ou ganhando 
Mais um carnaval
Antes de me despedir, deixo ao sambista mais novo,
O meu pedido final
Não deixe o samba morrer
Não deixe o samba acabar
O morro foi feito de samba
De samba para gente sambar


Não deixe o samba morrer

Non lasciare il samba morire
Non lasciare il samba finire
Il “Morro” è fatto di samba
Di samba per noi sambare
Quando io non potessi più calpestare il viale (del sambódromo)
Quando le mie gambe non riuscissero più
A portare il mio corpo insieme al mio samba
Il mio anello di “Bamba” consegnerò a chi merita di usarlo
Io resterò in mezzo alla platea spiando
La mia scuola vincendo o perdendo
Un carnevale in più
Prima di congedarmi, lascio al sambista più giovane
La mia ultima preghiera
Non lasciare il samba morrire
Non lasciare il samba finire
Il “Morro” è fatto di samba
Di samba per noi sambare

BrèSamba - Locanda Torricella - Dicembre 2018
Sara Trementini e Wellington Wella


    La geografia di Rio de Janeiro è allo stesso tempo fisica e sociale. C’è una pianura lungo le sponde del mare, a sud, dove sorgono i palazzi delle popolazioni ricche, solitamente uomini bianchi e più istruiti. Alle spalle di questa pianura si trova “O Morro” (la collina), dove la popolazione, di solito nera, esclusa dalla società civile, ha costruito i suoi “barracos” (case semplici in legno e zinco).
    Di fronte al mare, dove la musica era più colta e con influenze statunitensi, è nata la Bossa Nova, la musica dei bianchi, di chi vive una vita agiata. Una musica armonicamente ricca, complessa e leggera. Nel “Morro” è cresciuto il Samba dei neri e dei poveri, pieno di malinconia, di dolore, estremamente creativo e dalla melodia più intensa.
    Tre cose legano queste due realtà: la spiaggia, il calcio e il carnevale. Il Carnevale, atteso ogni anno con ansia dal  popolo del “Morro”, è il giorno del riscatto per i più poveri: ogni “Morro” ha la sua scuola di samba e durante la sfilata ogni scuola mostra tutto ciò che ha preparato durante l’anno...è  l’apoteosi, il loro momento di gloria. Questa tradizione è trasmessa di padre in figlio e fa sì che il samba tradizionale continui ad esistere.
    La canzone, composta da Edson Conceição e Aloísio Silva, venne incisa dalla cantante Alcione nell’album “A Voz do Samba” nel 1975 e riscosse un grande successo in Brasile: è la voce dell'anziano sambista che lascia la sua eredità ai più giovani, chiedendo loro di mantenere viva la tradizione e non lasciar morire il samba.
    La parola “Morro” potrebbe essere tradotta in italiano come “collina”. Tuttavia “Morro” ha una forte connotazione sociale che non troviamo nella parola “collina”.
    Anche la parola “Bamba” rimane senza traduzione. Rappresenta il “tizio in gamba", sveglio, in grado di fare samba di qualità e con ginga (altra parola intraducibile in italiano, che esprime un modo e una flessibilità tutta brasiliana di essere, di muoversi, di ballare...), rispettato dalla sua Escola de Samba per ciò che ha fatto per lei e per i suoi membri.
    

        Testo di Marcelo Solla e Sabina Samba

Madalena



Sara Tremetini - Madalena

Madalena

(Ivan Lins e Ronaldo Monteiro de Souza)

 

Oh Madalena, o meu peito percebeu

Que o mar é uma gota

Comparado ao pranto meu

Fique certa, quando o nosso amor desperta

Logo o sol se desespera

E se esconde lá na serra

Eh, Madalena, o que é meu não se divide

Nem tampouco se admite

Quem do nosso amor duvide

Até a lua se arrisca num palpite

Que o nosso amor existe

Forte ou fraco alegre ou triste

 

Traduzione

 

O Maddalena, il mio petto ha percepito

Che il mare è una goccia

In confronto al mio pianto

Stai sicura, quando il nostro amore si sveglia

Allora il sole si dispera

E si nasconde sui monti.

