mercoledì 29 gennaio 2020

Águas de Março


Ivete Souza e BrèSamba

Águas de Março
(Antonio Carlos Jobim)

É pau, é pedra, é o fim do caminho
É um resto de toco, é um pouco sozinho
É um caco de vidro, é a vida, é o sol
É a noite, é a morte, é um laço, é o anzol
É peroba do campo, é o nó da madeira
Caingá candeia, é o matita-pereira
É madeira de vento, tombo da ribanceira
É o mistério profundo, é o queira ou não queira
É o vento ventando, é o fim da ladeira
É a viga, é o vão, festa da cumeeira
É a chuva chovendo, é conversa ribeira
Das águas de março, é o fim da canseira

É o pé, é o chão, é a marcha estradeira
Passarinho na mão, pedra de atiradeira
É uma ave no céu, é uma ave no chão
É um regato, é uma fonte, é um pedaço de pão
É o fundo do poço, é o fim do caminho
No rosto um desgosto, é um pouco sozinho
É um estepe, é um prego, é uma conta, é um conto
É um pingo pingando, é uma ponta, é um ponto
É um peixe, é um gesto, é uma prata brilhando
É a luz da manha, é o tijolo chegando
É a lenha, é o dia, é o fim da picada
É a garrafa de cana, o estilhaço na estrada
É o projeto da casa, é o corpo na cama
É o carro enguiçado, é a lama, é a lama
É um passo, é uma ponte, é um sapo, é uma rã
É um resto de mato na luz da manhã
São as águas de março fechando o verão
É a promessa de vida no teu coração

É uma cobra, é um pau, é João, é José
É um espinho na mão, é um corte no pé
São as águas de março fechando o verão
É a promessa de vida no teu coração
É pau, é pedra, é o fim do caminho
É um resto de toco, é um pouco sozinho
É um passo, é uma ponte, é um sapo, é uma rã
É um belo horizonte, é uma febre terça
São as águas de março fechando o verão
É a promessa de vida no teu coração

Águas de Março

È stecco, è sasso, è la fine della strada
È un avanzo di ceppo, è un po’ solitario
È un frammento di vetro, è la vita, è il sole
È la notte, è la morte, è un nodo, è l’amo
È peroba do campo, è il nodo del legno
Caingá candeia, è il matita-pereira
È legno di vento, caduta dal dirupo
È il mistero profondo, è il volente o nolente
È il vento soffiando, è la fine del pendio
È la trave, è il vano, festa della cumeeira
È la pioggia piovendo, è due chiacchiere al fiume
Delle piogge di marzo, è la fine della fatica

È il piede, è il pavimento, è la marcia in strada
Uccellino nella mano, sasso di fionda.
È un volatile nel cielo, è un volatile a terra
È un ruscello, è una fonte, è un pezzo di pane
È il fondo del pozzo, è la fine della strada
Nel volto un disgusto, è un po’ solitario
E una steppa, è un chiodo, e un conto, è un racconto
È una goccia gocciando, è una punta, è un punto.
È un pesce, è un gesto, è un argento lucente
È la luce del mattino, è il mattone arrivando
È la legna, è il giorno, è il sentiero senza uscita
È la bottiglia di cachaça, è la scheggia per strada
È il progetto della casa, è il corpo nel letto
È la macchina in avaria, è il fango, è il fango
È un passo, è un ponte, è un rospo, è una rana
È un resto di foresta nella luce del mattino
Sono le piogge di marzo chiudendo l’estate
È la promessa di vita nel tuo cuore

È un serpente, è un tronco, è Giovanni, è Giuseppe
È una spina nella mano, è un taglio nel piede
Sono le piogge di marzo chiudendo l’estate
È la promessa di vita nel tuo cuore
È stecco, è sasso, è la fine della strada
È un avanzo di ceppo, è un po’ solitario
È un passo, è un ponte, è un rospo, è una rana
È un bell’orizzonte, è una febbre intensa
Sono le piogge di marzo chiudendo l’estate
È la promessa di vita nel tuo cuore




