In un mercoledì sera della primavera del 2017, la batteria della scuola di samba bresciana Legau da Metro era pronta per cominciare la sua prova. Il pezzo che stavano per suonare era “Liberdade, liberdade, abre as asas sobre nos” della Escola de Samba Imperatriz Leopoldinense. Il mestre Efo, Stefano Capuzzi, direttore della batteria, mi chiese di raccontare ai ritmisti della batteria di cosa parlasse il testo della canzone. Con l’italiano di un immigrato arrivato in Italia da solo un anno, raccontai un po’ della storia della proclamazione della Repubblica Brasiliana e cosa fosse un samba-enredo. Francesco Scuderi, che suonava la caixa nei Legau, mi suggerì di mettere questa storia per iscritto. Risposi che lo avrei fatto con piacere, ma il mio italiano era pessimo ed era necessario che qualcuno lo controllasse. Barbarella Happi, che suonava il surdo nei Legau, si offrì per la revisione. Così nacque il primo testo.
Nella stessa sera Sara Trementini, che suonava l’agogô nei Legau, mi raccontò una sua storia. Mi disse che si stava laureando in canto jazz al conservatorio di Milano e la sua tesi di Laurea era su Joao Bosco. Mi chiese se avessi potuto aiutarla a comprendere i testi. Ora la sfida si faceva ancora più grande. I testi delle canzoni di Joao Bosco, scritti da Aldir Blanc, sono estremamente complessi, perché mescolano una fine poetica con sfumature dei fatti politici del paese, quindi legati all’epoca in cui furono scritti. O Bêbado e a equilibrista era una delle canzoni. Così è nato il secondo testo.
Ma una curiosità mi sorse: come mai questa ragazza bagnolese conosceva Joao Bosco? Sara Trementini mi rispose che le avevano regalato un CD di Elis Regina registrato dal vivo in Montreux ed era diventata loro fan. Adesso erano due le cose insieme: una ragazza che conosce ed è fan del meglio della musica brasiliana, e che inoltre si stava laureando in canto. Subito chiesi se potessimo provare a suonare queste canzoni. Violão e voz. Per mia fortuna lei rispose di sì. Così nacque la nostra amicizia e la nostra collaborazione, dalla quale sono nati i video per il blog e il gruppo musicale chiamato BrèSamba.
Nel corso di questi quattro anni, sono aumentati i testi e i musicisti di BrèSamba. La scelta dei brani arriva un po’ a caso, senza molta logica. A volte è il testo di una musica che ispira la registrazione di un video, altre volte ancora è la registrazione di un video a ispirare il testo. E ogni volta sempre più amici hanno preso parte al progetto. Tra questi c’era Sabina Samba, arrivata a Brescia per... amore. Fortunato Giacomo, che suonava la caixa nei Legau, ma fortunati anche noi del BrèSamba e del blog Storie e Leggende dei Samba, perché Sabina ha deciso di suonare nel gruppo e collaborare con noi per i testi e le traduzioni.
Con la lentezza che richiede la lettura di uno scritto e la velocità di internet, i testi del blog sono giunti in Brasile. Così è nata un’altra peculiarità di questo libro: alcuni contributi, i cui originali in portoghese si trovano in appendice, sono stati composti da scrittori brasiliani e da noi tradotti. Otto autori in tutto: Wellington Wella, Sérgio Degrande, Cristhiano Lelé, Pedro Mariano, Anderson Borges Costa, Fernando B. Delmonte, Luciana Worms e Joao Alexandre, tutti di grande capacità letteraria e grandi esperti della musica brasiliana, che hanno arricchito questo progetto, aggiungendo eterogeneità e spessore.
Alla fine, un semplice gioco tra amici è cresciuto ed è diventato questo progetto senza sapere che sarebbe diventato un libro. Adesso, finito e pubblicato, quest’opera mostra come è forte il lavoro di gruppo. Oppure, come ricorda l’amico Camillo Scaglia parafrasando Vinicius de Moraes: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”.
Marcelo Sola
Avevo più o meno
dieci anni quando ho incontrato il Brasile. Era l’Arca di Vinícius de Moraes, la voce
quella di Sergio Endrigo. E subito dopo, più o meno la stessa età, ho scoperto
Mina e Ornella Vanoni cantare il Brasile. Per dirla con Fabio Concato, “non
capivo che lingua parlasse, ma mi era simpatica”. In realtà era qualcosa di
più, era pura magia.
Avrei scoperto presto
che si trattava di amore come di politica, di identità e cultura, di protesta e
poesia, che nella più sfrenata allegria si nascondeva una profonda tristezza
(per favore vai via).
Avrei scoperto
che quella musica, quella cultura è il frutto di mille culture, incontro di
genti, incrocio di pensiero e fusione di voci, tutte diverse e pronte ad
ascoltarsi. Che la parola più cantata non è amor, carnaval o saudade ma
“janela”, una finestra sempre aperta sul mondo e sugli altri, perché “la vita,
amico, è l’arte dell’incontro” (grazie Vinícius).
In questo lavoro
troverete due lingue che si cercano e si abbracciano, e la voglia e la pazzia di raccontarle
quelle lingue, attraversarle, esplorarle e metterle a confronto, una di fronte
all’altra, per capire cos’hanno da dirsi. Due lingue che non hanno misura né
mai l’avranno, né vergogna, né giudizio (grazie Chico). Voi ascoltatele, per
favore.
Camillo Scaglia