BrèSamba - Settembre 2020
Não deixe o samba morrer
(Edson Conceição e Aloísio Silva)
Não deixe o samba morrer
Não deixe o samba acabar
O morro foi feito de samba
De samba para gente sambar
Quando eu não puder pisar mais na avenida
Quando as minhas pernas não puderem aguentar
Levar meu corpo, junto com meu samba
O meu anel de bamba, entrego a quem mereça usar
Eu vou ficar no meio do povo espiando
Minha escola perdendo ou ganhando
Mais um carnaval
Antes de me despedir, deixo ao
sambista mais novo,
O meu pedido final
Não deixe o samba morrer
Não deixe o samba acabar
O morro foi feito de samba
De samba para gente sambar
Não deixe o samba morrer
Non lasciare il samba morire
Non lasciare il samba finire
Il “Morro” è fatto di samba
Di samba per noi sambare
Quando io non potessi più calpestare il viale (del sambódromo)
Quando le mie gambe non riuscissero più
A portare il mio corpo insieme al mio samba
Il mio anello di “Bamba” consegnerò a chi merita di usarlo
Io resterò in mezzo alla platea spiando
La mia scuola vincendo o perdendo
Un carnevale in più
Prima di congedarmi, lascio al sambista più giovane
La mia ultima preghiera
Non lasciare il samba morrire
Non lasciare il samba finire
Il “Morro” è fatto di samba
Di samba per noi sambare
BrèSamba - Locanda Torricella - Dicembre 2018
Sara Trementini e Wellington Wella
La geografia di Rio de Janeiro è allo stesso tempo fisica e sociale. C’è
una pianura lungo le sponde del mare, a sud, dove sorgono i palazzi delle
popolazioni ricche, solitamente uomini bianchi e più istruiti. Alle spalle di questa pianura
si trova “O Morro” (la collina), dove la popolazione, di solito nera, esclusa dalla società
civile, ha costruito i suoi “barracos” (case semplici in legno
e zinco).
Di fronte al mare, dove la musica era più colta e con influenze statunitensi,
è nata la Bossa Nova, la musica dei bianchi, di chi vive una vita agiata. Una
musica armonicamente ricca, complessa e leggera. Nel “Morro” è cresciuto il
Samba dei neri e dei poveri, pieno di malinconia, di dolore, estremamente creativo e dalla melodia più intensa.
Tre cose legano queste due realtà: la spiaggia, il calcio e il carnevale.
Il Carnevale, atteso ogni anno con ansia dal popolo del “Morro”, è il giorno del riscatto
per i più poveri: ogni “Morro” ha la sua scuola di samba e durante la sfilata
ogni scuola mostra tutto ciò che ha preparato durante l’anno...è l’apoteosi, il loro momento di gloria. Questa tradizione è trasmessa di padre in figlio e fa sì che il samba tradizionale continui ad
esistere.
La canzone, composta da Edson Conceição e Aloísio Silva, venne incisa dalla cantante Alcione nell’album “A Voz do Samba” nel 1975 e riscosse un grande successo in Brasile: è la voce dell'anziano sambista che lascia la sua eredità ai più giovani, chiedendo loro di mantenere viva la tradizione e non lasciar morire il samba.
La parola “Morro” potrebbe essere tradotta in italiano come “collina”. Tuttavia
“Morro” ha una forte connotazione sociale che non troviamo nella parola “collina”.
Anche la parola “Bamba” rimane senza traduzione. Rappresenta il “tizio in
gamba", sveglio, in grado di fare samba di qualità e con ginga (altra parola intraducibile in italiano, che esprime un modo e una flessibilità tutta brasiliana di essere, di muoversi, di ballare...), rispettato dalla sua Escola de Samba per ciò che ha
fatto per lei e per i suoi membri.
Testo di Marcelo Solla e Sabina Samba
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