    Una delle più belle leggende della musica brasiliana è legata alla canzone Águas de Março. Gli amici Tom Jobim e Vinicius de Moraes erano soliti frequentare i tavolini esterni del Bar Veloso, sul lungomare di Ipanema. Da lì osservavano i passanti, soprattutto le ragazze. E’ noto che una di queste ispirò la loro canzone Garota de Ipanema. A volte la gente salutava Vinicius dicendo: “Buongiorno Poeta” e lui rispondeva: “Poeta no, Poetinha (poetuccio), perché vero poeta è Drummond” facendo riferimento a Carlos Drummond de Andrade, il maggior poeta della lingua portoghese di tutti i tempi. Drummond era nato nello stato di Minas Gerais, a Itabira, ma allora viveva a Rio di Janeiro, dove lavorava come impiegato pubblico. In un bel giorno assolato i due compositori, seduti al solito bar, videro passare Drummond e Tom Jobim lo chiamò: “Poeta, poeta, vieni qui! Tu che sei il nostro grande poeta, potresti indicarmi un buon rimario?”. Drummond rispose, secco: “uno che ha scritto Águas de Março non ha bisogno di un dizionario di rime”, e se ne andò col suo passo lento e leggero.

    Il mese di marzo rappresenta la fine dell’estate in Brasile. Nella “Serra do Mar”, stagliata sullo sfondo della città di Rio de Janeiro, è un periodo di piogge intense, che a volte causano alluvioni. La città di Rio è situata tra l’Oceano Atlantico e l’altipiano della Serra do Mar, non lontano da una grande insenatura chiamata “Baia da Guanabara”.  Tom Jobim aveva una cascina sulle montagne, nel piccolo villaggio di São José do Vale do Rio Preto. Nel 1972 in questa cascina immersa nella natura Tom Jobim ha composto Águas de Março. Era un periodo cupo per Jobim. Il suo medico temeva il peggio per lui a causa della cirrosi, che lo aveva colpito in un periodo in cui beveva troppo. Le strofe “é um resto di toco, é um poco sozinho” e “é o corpo na cama” riflettono il suo stato d’animo. Più tardi in diverse interviste Tom Jobim fa riferimento a questo periodo con tono melancolico, come a un momento durante il quale aveva smesso di credere nel suo futuro artistico. Temeva di ritrovarsi a 80 anni in un circo cantando Garota de Ipanema e di venir fischiato e criticato.

    Nel testo della canzone è presente solo la terza persona singolare del verbo essere. E’ un susseguirsi di parole ed espressioni, come una serie di scatti fotografici che danno forma ad una descrizione per immagini del contesto naturale e paesaggistico della “Serra Carioca”. Unica eccezione al plurale per le “acque di marzo”: “são as águas de março fechando o verão”, sono le piogge di marzo, promessa di vita e di rinascita, non solo per la vegetazione ma per il cuore, per l’animo umano.


