sabato 23 aprile 2022

LIBRO: STORIE E LEGGENDE DEI SAMBA

isbn: 979-12-80148-05-6
         

            In un mercoledì sera della primavera del 2017, la batteria della scuola di samba bresciana Legau da Metro era pronta per cominciare la sua prova. Il pezzo che stavano per suonare era “Liberdade, liberdade, abre as asas sobre nos” della Escola de Samba Imperatriz Leopoldinense. Il mestre Efo, Stefano Capuzzi, direttore della batteria, mi chiese di raccontare ai ritmisti della batteria di cosa parlasse il testo della canzone. Con l’italiano di un immigrato arrivato in Italia da solo un anno, raccontai un po’ della storia della proclamazione della Repubblica Brasiliana e cosa fosse un samba-enredo. Francesco Scuderi, che suonava la caixa nei Legau, mi suggerì di mettere questa storia per iscritto. Risposi che lo avrei fatto con piacere, ma il mio italiano era pessimo ed era necessario che qualcuno lo controllasse. Barbarella Happi, che suonava il surdo nei Legau, si offrì  per la revisione. Così nacque il primo testo.

Nella stessa sera Sara Trementini, che suonava l’agogô nei Legau, mi raccontò una sua storia. Mi disse che si stava laureando in canto jazz al conservatorio di Milano e la sua tesi di Laurea era su Joao Bosco. Mi chiese se avessi potuto aiutarla a comprendere i testi. Ora la sfida si faceva ancora più grande. I testi delle canzoni di Joao Bosco, scritti da Aldir Blanc, sono estremamente complessi, perché mescolano una fine poetica con sfumature dei fatti politici del paese, quindi legati all’epoca in cui furono scritti. O Bêbado e a equilibrista era una delle canzoni. Così è nato il secondo testo.

Ma una curiosità mi sorse: come mai questa ragazza bagnolese conosceva Joao Bosco? Sara Trementini mi rispose che le avevano regalato un CD di Elis Regina registrato dal vivo in Montreux ed era diventata loro fan. Adesso erano due le cose insieme: una ragazza che conosce ed è fan del meglio della musica brasiliana, e che inoltre si stava laureando in canto. Subito chiesi se potessimo provare a suonare queste canzoni. Violão e voz. Per mia fortuna lei rispose di sì. Così nacque la nostra amicizia e la nostra collaborazione, dalla quale sono nati i video per il blog e il gruppo musicale chiamato BrèSamba.

Nel corso di questi quattro anni, sono aumentati i testi e i musicisti di BrèSamba. La scelta dei brani arriva un po’ a caso, senza molta logica. A volte è il testo di una musica che ispira la registrazione di un video, altre volte ancora è la registrazione di un video a ispirare il testo. E ogni volta sempre più amici hanno preso parte al progetto. Tra questi c’era Sabina Samba, arrivata a Brescia per... amore. Fortunato Giacomo, che suonava la caixa nei Legau, ma fortunati anche noi del BrèSamba e del blog Storie e Leggende dei Samba, perché Sabina ha deciso di suonare nel gruppo e collaborare con noi per i testi e le traduzioni.

Con la lentezza che richiede la lettura di uno scritto e la velocità di internet, i testi del blog sono giunti in Brasile. Così è nata un’altra peculiarità di questo libro: alcuni contributi, i cui originali in portoghese si trovano in appendice, sono stati composti da scrittori brasiliani e da noi tradotti. Otto autori in tutto: Wellington Wella, Sérgio Degrande, Cristhiano Lelé, Pedro Mariano, Anderson Borges Costa, Fernando B. Delmonte, Luciana Worms e Joao Alexandre, tutti di grande capacità letteraria e grandi esperti della musica brasiliana, che hanno arricchito questo progetto, aggiungendo eterogeneità e spessore.

Alla fine, un semplice gioco tra amici è cresciuto ed è diventato questo progetto senza sapere che sarebbe diventato un libro. Adesso, finito e pubblicato, quest’opera mostra come è forte il lavoro di gruppo. Oppure, come ricorda l’amico Camillo Scaglia parafrasando Vinicius de Moraes: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”.


Marcelo Sola



Avevo più o meno dieci anni quando ho incontrato il Brasile. Era l’Arca di Vinícius de Moraes, la voce quella di Sergio Endrigo. E subito dopo, più o meno la stessa età, ho scoperto Mina e Ornella Vanoni cantare il Brasile. Per dirla con Fabio Concato, “non capivo che lingua parlasse, ma mi era simpatica”. In realtà era qualcosa di più, era pura magia.

Avrei scoperto presto che si trattava di amore come di politica, di identità e cultura, di protesta e poesia, che nella più sfrenata allegria si nascondeva una profonda tristezza (per favore vai via).

Avrei scoperto che quella musica, quella cultura è il frutto di mille culture, incontro di genti, incrocio di pensiero e fusione di voci, tutte diverse e pronte ad ascoltarsi. Che la parola più cantata non è amor, carnaval o saudade ma “janela”, una finestra sempre aperta sul mondo e sugli altri, perché “la vita, amico, è l’arte dell’incontro” (grazie Vinícius).

In questo lavoro troverete due lingue che si cercano e si abbracciano, e la voglia e la pazzia di raccontarle quelle lingue, attraversarle, esplorarle e metterle a confronto, una di fronte all’altra, per capire cos’hanno da dirsi. Due lingue che non hanno misura né mai l’avranno, né vergogna, né giudizio (grazie Chico). Voi ascoltatele, per favore.