Eh, Maddalena, ciò che è mio non si divide

Tanto meno è ammesso che qualcuno dubiti del nostro amore.

Perfino la luna azzarda a suggerire che il nostro amore esiste

Forte o debole, allegro o triste


BrèSamba - Aprile 2018 - Teatro Telaio 

    Ronaldo Monteiro de Souza scrive il testo di questa canzone con l’aiuto di Ivan Lins che compone le musiche. Lo scrive in ricordo di un amore passato, per una donna di nome Vera Regina. Il nome Maddalena fu scelto a caso e diede il titolo a numerose altre canzoni scritte da altri autori brasiliani come la “Madalena do Jucú” di Martinho da Vila o la zingara “Sandra Rosa Madalena” di Sidney Magal.

    Ivan Lins è stato uno dei compositori brasiliani di maggiore successo all'estero, portando e promuovendo la musica brasiliana in diversi paesi. Nato a Rio de Janeiro nel 1945, visse la sua adolescenza a Boston. Quando tornò a Rio de Janeiro, studiò nel Collegio Militare. Più tardi si laureò in chimica industriale all'Università federale di Rio de Janeiro. La sua musica è frutto di una combinazione di jazz con la tradizione brasiliana, mescolando le sue origini brasiliane con la cultura musicale del jazz che ha imparato ad apprezzare negli Stati Uniti.

     Tra i suoi grandi successi, oltre a “Madalena”, ci sono “Começar de novo”, “Bandeira do divino”, “Novo tempo”, “Vitoriosa”, “Aos nossos filhos”. Collaborò, inoltre, con Michael Bublé alla realizzazione di un brano musicale dal titolo “Wonderful Tonight”.

    “Madalena” è stata registrata da Elis Regina. Tutti i principali compositori brasiliani sognavano di far interpretare le proprie canzoni da Elis Regina. Di questa grande artista vanno evidenziate due qualità: innanzitutto è stata la maggior “reveladora” (talent scout) di compositori brasiliani. Ha infatti scoperto e promosso diversi artisti sconosciuti prima, che successivamente sono stati apprezzati grazie alle sue interpretazioni: oltre a Ivan Lins, ha dato grande fama a Renato Teixeira, Belchior, Milton Nascimento, João Bosco, Adoniran Barbosa, Tim Maia, Gilberto Gil, Aldir Blanc, Tom Jobim e molti altri. Elis aveva, inoltre, una straordinaria capacità di trasformarsi ed era in grado di interpretare ogni canzone in modo sempre diverso, molto personale, intimo ed esplosivo.

    Elis Regina Carvalho Costa nacque a Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul il 17 marzo 1945 e la sua storia si intreccia con la storia della musica brasiliana. Ai sui esordi ha cantato la Bossa Nova e il Samba ed è stata leader della rinnovazione della musica brasiliana essendo tra i precursori della MPB (Musica Popular Brasileira). Alla fine degli anni ‘60 ha partecipato e vinto alcuni dei principali festival della canzone brasiliana. Negli anni ‘70 sebbene abbia vissuto giorni assai difficili perché mal tollerava la dittatura militare brasiliana, è stato tuttavia il suo periodo migliore per la produzione musicale, facendo molte tournée anche in Europa dove ebbe grande successo, specialmente nelle sue due partecipazioni al Festival di Montreux in Svizzera.

     Negli anni '80, all'apice della sua carriera, morì di una morte inaspettata. Era il 19 gennaio 1982 quando Elis fu trovata morta nel suo appartamento a San Paolo all'età di soli 36 anni, lasciando tre figli, Joao Marcelo, Pedro Mariano e Maria Rita, che attualmente stanno portando avanti la loro carriera di cantanti con la responsabilità di rappresentare la loro madre che è la più grande cantante in Brasile.