    Il brano è stato lanciato con un singolo contenente O Tal, brano d’esordio del compositore João Bosco. Nel 1973 è il brano di apertura dell’album Matita Perê di Tom Jobim. Al 1974 risale la registrazione più conosciuta, il duetto con Elis Regina per l’album Elis e Tom. Questo incontro tra Elis e Tom è stato uno dei momenti sublimi della musica brasiliana: il maggior compositore con la più grande interprete. Tom veniva dalla Bossa Nova, che già esisteva da vent’anni, rappresentava il passato; Elis cantava la MPB (eme-pe-be, Musica Popular Brasileira) che era appena nata, rappresentava il futuro. La Philips aveva in mente di mettere insieme queste due stili, affidando le canzoni tradizionali di Tom all’energia di Elis e dei suoi musicisti. Elis e Tom rimasero entrambi increduli all’idea che l’altro avesse accettato di collaborare, così, il tempo di prendere accordi e i progetto si concretizzò. Elis e suoi musicisti volarono a Los Angeles, California, dove viveva Jobim, per curare i dettagli e registrare. Solo una volta atterrati vennero a sapere che avrebbero avuto pochissimo tempo per registrare. Cesar Camargo Mariano, marito di Elis Regina fu scelto per fare gli arrangiamenti delle canzoni. Cesar chiese a Elis di portare i loro figli a Disneyland, così da poter restare in albergo tranquillo e lavorare sui brani, ma questa pace durava poco a causa di Tom Jobim, che lo chiamava circa tre volte al giorno per sapere “come andavano i lavori”. La squadra ebbe appena due giorni per lavorare in studio: Elis e Tom, la prima collaborazione assoluta tra i due, uno degli album più importanti della musica brasiliana è stato registrato solo in due giorni! La qualità eccelsa dei musicisti ha contribuito non poco alla buona riuscita dell’impresa: Cesar Camargo Mariano al pianoforte, Oscar Castro Neves e Helio Delmiro alla chitarra, Luizão Maia al basso, Paulinho Braga alla batteria e Chico Batera alle percussioni. Elis raccontò in seguito di aver avuto delle difficoltà a lavorare con Tom Jobim: Tom era un instancabile fucina di scherzi e battute, cosa che faceva ridere Elis costantemente mentre cantava. Proprio quel sorriso e quella gioia contagiosa hanno forgiato la splendida immagine di Elis Regina.

        Testo scritto da Marcelo Solla e Sabina Samba

martedì 7 gennaio 2020

Volta por Cima




BrèSamba - Volta por Cima


Volta por cima
(Paulo Vanzolini)

Chorei, não procurei esconder
Todos viram, fingiram
Pena de mim, não precisava
Ali onde eu chorei
Qualquer um chorava
Dar a volta por cima que eu dei
Quero ver quem dava

Um homem de moral não fica no chão
Nem quer que mulher
Venha lhe dar a mão
Reconhece a queda e não desanima
Levanta, sacode a poeira
E dá a volta por cima

Volta por cima

Ho pianto, non ho cercato di nasconderlo
Tutti hanno visto, hanno finto
Pena per me, non ce n’era bisogno
Lì dove io ho pianto
Qualcun altro piangeva
Rialzarsi, come io ho fatto
Voglio vedere chi si è rialzato

Un uomo integro non resta sul pavimento
Neppure vuole che alcuna donna
Gli dia la mano
Accetta la caduta e non si perde d’animo
Si alza, si scrolla di dosso la polvere
E ricomincia


BréSamba - Volta por cima


    Durante la trasmissione “Programa Ensaio”, nel 1972, Rodrigo Faro chiese ad Adoniran Barbosa: “Di cosa c’è bisogno per fare samba?”. Adoniran rispose: “Bisogna essere ignoranti! Il Samba è cosa di persone semplici”. La sua risposta è fedele allo stile semplice e popolare di Adoniran, che è molto diverso da quello di Paulo Vanzolini. Paulo Vanzolini e Adoniran Barbosa, i due principali esponenti del Samba Paulista, erano molto amici e avevano grande ammirazione l’uno per l’altro. Ma mentre Adoniran era cresciuto nel Bixiga, il quartiere italiano di São Paulo, quindi di estrazione assai modesta, Paulo Vanzolini proveniva dall’élite paulista. Si laureò in medicina presso la rinomata Universidade de São Paulo e fece un dottorato in zoologia alla Harvard University. Fu tra i fondatori della FAPESP (Fondazione di aiuto alla ricerca dello Stato di São Paulo) e per più di trenta anni direttore del Museo di Zoologia di São Paulo. Nel suo percorso di zoologo viaggiò molto per le campagne, le foreste e l’entroterra del Brasile. Studiando gli animali e le piante ha potuto conoscere le popolazioni locali, e da queste ha tratto grande ispirazione per le sue canzoni.

    Il Brano Volta por Cima è stato composto nel 1959 ed è stato registrato per la prima volta nel 1963 dal cantante Noite Ilustrada riscuotendo grande successo. L’espressione “Levanta, sacode a poeira e dá a volta por cima” è usata molto comunemente nella lingua parlata. “Dar a volta por cima” significa letteralmente “dare il ritorno da sopra” ovvero ricominciare, rialzarsi e andare avanti.