Camillo Scaglia


sabato 5 marzo 2022

Flor de Lis

 


Cesar Moreno - Flor de Lis


Flor di Lis

(Djavan)

 

Valei-me, Deus

É o fim do nosso amor

Perdoa, por favor

Eu sei que o erro aconteceu

Mas não sei o que fez

Tudo mudar de vez

Onde foi que eu errei?

Eu só sei que amei

Que amei, que amei, que amei

 

Será, talvez

Que minha ilusão

Foi dar meu coração

Com toda força

Pra essa moça me fazer feliz

E o destino não quis

Me ver como raiz

De uma flor de lis

E foi assim que eu vi

Nosso amor na poeira, poeira

Morto na beleza fria de Maria

 

E o meu jardim da vida

Ressecou, morreu

Do pé que brotou Maria

Nem margarida nasceu

 

 

Giglio

 

Vale, Dio

È la fine del nostro amore

perdona, per favore

Lo so che è accaduto un errore

Ma non so cosa sia successo

tutto cambia irrimediabilmente

Dove ho sbagliato?

So solo che ho amato

Che ho amato, che ho amato, che ho amato

 

Sarà, forse

Che la mia illusione

È stato dare il mio cuore

con tutte le mie forze

a questa ragazza che mi rende felice

Ma il destino non ha voluto

vedermi come una radice

di un giglio

Ed è così che ho visto

Il nostro amore nella polvere, polvere

Morto nella fredda bellezza di Maria

 

E il mio giardino della vita

è appassito, è morto

Dalla pianta da cui germogliò Maria

non è nata nemmeno margherita

 

Una delle leggende più grande nella storia di Djavan è il brano “Flor de Lis”. Si dice che Djavan compose questa musica per sua figlia Margarida e per sua moglie Maria che sono decedute insieme durante il parto. Il medico chiese a Djavan di scegliere quale delle due volesse salvare. Lui disse che voleva salvare entrambe, ma morirono sia la madre, sia la bambina.

Ma questo è una grande leggenda ed è stata negata diverse volte dallo stesso autore in numerose interviste. È vero che Djavan è stato sposato con Maria Aparecida dos Santos Viana dal 1972 al 1998, ma lei è ancora viva e non hanno perso nessuna figlia. È stata una grande fake news che è girata nel web.

Secondo Djavan, le sue musiche non sono autobiografiche. La musica parla semplicemente di un amore che è finito per un grande errore commesso da una delle parti. Ma è finito e concluso senza molto rancore. Secondo le parole dell’autore:

“Non ho mai avuto un'impressione di tristezza per questa canzone, anche se parla di un grande amore che si è concluso male. È una canzone che racconta una storia, in modo spensierato, e questo è un malinteso [con il ritornello], ma non si compiange. Si sta concludendo la storia d’amore che ha appena raccontato.”

La musica Flor di Lis è stata registrata nel primo album di Djavan, nel 1976. Djavan aveva partecipato al “Festival Abertura”, a Sao Paulo con la musica “Fato consumado” con cui ha vinto il secondo posto. Grazie a questa esibizione, ha ricevuto l’invito a registrare un album con le sue canzoni e “Flor di Lis” è la prima musica del lato A del disco. Fu il primo successo di Djavan.

Djavan Caetano Viana è nato nella regione dell’Alagoas, nella città di Maceio, il 27 gennaio 1949 in una famiglia povera, da padre olandese e madre afrobrasiliana nera. Era una mescolanza tipica del Brasile, dove l’idea di razza si fonde nel popolo mulatto, cafuso e mameluco. (In portoghese il mulato è l’incrocio tra un bianco e un nero; cafuso è l’incrocio tra un bianco e un indigeno; mameluco è l’incrocio tra un nero e un indigeno).

Dopo avere imparato a suonare la chitarra da autodidatta, formò a 18 anni il gruppo musicale LSD (Luce, Suono e Dimensione) ancora nell’Alagoas. A 24 anni decise di trasferirsi a Rio de Janeiro per seguire la carriera musicale. A Rio de Janeiro le sue composizioni cominciarono a essere conosciute. Nana Caymmi registra “Dupla traição”, Maria Bethânia registra “Álibi”, Roberto Carlos registra “A ilha”, Gal Costa registra “Açaí” e “Faltando um pedaço” e Caetano Veloso registra la musica Sina cambiando il verbo “caetaneare” per il verbo “djavaneare”. Negli anni ‘80 Djavan inizia la sua carriera internazionale e viaggia a Los Angeles per registrare il suo album “Luz” (1982). Il brano “Samurai” vanta la partecipazione di Steve Wonder che suona l’armonica a bocca. Nel 2015 ha ricevuto un Latin Grammy Award onorario per tutta la sua opera.

In Italia, Loredana Bertè e Fiorella Mannoia hanno registrato brani di Djavan. Loredana Bertè registrò i brani “Jazz”, dall'album del 1983 (titolo originale Sina) e “Petala”, dall’album “Savoir faire” del 1984. Nel 1985, Loredana registrò l’album “Carioca” solo con canzoni di Djavan. I testi in italiano sono di Enrico Ruggeri e Bruno Lauzi. “Banda Clandestina”, “Topazio”, “Seduzir”, “Samurai” e “Acqua” sono alcuni brani di questo bellissimo album che ha però un nome sbagliato: si sarebbe dovuto chiamare “Alagoano” al posto di “Carioca”: Carioca è chi è nato a Rio de Janeiro e Alagoano è chi è nato nell’Alagoas, regione dove è nato Djavan.

 Testo scritto da Marcelo Sola e Barbarella Happi