     Elis è stata in assoluto la più grande interprete del mondo di tutti i tempi. Purtroppo, quelli che non conoscono il portoghese non possono comprendere, e pertanto non possono godere di questa opinione ed è un privilegio straordinariosolo per coloro che comprendono il portoghese

        Testo di Marcelo Solla e Barbarella Happy



venerdì 19 gennaio 2018

Brazil com Z é pra Cabra da Peste, Brasil con S é a Nação do Nordeste



Legau da Metro

Brazil com Z é Pra Cabra da Peste, Brasil com S é a Nação do Nordeste
(Samba-enredo Mangueira 2002)

Vou invadir o Nordeste
Seu cabra da peste
Sou Mangueira
Com forró e xaxado
O filho do chão rachado
Vem com a Estação Primeira

Mangueira encanta
E canta a história que o povo faz, ô, ô, ô, ô,
Vem mostrar a nação do valente sertão
De guerras e de sonhos imortais
A cada invasão, uma reação
Pra cada expedição, um brado surgia
Brilhou o sol no sertão
À luz de um novo dia
Lendas e crendices
mistérios que vêm ao luar
No Velho Chico naveguei, com meu cantar

No canto e na dança
No pecado ou na fé, vou seguir no arrasta-pé
Deixa o povo aplaudir
Ao som da sanfona
Vou descendo a ladeira
Com o trio da Mangueira
Doce Cartola, sua alma está aqui

Padim, Padre Ciço, faça chover alegria
Pra que cada gota seja o pão de cada dia
Jogo flores ao mar pra saudar Iemanjá
E na lavagem do Bonfim, eu peço axé
Terra encantada e predestinada
Tua beleza não tem fim
Brasil, no coração eu levo paz
Pau-de-arara nunca mais

Vou invadir o nordeste
Seu cabra da peste
Sou Mangueira
Som forró e xaxado, o filho do chão rachado
Vem com a Estação Primeira


    Questo samba-enredo, presentato al Carnevale del 2002 dalla scuola di samba Mangueira, parla di una regione del Brasile del Nordeste da cui prende il nome il suo popolo il Nordestino, e valorizza gli stili di vita e la cultura.

    Il numero degli abitanti è pari, circa, a quello dell'Italia, ma la regione del Nordeste del Brasile ha un'area di estensione cinque volte più grande.

    E' composto, in totale, da nove Stati: Alagoas, Bahia, Ceará, Maranhão, Paraíba, Piauí, Pernambuco, Rio Grande do Norte e Sergipe.

    La maggior parte della popolazione abita nelle metropoli più grandi, che si trovano lungo la costa, dove, grazie ad un clima caldo e mite tutto l'anno e alla presenza di spiagge meravigliose, c'è un turismo fiorente e costante. Nella regione interna, detta anche Sertão, il clima è, invece, arido e secco; le regioni desertiche e la vegetazione tipica di questo luogo, ricordano la savana africana; la foresta di quest'area si chiama Caatinga.

    Tra la costa e l'entroterra si trova la regione Zona da Mata dove si è sviluppata l'agricoltura di canna da zucchero, coltivata in particolare, durante il periodo della colonizzazione portoghese nel XVII e XVIII secoli.

    Il Nordeste è stata la prima zona brasiliana colonizzata dagli Europei e Salvador fu la prima capitale del Brasile. Per questo motivo il Nordest è molto ricco di storia e tradizione. Il popolo Nordestino è molto spirituale e l'origine della sua cultura è un tipico esempio di sincretismo religioso, derivante dalla fusione tra il cattolicesimo del popolo portoghese colonizzante, e le religioni degli africani, trascinati in Brasile come schiavi tra il XVII e il XVIII secolo, per lavorare nei campi di canna da zucchero.

Nel XX secolo ci fu un forte processo migratorio del popolo Nordestino  verso le Regioni del Sudeste, in particolare nelle città di San Paolo e Rio de Janeiro, molto più sviluppate economicamente. Questi Retirantes (migrati) lasciarono la siccità e la povertà del Nordeste per cercare lavoro e una vita migliore nelle grandi città più a sud.