    La composizione non è mai stata la principale attività professionale di Paulo Vanzolini, ma diversi suoi pezzi fanno parte della storia del samba paulistano, come “Ronda”, registrata la prima volta nel 1953 per il cantante Bola Sete. “Praça Clovis”, “Cutelinho” e “Juizo Final” sono altri suoi popolarissimi titoli. “Capoeira do Arnaldo” è una delle sue opere prime. “Seu Barbosa” è un samba molto divertente nel quale Paulo Vanzolini prende in giro il suo amico Adoniran Barbosa.

Paulo Vanzolini

    Paulo Vanzolini è nato a San Paolo il 25 aprile 1924, figlio di un ingegnere italiano emigrato in Brasile. Ha vissuto quasi tutta la tua vitta a São Paulo, dove è morto all’età di 89 anni, il 29 aprile 2013. Vanzolini era appassionato di scienze naturali, ma non aveva cura delle sue produzioni artistiche; scriveva ma non conservava né catalogava le sue canzoni. Nel 2003 diversi cantanti brasiliani hanno potuto registrare 52 sue canzoni dando vita all’album “Acerto de contas”, “regolamento di conti”. Questa raccolta oltre ad essere un omaggio a Paulo Vanzolini è anche una catalogazione quasi completa di tutte le canzoni da lui composte, recuperate da colleghi e amici.

        Testo scritto da Marcelo Solla e Sabina Samba


lunedì 2 dicembre 2019

O Bonde São Januário


BrèSamba - O Bonde São Januário - Eleonora Olivares e Sabina Samba


O Bonde São Januário
(Ataulfo Alves e Wilson Batista)

Quem trabalha é que tem razão
Eu digo e não tenho medo de errar
O bonde São Januário
Leva mais um operário
Sou eu que vou trabalhar
Antigamente eu não tinha juízo
Mas resolvi garantir meu futuro
Vejam vocês
Sou feliz vivo muito bem
A boemia não dá camisa ninguém.

O Bonde São Januário

Chi lavora è chi è corretto
io dico e non ho paura di sbagliare
Il tram São Januàrio
porta un operaio in più
sono io che vado a lavorare 
Prima ero senza giudizio
Ma ho deciso di garantire il mio futuro
Vedete voi
Sono felice e vivo molto bene
La boemia non dà camicia a nessuno

Il discorso di Getúlio Vargas ai lavoratori nel Stadio Sao Januário

    Negli anni ‘40 del secolo scorso anche il Brasile visse la sua dittatura comandata da Getulio Vargas, che aveva un grande idolo in Europa: Benito Mussolini. La legislazione del lavoro in Brasile è basata sulla Carta del Lavoro del fascista. Il primo di maggio di ogni anno nello stadio “São Januàrio” della squadra di calcio Vasco da Gama, a Rio de Janeiro, Getúlio teneva un lungo discorso indirizzato ai lavoratori. I suoi sermoni cominciavano sempre con “Trabalhadores do Brasil” (Lavoratori del Brasile), ed erano un esplicito invito a mettersi a servizio dello Stato, garante del cittadino. Il vecchio “malandro carioca”, pericoloso e furbo, doveva ora guardare all’immagine della nuova filosofia del “Lavoro”. Il “Malandro” non può più soltanto bighellonare in spiaggia giocando a calcio, bevendo “cachaça”, suonando la chitarra, le percussioni e facendo samba. Il “Malandro” deve diventare un “Lavoratore”, deve iscriversi al sindacato, deve pagare l’INPS, deve diventare un “socio” dello Stato. Il DIP (Departamento de Impresa e Propaganda) era un organo di repressione che approfittò della popolarità della radio e del samba per plasmare questa nuova immagine. Il brano “O Bonde de São Januário” diventa un inno dei lavoratori.