Traduzione e spiegazione

“Vou invadir o Nordeste
Seu cabra da peste
Sou Mangueira
Com forró e xaxado
O filho do chão rachado
Vem com a Estação Primeira”


Invaderò il Nordeste
Cabra da peste
Io sono Mangueira
Con forró e xaxado
Il figlio del suolo screpolato
Vieni con la Estação Primeira

In questo ritornello si trova il fulcro della trama. 
Cabra da peste” è un modo di dire, tipico della regione, usato per chiamare qualcuno “tizio coraggioso”. 
Il forrò e lo xaxado sono due ritmi tipichi del Nordeste. 
Il “chão rachado” rappresenta il suolo asciutto e screpolato della regione arida del “Sertão”. 
Estação Primeira” è una parte del nome della scuola di Samba. Il nome completo è “Grêmio Recreativo e Escola de Samba Estação Primeira de Mangueira; 
La stazione del treno Mangueira, si trova sotto la collina chiamata Morro da Mangueira, è la prima stazione ferroviaria che si incontra partendo della “Stazione Centrale” di Rio de Janeiro in direzione nord della città.

“Mangueira encanta
E canta a história que o povo faz, ô, ô, ô, ô,
Vem mostrar a nação do valente sertão
De guerras e de sonhos imortais
A cada invasão, uma reação
Pra cada expedição, um brado surgia
Brilhou o sol no sertão
À luz de um novo dia
Lendas e crendices
mistérios que vêm ao luar
No Velho Chico naveguei, com meu cantar”


Mangueira incanta 
E canta la storia che il popolo fa, oh, oh, oh, oh,
Vieni a mostrare alla nazione del coraggioso Sertão
Delle guerre e dei sogni immortali
Per ogni invasione, una reazione
Per ogni spedizione, un grido si alzava
Brillò il sole nel Sertão
Alla luce di un nuovo giorno
Leggende e superstizioni
misteri che vengono alle luce della luna
Nel Vecchio Chico io ho navigato, con il mio canto

“Il coraggioso Sertão delle guerre e dei sogni immortali dove per ogni invasione o spedizioni aveva una reazione e un grido che si alzava” testimonia la fatica del bianco europeo e dello Stato legale a raggiungere questa parte dell'entroterra della regione del Nordeste. Questo popolo aveva una propria cultura e una propria legge. Faceva parte di questa popolazione il “cangaçeiro” e le sue bande, e il bandito più famoso era Lampião, capo della banda più forte, che per molto tempo aveva vissuto nel Sertão a imporre le proprie regole. Gli uomini di “cangaçeiros” erano considerati banditi per la polizia, ma visti come eroi per molte persone del popolo nordestino.

“Leggende, superstizioni e misteri che vengono alle luce della luna”: questi versi si riferiscono al sincretismo religioso e al misticismo del popolo nordestino. “Velho Chico” (Vecchio Chico) fa riferimento al grande fiume São Francisco (San Francesco) che passa nel territorio ed è molto importante per la navigazione e per l'economia locale. “Chico” in Brasile è utilizzato come diminutivo del nome “Francisco” (Francesco).

“No canto e na dança
No pecado ou na fé, vou seguir no arrasta-pé
Deixa o povo aplaudir
Ao som da sanfona
Vou descendo a ladeira
Com o trio da Mangueira
Doce Cartola, sua alma está aqui”


Nel canto e nel ballo
nel peccato o nella fede, seguirò nel “arrasta-pè” 
Lascia la gente applaudire
Al suono della fisarmonica
Sto andando giù per il pendio
Con il trio di Mangueira
Dolce Cartola, la tua anima è qui