    Però...
    ...un sambista mai farebbe un samba per appoggiare la dittatura. Nel testo originale di Ataulfo Alves e Wilson Baptista non troviamo traccia di alcun operaio. Venne censurato, poiché apostrofava il “sócio”, il lavoratore iscritto al sindacato, come “otario”, un appellativo tutt’altro che complimentoso: il lavoratore è al servizio della dittatura. Il testo critica dunque i sindacati e la loro compromissione con lo stato dittatoriale. Il brano fu poi registrato da Ciro Monteiro con la “piccola” alterazione operata dal DIP: “sócio otário” venne sostituito da “operário”, cambiamento sufficiente a stravolgere completamente il senso del messaggio.

    Testo originale censurato:

O bonde São Januário
Leva mais um sócio otário
Só eu não vou trabalhar

“Il tram São Januário 
porta un socio stronzo in più, 
soltanto io non vengo a lavorare”

    Testo cambiato dal DIP:

O bonde São Januário
Leva mais um operário
Sou eu que vou trabalhar

“Il tram São Januário
porta un operaio in più, 
sono io che vengo a lavorare”.

    Nel video di BrèSamba per questo blog, Eleonora Olivares canta il testo originale di Ataulfo Alves e Wilson Baptista e Sabina Samba canta il testo della dittatura registrato da Ciro Monteiro.


...ma volete sapere come è finita questa storia?

ll Brasile dichiarò guerra all’Italia, invase l’Italia e vinse la guerra!

Proprio così.

Il 22 agosto 1942 il Brasile di Getulio Vargas, che era sostenitore di Mussolini più per interessi economici che per ideologia, dichiarò guerra alle potenze dell’Asse, Italia, Germania e Giappone, prendendo parte al conflitto a fianco degli alleati. Gli Stati Unuti “regalarono” al Brasile un’industria dell’acciaio (CSN – Compania Siderúrgica Nacional) e installarono una base militare a Natal, nel Nordeste Brasiliano. Secondo il popolo brasiliano il Brasile non sarebbe mai entrato in guerra. Da questa convinzione nacque l’espressione popolare "é mais fácil uma cobra fumar do que o Brasil entrar na Guerra": è più facile veder fumare un serpente che il Brasile entrare in guerra. Il 13 agosto 1943 il Brasile creò la FEB (Força Expedicionária Brasileira) il cui simbolo distintivo è un serpente che fuma:



Il 2 luglio 1944 il serpente fumò e la FEB partì per l’Italia alla volta di Napoli. L’intervento ebbe inizio nel settembre 1944, quando le truppe brasiliane liberarono Barga e la valle del fiume Serchio. Il 21 febbraio 1944 ebbe luogo la vittoria più importante della FEB in Italia nella battaglia di Monte Castello, alla quale seguì la battaglia di Montese. Le truppe raggiunsero poi Bologna e Torino.

Come tutti sanno gli alleati vinsero la guerra, ma forse non tutti ricordano che tra gli alleati ci fu il Brasile. Circa 27.000 soldati brasiliani presero parte al conflitto e tra loro si contarono più di 2.000 caduti. Adesso, quando qualcuno vi domanderà: “Chi liberò l’Italia dal Nazifascismo?” potrete rispondere “I Partigiani, ma anche i Brasiliani”!


       
        Testo scritto da Marcelo Sola e Sabina Samba

giovedì 21 novembre 2019

Mama Africa


Legau da Metro - Mama Africa


Mama Africa 
(Chico César)

Mama África
A minha mãe é mãe solteira
E tem que fazer mamadeira todo dia
Além de trabalhar como empacotadeira
Nas Casas Bahia...
Mama África, tem tanto o que fazer
Além de cuidar neném
Além de fazer denguim
Filhinho tem que entender
Mama África vai e vem
Mas não se afasta de você...
Quando Mama sai de casa
Seus filhos se olodunzam
Rola o maior jazz
Mama tem calo nos pés
Mama precisa de paz...
Mama não quer brincar mais
Filhinho dá um tempo
É tanto contratempo
No ritmo de vida de mama...