“Nel canto e nel ballo, nel peccato e nella fede” fa riferimento, ancora una volta, alla gioia e alla religiosità del popolo nordestino
Arrasta-pé”, che significa “trascina-piede”, è il nome di una festa in cui, al suono della fisarmonica, è usanza ballare e suonare il baião, lo xaxado e il forró. Questi sono i nomi delle musiche e delle danze tipiche del Nordeste. La fisarmonica è lo strumento fondamentale per interpretare queste musiche e il suo migliore interprete è stato Luiz Gonzaga. 
Il “trio” di Mangueira ricorda il “trio elettrico”, un camion con a bordo un equipaggio fonico sul quale il cantante e i musicisti sfilano per le vie di Salvador ogni anni nel carnevale. 
Agenor de Oliveira (1908-1980), conosciuto anche come “Cartola” è stato il compositore più conosciuto della scuola di Samba di Mangueira, ed è stato anche uno dei suoi fondatori, nel 1928.

“Padim, Padre Ciço, faça chover alegria
Pra que cada gota seja o pão de cada dia
Jogo flores ao mar pra saudar Iemanjá
E na lavagem do Bonfim, eu peço axé
Terra encantada e predestinada
Tua beleza não tem fim
Brasil, no coração eu levo paz
Pau-de-arara nunca mais.”


Padrino, Padre Ciço, fai piovere la gioia
Per che ogni goccia sia il pane quotidiano
Io offro fiori al mare per salutare Iemanjá
E nel lavaggio del Bonfim, io chiedo axé
Terra incantata e predestinata
La tua bellezza non ha fine
Brasile, nel cuore prendo la pace
Pau-de-Arara non mai piú.

Nella prima parte di questa strofa abbiamo di nuovo la fede e la religiosità del nordestino
Padre Cícero Romão Batista (1844-1934) è stato un padre cattolico  diventato un leader spirituale del popolo nordestino. 
Padre Cícero veniva chiamato con affetto  “Padre Ciço” e dicevano che lui era il padrino di tutti loro (Padrinho  in portoghese e padim in dialetto nordestino). 
Ancora oggi questo popolo prega per lui quando invoca la desiderata pioggia. La pioggia è la gioia del Sertão.
In vita, Padre Cícero fu accusato di eresia e fu scomunicato dalla Chiesa Cattolica.
Nel dicembre 2015 la Chiesa Cattolica Romana si riconciliò con lui e gli restituì il titolo di padre. Per la Chiesa Cattolica Brasiliana lui è diventato Santo. 
Nel Candonblé e nella Ubanda, religioni arrivata dall'Africa e molto praticate a Bahia, Yemanjá è uno dei sette Orixás. Yemanjé è la Regina del Mare e l'offerta dei fiori è uno omaggio per lei.
Nella seconda domenica dopo la Festa dei Re, in gennaio, si celebra nella Chiesa del “Senhor do Bonfin”, a Salvador, la festa cattolica del Santissimo Sacramento o festa del “Senhor do Bonfin”. 
Tutto cominciò nel 1773 quando la “Irmandade dos devotos leigos” obbligò gli schiavi a fare il lavaggio della chiesa per la festa.
Secondo la tradizione, anche oggi, il giovedì precedente alla festa, i seguaci del Candonblé eseguono questo lavaggio con “água de cheiro” (acqua profumata). Al popolo di questa religione è concesso accedere solo però alle scale esterne all'edificio (as escadarias do Bonfin), perché la Chiesa Cattolica chiude loro  la porta e non gli permettono di entrare, non essendo cristiani. 
Il testo del brano termina con una esaltazione della bellezza di questo luogo, chiede la pace e spera di non dover viaggiare più sul Pau-de-Arara, cioè un camion aperto sul quale il nordestino veniva trasportato, costretto a lasciare la propria terra alla ricerca di una fortuna migliore.

        Testo di Marcelo Solla e Barbarella Happy

giovedì 2 novembre 2017

Trem das Onze


BrèSamba - Novembre 2018 - Magazzino Telaio

Trem das onze
(Adoniran Barbosa)

Quais, quais, quais, quais, quais, quais
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum
Quais, quais, quais, quais, quais, quais,
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum
Quaiscalingudum

Não posso ficar
Nem mais um minuto com você
Sinto muito, amor
Mas não pode ser
Moro em Jaçanã
Se eu perder esse trem
Que sai agora às onze horas
Só amanhã de manhã

E além disso, mulher
Tem outra coisa
Minha mãe não dorme
Enquanto eu não chegar

Sou filho único
Tenho minha casa pra olhar

Traduzione del testo di Adoniran Barbosa

Non posso restare 
un minuto di più con te
Mi dispiace, amore, 
ma non è possibile
Abito a Jaçanã
Se perdo questo treno
Che parte adesso alle undici 
Devo aspettare fino a domani mattina

Oltre a questo, ragazza,
C’è un altro motivo:
Mia madre non si addormenta
Finchè non torno a casa

Sono figlio unico
Devo occuparmi della mia casa.




Figlio Unico
(Versione Riccardo del Turco)

Non posso restare ancora un minuto accanto a te,
anche se il mio amor sai è solo per te,
muoio se non ci sei,
ma devo prendere il treno che mi porterà lontano tanto lontano da te

Non posso restare ancora un minuto accanto a te,
mi dispiace amor ma non posso restar,
muoio se non ci sei,
ma devo prendere il treno che mi porterà lontano e vuoi sapere perchè,

se stasera non sarò tornato a casa ci sarà qualcuno che non dormirà...
Son figlio unico la mia casa è vuota senza me!


Trem das Onze / Figlio Unico - Sara Trementini (Voce) e Marcelo Solla (Chitarra)

    Adoniran Barbosa é il nome artistico di João Rubinato. Egli naque a Valinhos (São Paulo) nel 1910. Figlio di immigrati italiani, morì nel 1982. Adoniran Barbosa è stato attore, cantante, comico, ma, soprattutto compositore. È considerato il precursore del samba paulista e, insieme al suo amico Paulo Vanzolini, uno dei migliori compositori di tutta la città di São Paulo. 
    I suoi testi, di solito, parlano del suo popolo, quello di São Paulo, della sua semplicità, e li scrive in modo ironico e con molto umorismo. Usa il linguaggio del gergo dei lavoratori urbani e dei poveri; spesso infatti, il portoghese che scrive non rispetta le corrette regole grammaticali.
    La musica di questa canzone è stata composta in 1964 e nello stesso anno vince il “Prêmio de Músicas Carnavalescas del IV Centenário di Rio de Janeiro”, diventando famosa prima nella città del Rio de Janeiro e, nell'anno successivo, con la registrazione di “Demônios da Garoa”, un grande successo ascoltato in tutto il Brasile. Oggi è uno dei samba più tradizionali del Brasile ed è stata eletta dal “Paulistano” (cittadino nato a São Paulo) come la musica simbolo che più rappresenta la città.

    Nel 1966, Riccardo del Turco registra una versione in italiano di “Figlio Unico”, senza aver mai prima conosciuto l'autore: Adoniran Barbosa. Uno amico di Adoniran al suo ritorno in Brasile dopo un viaggio in Italia, gli  racconta che la sua canzone veniva trasmessa da tutte le radio italiane e si diceva che gli autori del testo fossero Riccardo del Turco e “Giovanni Rubinato” (italianizzazione del vero nome di Adoniran: “João Rubinato). Il suo amico, Paulo Vanzolini, raccontò nel film “Acerto de Contas” che Adoniran si infuriò molto con il cantante italiano per questo affronto, anche perché, fino alla sua morte, non aveva mai ricevuto una lira dall'Italia come ricompensa dei diritti d'autore.  Una bella leggenda racconta che Adoniran in punto di morte, chiamò al suo capezzale il nipote e gli disse: “Nipote mio, impara l’italiano e corri in Italia a prendere tutti i soldi che quello stronzo mi ha rubato!”

        Testo di Marcelo Solla e Barbarella Happi