Mama Africa

La mia mamma è una madre single
E deve preparare il biberon ogni giorno
Oltre che lavorare come confezionatrice
A Casas Bahia...
Mama Africa, ha così tanto da fare
Oltre che prendersi cura dei bambini
Oltre che fare le coccole
Bambino devi capire
Mama Africa va e viene
Ma non si allontana da te...
Quando la mamma esce di casa
I suoi figli si Olodumizzano
E accade il più grande jazz
Mamma ha i calli ai piedi
La mamma ha bisogno di pace
La mamma non vuole più giocare
Figlio fermati
Ci sono tanti contrattempi
Nel ritmo di vita di Mama.


    Chico César è il nome artistico di Francisco César Gonçalves, nato il 26 gennaio 1964 nella regione del Paraíba, nella parte Nord-est del Brasile. Laureato in giornalismo, ha inizialmente lavorato come revisore di testi e giornalista per alcuni anni. Nel 1991, dopo una tourné in Germania con la sua banda "Cuscuz Clã", decise di vivere guadagnando solo con la musica, per questo intensifica il suo lavoro di composizione. Il nome "Cusuz Clã" significa: il Clan del Cuscus (cibo di origine orientale che esiste anche in Brasile, ma impiegato in un modo un po' diverso). Non esiste alcuna relazione con il "Ku Kux Klan", se non per ironia fonetica, dal momento che la vita e il pensiero di Chico Cèsar sono totalmente opposti alle idee di quest'ultima organizzazione.
    Il brano "Mama Africa" è del 1996 ed ha fatto conoscere Chico César in tutto i mondo. Il suo video clip, rivoluzionario e originale allo stesso tempo, ha vinto il premio come miglior video clip dell'anno nel canale televisivo MTV Brasilie e la canzone è diventata subito popolare in tutta la nazione.  
Anche se il Brasile era appena uscito di una dittatura militare e cominciava ad essere “democratico”, la differenza sociale tra i ricchi e i poveri, tuttavia, continuava ad essere molto marcata. Essere povero era difficile, ma, essere una Donna povera, lo era ancora di più. Il testo della canzone dimostra la forza e la resilienza di una donna povera che deve sostenere da sola una famiglia composta da molti figli. Lei è brava e non si stanca, osserva il successo delle impresa dei propri figli con orgoglio, nonostante si siano "olodumizzati e fanno una gran confusione”. 
    La parola “Jazz” può essere tradotta come lo stile musicale statunitense, ma anche nel senso di confusione, rumore. L'espressione “se oloduzam” è un interessante neologismo dove Chico Cèsar crea il verbo riflessivo “oloduzar” e lo coniuga nella terza persona plurale con il senso di “essere qualcuno che sembra o suona negli Olodum”. Olodum è il più conosciuto gruppo di musica, organizzato con ispirazione nella musica e cultura africana, formatosi nel Pelorinho, quartiere storico di Salvador, a Bahia.
    Questa Mamma non si ferma mai perché “deve preparare il biberon tutti i giorni oltre a lavorare come confezionatrice a Casas Bahia”. Casas Bahia è un grande magazzino popolare presente in tutto il Brasile e che vende articoli casalinghi (frigoriferi, forni, condizionatori dell'aria, TV,...) e il modesto sogno consumistico dei poveri in Brasile è quello di possedere la tessera di fedeltà di Casas Bahia per potere acquistare questi elettrodomestici con una decina di rate e con gli interessi di un paio d’anni, anche se, così facendo, pagano tre volte il prezzo del prodotto. 
    Lo stesso riferimento a Casas Bahia, si trova anche nella celebre frase del “Mamona Dinho” nella canzone di Chopis Centis: “A minha felicidade è un crediàrio nas Casas Bahia” (La mia gioia è una carta di credito nella Casas Bahia). 
Mamma Africa, oltre a prendersi cura del bambino fa anche “denguim”, altra parola interessantissima, che è un diminutivo carino, tipico della regione nordestina della parola “dengo” che non ha alcuna traduzione in italiano. 

        Testo scritto da Marcelo Solla e Barbarella Happy

sabato 5 ottobre 2019

O Que Será


O Que Será - Sara Trementini e Marcelo Solla

O que será (À flor da Terra)

(Chico Buarque e Francis Hime)

 

O que será, que será?

Que andam suspirando pelas alcovas

Que andam sussurrando em versos e trovas

Que andam combinando no breu das tocas

Que anda nas cabeças anda nas bocas

Que andam acendendo velas nos becos

Que estão falando alto pelos botecos

E gritam nos mercados que com certeza

Está na natureza

Será, que será?

O que não tem certeza nem nunca terá

O que não tem conserto nem nunca terá

O que não tem tamanho...

 

O que será, que será?

Que vive nas ideias desses amantes

Que cantam os poetas mais delirantes

Que juram os profetas embriagados

Que está na romaria dos mutilados

Que está na fantasia dos infelizes

Que está no dia a dia das meretrizes

No plano dos bandidos dos desvalidos

Em todos os sentidos...

Será, que será?

O que não tem decência nem nunca terá

O que não tem censura nem nunca terá

O que não faz sentido...

 

O que será, que será?

Que todos os avisos não vão evitar

Por que todos os risos vão desafiar

Por que todos os sinos irão repicar

Por que todos os hinos irão consagrar

E todos os meninos vão desembestar

E todos os destinos irão se encontrar

E mesmo o Padre Eterno que nunca foi lá

Olhando aquele inferno vai abençoar

O que não tem governo nem nunca terá

O que não tem vergonha nem nunca terá

O que não tem juízo...

 

 

Ah Che Sarà

(testo italiano di Ivano Fossati)

 

Ah, che sarà, che sarà

che vanno sospirando nelle alcove

Che vanno sussurrando in versi e strofe

Che vanno combinando in fondo al buio

Che gira nelle teste e nelle parole

Che accende candele nelle processioni

Che va parlando forte nei portoni

e grida nei mercati che con certezza

Sta nella natura nella bellezza

Quel che non ha ragione né mai ce l'avrà

quel che non ha rimedio né mai ce l'avrà

quel che non ha misura.

 

Ah, che sarà che sarà

che vive nell'idea di questi amanti

che cantano i poeti più deliranti

che giurano i profeti ubriacati

che sta sul cammino dei mutilati

e nella fantasia degli infelici

che sta nel dai e dai delle meretrici

nel piano derelitto dei bambini

Ah, che sarà, che sarà

quel che non ha decenza né mai ce l'avrà

quel che non ha censura né mai ce l'avrà

quel che non ha ragione.

 

Ah, che sarà, che sarà

che tutti i loro avvisi non potranno evitare

che tutte le risate andranno a sfidare

che tutte le campane andranno a cantare

e tutti i figli insieme a consacrare

e tutti i figli insieme a purificare

e i nostri destini ad incontrare

perfino il Padre Eterno da così lontano

guardando quell'inferno dovrà benedire

quel che non ha governo né mai ce l'avrà

quel che non ha vergogna né mai ce l'avrà

quel che non ha giudizio.

 

Ah Che Sarà - Sara Trementini e Marcelo Solla

    Nel 2016 Bob Dylan vinse il Premio Nobel per la Letteratura. Bob Dylan è statunitense e scrive in inglese; Chico Buarque è brasiliano e scrive in portoghese. Se fosse il contrario, cioè se Chico scrivesse in inglese e Bob Dylan in portoghese, l’illustre commissione svedese avrebbe certamente premiato il cantautore brasiliano.

     Nessun altro come Chico Buarque de Hollanda è stato in grado di interpretare e di creare un collegamento tra il più alto livello culturale classico e la più genuina semplicità popolare. Geniali sono la sua sensibilità e la sua creatività. Lui è l’autore di un numero pazzesco di brani sempre diversi tra loro, con una varietà infinta di argomenti e di trame.

    “O que será” unisce tre forme diverse di arte: Musica, Cinema e Letteratura. La musica fu composta per il film “Dona Flor e i suoi due mariti” diretto dal grande regista brasiliano Bruno Barreto. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Jorge Amado, scrittore apprezzato e amato in tutto il mondo e da più generazioni.

Jorge Amado

    Jorge Amado è lo scrittore brasiliano più conosciuto e letto in Italia: praticamente tutti i suoi romanzi sono stati tradotti in italiano. “Capitani della spiaggia” (Capitães da areia, 1936); “Gabriella, garofano e cannella” (Gabriela, cravo e canela, 1958); “La bottega dei miracoli” (Tenda dos milagres, 1969); “Vita e miracoli di Tieta de Agreste” (Tieta do Agreste, 1977); “Tocaia grande: la faccia oscura” (Tocaia grande. A face obscura, 1985) sono solo alcuni dei suoi grandi romanzi più conosciuti. Il libro “Dona Flor e i suoi due mariti” (Dona Flor e seus dois maridos, 1966) è stato tradotto in italiano da Elena Grechi.

     Jorge Amado è considerato in Brasile l’autore “regionalista” della seconda fase del movimento letterario modernista. Il termine “regionalista” è dovuto principalmente al fatto che Jorge Amado ambientò i suoi romanzi nella terra in cui era nato: Bahia. Bahia è la regione del Brasile che è sempre stata una fonte inesauribile di arte e cultura, la patria di grandi artisti brasiliani ed inoltre una calda terra di sole e mare, con persone considerate sempre allegre e amichevoli. La sensualità della gente di Bahia è comunemente ritratta nei libri di Jorge Amado ed è molto presente nel libro “Dona Flor e i suoi due mariti”.

     Nel 1976 vi fu un adattamento cinematografico del romanzo diretto dal regista Bruno Barreto e Dona Flor fu interpretata da Sônia Braga come protagonista; José Wilker nel ruolo di Vadinho, il primo e sensuale marito di Dona Flor, e Mauro Mendonça fu il farmacista che sposa la vedova Dona Flor dopo la morte di Vadinho. Il nuovo marito non soddisfa del tutto la passionale moglie Dona Flor dal punto di vista sessuale. Allora lo spirito di Vadinho, ritorna sulla terra e, mostrandosi soltanto a lei, inizia a stuzzicarla. Finalmente Dona Flor con il ritorno di Vadinho, seppure solo in sembianze di spirito e non in carne ed ossa, torna a rivivere la passione.

     Bruno Barreto è un importante regista, sceneggiatore e produttore cinematografico brasiliano. Grazie al grande successo internazionale del film “Donna Flor e i suoi due mariti”, riesce a farne una nuova versione hollywoodiana, con il titolo: “C'è... un fantasma tra noi due”, collaborando come sceneggiatore. Nel 1983 Bruno Barreto dirige e scrive la sceneggiatura di un altro romanzo di Jorge Amado, “Gabriela”, con la stessa Sônia Braga come protagonista insieme a Marcello Mastroianni.

     Per scrivere le canzoni del film “Dona Flor e i suoi due mariti”, Bruno Barreto invita i suoi amici: Chico Buarque de Hollanda e Francis Hime. Così nasce “O que será” con la musica di Francis Hime e i testi di Chico Buarque de Hollanda. Esistono tre diverse versioni di “O che será”: “A flor da Terra”, “A flor da Pele” e “Abertura”. Il brano “A flor da pele” si concentra sul rapporto amoroso e sensuale tra Vadinho e Dona Flor, mentre la canzone finale, “A flor da terra”, è una canzone di libertà, dal contenuto più forte e politico.

     Nel 1989 il brano “A flor da Terra” ha avuto una traduzione italiana piuttosto fedele all’originale curata da Ivano Fossati. Il brano è contenuto nell’album “Di terra e di vento” ed è cantato da Fiorella Mannoia che, tra le interpreti italiane, è sicuramente la più attratta e influenzata dalla musica e dalla cultura brasiliana.

      Testo di Barbarella Happi, Marcelo Solla e Sabina Samba